Quinta parte di una serie a cura di Maurizio Cotrona: la testimonianza personale di un progetto che intende produrre editoria a fumetti a Taranto. Un viaggio tra ambizioni e difficoltà. Qui le puntate precedenti.

24 agosto 2020

Negli ultimi quattro mesi, ho trascorso i miei ritagli di tempo sul web (soprattutto su instagram, ma anche in posti che non conoscevo tipo “behance”), setacciando profili alla caccia di possibili esordienti per Ottocervo e ne ho “schedati” un centinaio. Ma, finché non veniamo allo scoperto, devo tenere a freno la mia voglia di contattarli. (Prima dell’ 8 ottobre, data fissata per il lancio di Ottocervo, noi non esistiamo.)

Cosa cerco? Schegge di talento. I talenti belli e fatti avranno già attirato l’attenzione degli editori che sono arrivati prima di noi, mi dico, di necessità/virtù dobbiamo muoverci nella angusta riserva dei talenti smarriti, o neonati, invitarli a venire da noi per accompagnarli verso la propria meta.

Guardo il mio schedario riempirsi e sento la mia fame di fumetto crescere, di giorno in giorno, sono un vampiro circondato da colli scoperti di candide prede.

Ci pensa  Gian Marco, a saziare la mia fame.

Lui non sta rimanendo ancorato agli ormeggi. Per nulla. Vi piacerebbe, nel vostro habitat lavorativo, stare accanto a una persona che si dimostra, in ogni circostanza, più matura, concreta, equilibrata e coraggiosa di voi? Vi assicuro che è una Shangri-La. Lui è il primo a farsi avanti quando serve riempire spazi e a triarsi indietro quando gli spazi bisogna crearli, facendosi da parte.

Carica su una cartella OneDrive dodici progetti che vengono fuori da Grafite, la sua scuola. Dentro ci sono mostri post-apocalittici, audaci reinvenzioni di classici, giovani ottuagenarie, divinità da tinello, versioni per adulti dei Pokemon, paperopoli robotiche  e gelatai.

In alcuni di questi fumetti brilla già un talento accecante, in altri c’è da lavorare di mastice e scalpello, ma tutti, quasi tutti, hanno una luce che mi attira. Lo slogan “vogliamo fare fumetti così belli, da accettare il rischio di non farne affatto”, è già superato. Nessun rischio.

La mia ansia di prestazione mi porta a scrivere, nel giro di un pomeriggio, dodici articolatissime schede di valutazione per le dodici proposte, a beneficio dei compari Antonio e Gian Marco, che non le leggeranno mai.

27 agosto 2020

Non mando le pagine di questo diario ai due compari, le mando, non le mando. Le mando.

Antonio mi risponde scrivendomi che le ha apprezzate molto. Ci tiene a precisare che, nella sua libraria, le cose non sono immobili come le ho descritte io. “In libreria abbiamo chi mette in ordine e spolvera ogni tipo di libro e ogni tipo di spazio, e lui sa che deve rimettere al proprio posto i libri che io lascio in giro nel mio disordine. Quel libro faceva parte, o almeno è stato percepito così, del mio disordine” scrive, e chiude aggiungendo: “cadremo, sicuramente tante volte e tante altre andrà liscia, ma io sento che possiamo farcela, come e in quanto tempo meglio non saperlo.”

Gian Marco mi risponde questo: “ho trovato il diario toccante e delicato. Spietatamente sincero con Antonio (con cui hai palesemente più confidenza) e ho l’impressione che tu ti sia limitato con il sottoscritto. Spero possa convincerti a fidarti nel tempo e non temere di essere più descrittivo e pungente (se necessario) anche con me. Non sono cattivo, mi sono solo disegnato così. 😉 Stai riuscendo a coinvolgerci sempre più.”

Ancora non ho capito dove trovare margini per essere “più descrittivo e pungente” con lui. Anzi, mi viene da esserlo sempre meno.

 

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Autore

mcotrona@minima.it

Maurizio Cotrona è nato a Taranto nel 1973. Esordisce nel 2006 con il romanzo "Ho sognato che qualcuno mi amava" (Palomar). Nel 2011 pubblica "Malafede" (Lantana, Premio Puglialibre come miglior romanzo) e nel 2015 "Primo" (Gallucci HD, vincitore del premio del gruppo GEMS “Io Scrittore”). Il suo ultimo romanzo è Il figlio di Persefone (Elliot edizioni, 2019). Co-direttore editoriale di "Ottocervo edizioni", è maestro della scuola di lettura per ragazzi “Piccoli maestri".

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