di Sara Gamberini
Inizia con la Luna del lupo il meraviglioso Lunario di Braccia Rubate, a cura di Barbara Bernardini e Maria Claudia Ferrari Bellisario, edito da Nottetempo (settembre 2025) e in tutte le librerie dal 26 settembre con un formato poetico, tipico dei lunari e degli almanacchi di un tempo, un formato antico, popolare, un libro ricco di segreti preziosi.
L’intento è di accompagnare i lettori a scandire il tempo, l’anno 2026 dunque, prendendo come riferimento e ispirazione le fasi lunari e, a partire dalle Lune, immaginare dei percorsi, degli esercizi di immaginazione, delle letture, delle meditazioni, dei consigli per la dispensa, per l’orto e per le piante di appartamento o del balconcino, suggerimenti per osservare e provare a comprendere il mondo, il mondo reale, dalla Luna.
La Luna del lupo di dicembre con cui il Lunario ha inizio e che richiama la selvatichezza e la paura, arriva in cielo quando la terra è gelata e nell’orto non c’è da fare un granché, siamo vicini al solstizio d’inverno. Pieni di promesse e di speranze. Protetti dalle luci che illuminano il buio e carichi di aspettative e desideri da esprimere. Chissà come andrà il 2026, Gigi ci amerà per sempre? E noi, noi lo ameremo? Finiremo di scrivere il romanzo? Saremo meno impauriti? Più amati? Con i buoni propositi proviamo ad addomesticare ciò che verrà, a benedirlo, a imbonirlo, perché il futuro rappresenta un tempo ancora selvatico. Ed ecco che la proposta che viene fatta al lettore nelle prime pagine di questo libro, quando si troverà in prossimità del solstizio d’inverno, di Natale, della fine dell’anno, è di prendere forza dalla Luna nuova e osare il salto nel vuoto: niente progetti, piuttosto l’audacia di fare spazio a ciò che verrà, di qualunque cosa si tratti. Un invito a concedersi all’imprevisto, a lasciarlo accadere, a lasciarci condurre. E chissà, chi lo sa, cosa accadrà. Si vedrà. Questo è lo spirito che guida il libro, un progetto selvatico, naturale, reale, in armonia con le cose del mondo che semplicemente succedono e ci trovano, alla fine, sempre pronti, sicuramente più di quanto tutto questo prevenire e controllare, tanto caro alla nostra modernità, ci fa credere. Se controlliamo ogni inciampo, così da essere sempre efficienti alla solita ora, per infiniti giorni, sempre gli stessi, come lasciare spazio al destino?
Il lavoro del destino è piuttosto arduo negli ultimi tempi, sono certa che questo libro glielo faciliterà un bel po’.
Apriamo la porta al lupo allora, apriamoci alla paura che ne sa più di tutti.
Ma cosa temiamo di più nel buio?
Ecco che le autrici invitano a stilare un personalissimo atlante delle paure.
Ho pensato di raccontare Il lunario di Braccia Rubate partendo dalle prime pagine, dal mio mese preferito, dalla mia luna preferita e dalla mia emozione forse più cara e più visitata. L’ho fatto ancor prima di dire, ad esempio, che questo libro prende ispirazione da una Newsletter a fasi lunari, Braccia Rubate, inviata sempre da Barbara Bernardini e Maria Claudia Ferrari Bellisario al novilunio con un diario dell’orto e un esercizio di fantastica e al plenilunio con i sentieri di lettura e di scoperta. Nessun obbligo, nessun interesse per i risultati – che proposito poetico perfetto – né per la produttività. C’importa solo delle chimere, aggiungono Bernardini e Bellisario.
Il formato del Lunario, dicevamo, somiglia ai vecchi almanacchi, popolare, semplice, saggio, proprio per mantenere un forte legame con la Terra e anche con la terra, con il tempo giusto della semina e del raccolto, e quindi con il tempo giusto anche per noi, un tempo che include fermento e riposo, silenzio o esplosione di frutti e di forza, un legame con il cibo che viene consigliato per ogni stagione, e soprattutto con la Luna e con le sue fasi, con l’influsso che da sempre ha su di noi, onorando i suoi tempi ciclici, femminili, con un invito, del tutto pratico, a farli nostri.
E dunque il novilunio rappresenterà la fase del fare e dell’immaginazione, e ci sarà una traccia per costruire un atlante utile a osservare, indagare, disegnare, prendere nota, inventare, misurarsi nel capovolgimento di alcuni luoghi comuni.
Alla fine del periodo della Luna crescente è tempo di dedicarsi alla dispensa – questa parola precisa e favolosa racchiude molto bene lo spirito del Lunario – e quindi troveremo ricette con verdure e frutta di stagione, consigli per conservarli che è poi un invito a riappropriarsi del giusto tempo, in ogni ambito della vita, accompagnando almeno un po’ il ritmo della Terra che non ci ospita come se fossimo sbarcati all’improvviso su uno strano pianeta molto ricco e generoso, ma è parte di un sistema in cui noi siamo inclusi e determinanti, al pari delle maree, della neve, del letargo, della zucca, delle querce. Il nostro equilibrio di anima, mente e corpo lo sa bene, ma meglio di noi in questo momento forse lo sanno gli orsi, il sorbo, i rapanelli. Lasciamoci condurre per un po’ allora, è solo una dolcissima camminata sulla strada di casa.
Al plenilunio, potente e misterioso, da sempre in dialogo con noi in un’armonia anche scientificamente assicurata dal moto di rivoluzione della Luna intorno alla Terra e dalla rotazione della Terra su sé stessa, sono dedicate le meditazioni. Capire come la Luna agisce su di noi aiuterà a non allarmarsi troppo per una notte insonne di Luna piena, o a intuire che quel giorno quasi certamente si partorirà, a sapere quando lasciare le nostre offerte di ringraziamento e quando propiziarsi i suoi influssi.
Per la Luna calante, in preparazione al nuovo ciclo, ci sono consigli di lettura e playlist adatti alle caratteristiche del periodo dell’anno.
La fatica che un po’ tutti accusiamo ha in gran parte origine dallo scollegamento con il giusto tempo e con la ciclicità della natura profondamente collegata alla nostra ciclicità essendo noi creature terrene, con un nostro ritmo innato, biologico. L’invito a un tempo lento non è un invito a mollare tutto e trasferirsi a vivere in una tenda nel bosco, cibarsi di bacche e fuggire dalla società civile, ma a tenere presente che le richieste incalzanti che riceviamo e la velocità imposta dall’esterno sono altro dalla nostra natura e vengono così naturalmente rifiutate o mal sopportate in modo innato da ognuno di noi. Capire quale sia il nostro ritmo e quale quello che ci imponiamo aiuta a sottrarsi in modo più consapevole semplicemente sulla base della nostra natura, lì dove è possibile, tutte le volte che si può. Un faggio impiega un certo tempo a crescere, e così anche noi ne abbiamo uno, nulla di metafisico. È il continuo venire a patti, che è la nostra vita, che se troppo sbilanciato a lungo viene sopportato, perché corpo e mente sono pazienti, noi siamo pazienti, ma corpo e mente non dimenticano e lasciano tracce di insofferenza.
Questo Lunario allora è un invito ad accogliere anche altre tracce su di noi, quelle che più ci somigliano, quelle lasciate dalla Stregona gialla, erba della paura, o da un’ottima zuppa di lenticchie, preparata nel suo giusto tempo, dal respiro che spazza via strani sillogismi, inutili interpretazioni, dalla Luna del Biancospino, dalle ortiche messe sopra al tetto in protezione, dai messaggi lasciati dai desideri, dalla ricerca dell’inaspettato, del reincanto, dal raccolto delle primizie.
Una cosa che ci ha insegnato la psicologia a basso impegno, quella già masticata e predigerita dei reel, è che l’unico movimento veramente virtuoso è quello che porta in superficie ciò che era nascosto. Che bisogna verbalizzare, condividere, esplicitare, razionalizzare, comprendere. In onore del lombrico, invece, potremmo costruire un atlante sotterraneo dei segreti inconfessabili, facendo il movimento contrario e portando sotto qualcosa che se ne stava in superficie: inizia oggi, scrivendo qui qualcosa che hai fatto, hai pensato, che rimarrà nascosto al mondo.[…]
È l’atlante suggerito per la Luna di febbraio, la Luna del lombrico, ma non so se riuscirò ad attendere tanti mesi per metterlo in pratica perché trovo il proposito di nascondere qualcosa di importantissimo davvero irresistibile. E la portata di questo suggerimento è anche piuttosto commovente.
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