«Quando rinfrescherà. Andrà molto meglio quando rinfrescherà».

Arriva, a un certo punto, inatteso come il temporale che avvia la chiusura dell’estate, il romanzo che ti impedisce di scegliere uno sguardo, un punto di vista, un singolo flusso emozionale, un sentimento costante e, infine, un personaggio per cui parteggiare, da amare. Un romanzo cattivo e pungente, doloroso e inquietante, minaccioso e, a suo modo, romantico. Un romanzo che presenta un nuovo modo di raccontare la storia di qualcuno, e, di conseguenza, una nuova maniera di sfidare il lettore.

La vicenda (la scrittura), il modo in cui si orientano i protagonisti, come e chi scelgono, e quando scelgono, e da dove vengono, dove vanno, e perché si nascondono, ammesso che si nascondano, attirano chi legge verso un punto, un cardine e l’attimo dopo, la frase seguente, lo respingono, gli rimettono il dubbio, lo costringono a prendere fiato, per poi riavvicinarlo cinque, dieci pagine più avanti.

Un romanzo che ha alla base: una fuga, un nascondiglio, una solitudine, due solitudini, tre solitudini, un patto, un desiderio, una rinuncia, una comunicazione, un disagio, un inganno, un vuoto. Un vuoto incolmabile. Il romanzo si intitola Un amore lo ha scritto Sara Mesa ed esce in questi giorni per La nuova frontiera, la traduzione è di Elisa Tramontin, con un bellissimo disegno di Elisa Talentino in copertina. Un amore è fulminante, inquieto e molto bello.

Come il denaro, si dice, anche il capitale erotico scivola via senza che uno se ne accorga, se ne prende coscienza soltanto quando sparisce, e ci si scruta allo specchio con uno sguardo spietato, vagliando le parti del proprio corpo o del proprio viso in cui possa annidarsi l’errore.

Nat è una traduttrice che si trasferisce per un periodo (che dovrebbe essere breve) a La Escapa un piccolo centro della Spagna rurale, dove il tempo e la vita paiono scorrere con ritmi sconosciuti, a volte bruschi, a volte lenti, di certo singolari. Le giornate di Nat, passano attraverso vari stati emotivi, alternando slanci di solitudine a voglia di integrarsi, di comunicare. Il tempo scorre tra gli incontri pieni di diffidenza, cattiveria e violenza con un particolare quanto orribile padrone di casa, una persona che ama il conflitto e detesta le donne. I loro scontri sono frequenti, anche perché l’alloggio di Nat è fatiscente, pieno di crepe, una casa che quando piove s’allaga.

Ti sistemo il tetto e in cambio mi lasci entrare un poco dentro di te.

Le infiltrazioni diventano per lei un’ossessione, ma il lettore scoprirà presto che la protagonista è una sorta di catalizzatore d’ossessioni e stranezze. Nat incrocia gli altri abitanti del luogo: una commessa prima cordiale poi distante, Píter che sembra amico ma in fondo amico non è. Píter affettuoso ma saccente, che dà consigli come se sapesse tutto, e che forse tutto sa. Il tedesco, il misterioso, chi è, da dove arriva, cosa fa. Il tedesco che genera un baratto, uno scambio, che fa nascere uno scuotimento, in Nat, una nuova ossessione. Poi una coppia di anziani, e una famiglia di città che viene a La Escapa nei fine settimana e per le vacanze. Tutti vicini ma distanti da Nat, tutti estranei.

La ragazza non comprende a fondo tutti loro, che rimangono estranei, come se sempre la studiassero e non la capissero. Lei, del resto, non può capire loro perché non comprende bene sé stessa. Il paese domina e scruta tutti, li condiziona. Nat vaga e ondeggia tra nuove scoperte, pregiudizi incombenti, silenzi, punti di vista (anche su di sé) che mutano, tabù che crollano (o che si rinominano), trasgressioni, scoperte e senso di perdita. Nat a un certo punto si osserva, non si capisce, non si domina, non trova conforto, si interroga ma non sa cosa rispondersi. Nat che comunque cresce, che lotta.

È un’ossessione? Sì, chiaramente è un’ossessione. Ma non soltanto, si dice. È un impeto, una metamorfosi, una trasformazione radicale delle aspettative. Ciò che era fuori, nella lontananza del paesaggio, ciò che era invisibile e privo di interesse, è ora dentro di lei, la abita e la scuote.

Sara Mesa ha scritto un romanzo particolare e raffinato che viene a scuoterci. Come scritto all’inizio, modifica il gradimento del lettore verso i personaggi, tutti psicologicamente riusciti e particolari. Osserviamo le azioni di Nat, ci fidiamo di lei ma qualche volta tendiamo a spostarci verso il tedesco, verso i vicini, verso Píter. Nat è inquieta e lo diventiamo anche noi, è preda del luogo, dei tormenti, degli eventi, è come se il monte che domina La Escapa condizionasse i pensieri e le azioni dei suoi abitanti.

Mesa mette in piedi una storia che non rassicura né conforta, una narrazione che ha molto a che fare con in linguaggio – delle parole e dei corpi – di come questo possa escludere, allontanare, condizionare. Un amore è mosso da una tensione sottile, quasi invisibile, che agguanta chi legge e non lo abbandona nemmeno a libro riposto, di certo è uno dei romanzi più insoliti e interessanti dell’anno.

 

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giannimontieri@minimaetmoralia.it

Gianni Montieri, è nato a Giugliano in provincia di Napoli. Scrive per Doppiozero, minima&moralia, Esquire Italia, Huffpost e il manifesto, tra le altre. Prova a incrociare la letteratura con lo sport per L’ultimo uomo, Rivista Undici. I suoi libri di poesia più recenti sono Ampi margini (2022) e Le cose imperfette, editi da Liberaria. Ha pubblicato per 66thand2nd due titoli Il Napoli e la terza stagioneAndrés Iniesta, come una danza. Vive a Venezia. Altre info qui: https://giannimontieri.wordpress.com/biografia/

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