Questo pezzo è uscito su Robinson, l’inserto culturale di Repubblica, che ringraziamo.
ATENE. Narcisisti di tutto il mondo unitevi. Crapumenta 14. La scritta in vernice nera corre lungo il muro di uno dei più belli fra gli edifici neoclassici che affacciano su Dionysiou Aeropagitou, la pedonale ai piedi del lato sud dell’Acropoli. Qui è stata inaugurata, il 9 aprile scorso, dOCUMENTA 14, uscita per la prima volta dal 1955 dai confini di Kassel per “imparare da Atene” come sostiene il suo slogan. La celebrazione è stata idealmente sfarzosa e i critici non l’hanno perdonato.
Evocando la processione delle Panatenaiche che ogni quattro anni portavano i cittadini ateniesi a sfilare a cavallo verso il Partenone, Ross Birrell ha immaginato una lunghissima processione di 1850 miglia in sella a due cavalli verso Kassel dove l’esposizione aprirà il 10 giugno. Narcisisti che concepiscono l’arte come un tavolo a cui siedono gli artisti stessi, i curatori e pochi altri “esperti”: ecco la crapula dell’arte contemporanea secondo i critici. I critici meno estremisti. Perché in città girano voci assai peggiori, ormai.
L’estrema sinistra ha invitato ufficialmente a disertare i luoghi disseminati in città dal curatore Adam Szymczyk, polacco innamoratissimo di Atene. Circola sempre più insistente addirittura la voce che dietro dOCUMENTA si nasconda un progetto di colonialismo postnazista. Le polemiche sugli infimi compensi riservati ai ragazzi che lavorano nei luoghi della mostra ha coronato la più perfetta, per quanto spontanea e casuale, delle performance greche in fatto di critica. Se la ridono in molti. Perché se durante la prima settimana, Atene parlava ogni lingua del mondo e sembrava tornata ai mesi della famosa Primavera Greca, oggi quell’esplosione di festa è finita e i critici sostengono che era inevitabile. Perché si poteva imparare da Atene fino a tre anni fa, quando la Grecia fece sognare una nuova Europa e Szymczyk cominciò a elaborare la sua idea. Ma oggi? Oggi, durante l’autunno d’Europa e l’inverno senza fine di Grecia, l’arte contemporanea in città assomiglia a un orpello decrepito e opulento poggiato sulle rovine di una civiltà.
Eppure, a girare qua e là fra musei, gallerie, appartamenti, edicole, cinema, stradine, parchi, colline, dal centro di Atene alle sue principali periferie, l’idea che ci si fa di questa edizione di dOCUMENTA è molto diversa. Ovunque domina la storia. Ogni performance, ogni mostra fotografica, ogni installazione sonora e ogni tipo di lavoro scelto dai curatori ha trovato posto in un luogo ateniese che ribolle di passato spesso ignoto ai più e quasi perduto. Sembra di addentrarsi in un viaggio che guarda molto più indietro che avanti, mentre si fa visita all’arte di Georgia Sagri a Exharhia nei locali di Tositsa 5, per esempio, dove un gruppo di artisti indipendenti si formò a metà anni Settanta prima che lo spazio diventasse un centro commerciale adesso chiuso; oppure nell’appartamento di Polytechneiou 8 dove nei primi anni 50 un gruppo di neolaureati del Politecnico si riunì per reimmaginare urbanisticamente la capitale greca e che in questi giorni ospita la ricerca di Andreas Angelidakis sui parametri psicotecnici della costruzione di Atene.
Ogni opera è in relazione al suo passato anche quando si entra in luoghi già canonicamente dedicati all’esposizione, come il museo epigrafico generalmente snobbato dove accanto alle iscrizioni antiche le fotografie di Gauri Gill raccontano invece le tracce di scrittura e simboli dell’India arcaica dei nostri giorni. Si finisce così per scoprire spazi generalmente negletti, come i luoghi di un’efferata mattanza nazista del 1944 nel quartiere rosso di Nikea dove Mary Zygouri ha lavorato con performance e video; o per riscoprire l’arte sublime di Dimitris Pikionis che fra il 1954 e il 1957 ridisegnò l’area attorno all’Acropoli e alla collina di Filopappo, un’opera geniale e costantemente dimenticata. Fra le idee sparse lungo i sentieri di Pikionis, la più significativa è certo la tenda dei profughi in marmo aperta con vista sull’Acropoli da Rebecca Belmore.
Forse è vero che mentre si gira Atene con la mappa di dOCUMENTA 14 in mano non si sta imparando da Atene ma la si sta semplicemente scoprendo. I quarantasette principali luoghi di passato e presente non insegnano un futuro – così dicono i detrattori. Ma dimenticano che proprio gli indovini antichi che i greci raccontarono nei loro miti non prevedevano il futuro guardando lontano ma solo conoscendo il passato. E infatti erano tutti ciechi. Non avevano bisogno di occhi per guardare indietro.
Solo il passato infatti avrebbe offerto le chiavi per capire il presente e immaginare il futuro. Forse è questa la chiave che ha mosso la mano di Adam Szymczyk? Quanto al presente, un vero sistema di arte contemporanea a Atene esiste e questo dOCUMENTA lo ha mostrato con decisione. Ha finalmente aperto dopo anni di polemiche il museo di arte contemporanea a Fyx (EMST) che insieme al Museo Benaki di Pireos, alla Scuola di Belle Arti (ASFA) e al magnifico edificio del Conservatorio (l’Odeion), rappresenta il principale centro espositivo. Ma soprattutto è uscita dall’oblio una città esplosiva, fatta di edicole, cinema all’aperto, cortili nascosti in cui nascono bar clandestini.
Luoghi disseminati in ogni quartiere, ignoti al turista ma anche spesso al cittadino, uniti in questi mesi dal reduplicarsi di frasi bisbigliate che l’americano Pope.L ha registrato e nascosto ovunque. Mentre ci si aggira per questa città fenomenale, anche senza mappe e senza arte, a un certo punto è impossibile sfuggire al richiamo. È il suono di un sospiro, parole scandite da voci profonde, numeri di guerre, morti, rinascite. Whispering Campaign s’intitola. E forse è questo bisbiglio perenne e inatteso il vero filo rosso della prima dOCUMENTA fuori dai confini di Kassel aspettando che anche Kassel apra, chissà in che modo trasformata dalla lunga processione panatenaica.
Matteo Nucci è nato a Roma nel 1970. Ha pubblicato con Ponte alle Grazie i romanzi Sono comuni le cose degli amici (2009, finalista al Premio Strega), Il toro non sbaglia mai (2011), È giusto obbedire alla notte (2017, finalista al Premio Strega), e il saggio narrativo L’abisso di Eros (2018). Con Einaudi ha pubblicato traduzione e commento del Simposio di Platone (2009) e i saggi narrativi Le lacrime degli eroi (2013), Achille e Odisseo (2020), Il grido di Pan (2023). Per HarperCollins sono usciti il romanzo Sono difficili le cose belle (2022) e il saggio narrativo Sognava i leoni. L’eroismo fragile di Ernest Hemingway (2024). I suoi racconti sono apparsi in riviste, antologie e ebook (come Mai, Ponte alle Grazie 2014), mentre i reportage di viaggio e le cronache letterarie escono su La Stampa e L’Espresso. Cura un sito di cultura taurina: www.uominietori.it




ottimo articolo complimenti all’autore