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di Davide Grasso

Si può permettere che delle persone muoiano, o causare direttamente o indirettamente la loro morte, affinché altri vivano meglio? Potrebbero esserselo chiesto i partigiani nei mesi che condussero al 25 aprile 1945. È anche, in una situazione mutata e incomparabile, un interrogativo che esiste oggi. Per la prima volta nelle ultime settimane giornalisti e politici hanno cominciato a porre apertamente questo interrogativo rispetto alle strategie per la limitazione dei contagi. Appaiono lontani i tempi (sei mesi fa) in cui il presidente della Regione Liguria fu linciato sui media perché sottolineava come i dati sui morti fossero meno preoccupanti di quanto potevano apparire, rappresentando per lo più casi di «anziani non indispensabili allo sforzo produttivo del paese». Sono lontani anche i tempi (quattro mesi fa) in cui il presidente di Confindustria Macerata dovette dimettersi per aver previsto che ci sarebbe stato «qualche morto in più» ma che l’economia doveva ripartire.

È sempre stata questa la ratio, in verità, prima della pandemia e durante, anche se finora inconfessabile in modo così aperto e pubblico. Un anno fa, mentre ci si avviava alla «convivenza col virus» sarebbe apparso inaccettabile parlare di «rischio ragionato», ossia della decisione cosciente di lasciare che il virus si propaghi maggiormente, eventualmente danneggiando e uccidendo, sulla base di un calcolo economico astratto e falsamente complessivo. Questa logica è sempre stata però pienamente all’opera. È quindi comprensibile che alcuni inizino a porre pubblicamente la questione contabile, proponendo di mettere ufficialmente, per così dire, i morti in voce di bilancio: quelli per Covid e quelli per le mancate cure ad altre malattie che l’incremento dei contagi, unito alle condizioni immutate della sanità, del sistema di tracciamento e dei trasporti, potrebbe provocare. Le posizioni di Fratelli d’Italia e della Lega, come quelle di Forza Nuova e Casapound, esprimono oggi una ritrovata continuità e coerenza.

La questione è infatti questa: siamo certi che un «mors tua, vita mea» sia sempre evitabile? Non sarebbe stato giusto porre fin dall’inizio, se solo avessimo avuto il coraggio, la questione in maniera così onesta? Possiamo forse chiamarci fuori da leggi naturali ed evidentemente storiche che suggeriscono come la morte sia necessaria affinché possa continuare la vita? Giacché se di realtà biologica e genericamente sociale si tratta, non dobbiamo addossarci alcuna responsabilità: come nel caso delle armi vendute a criminali di guerra o delle persone lasciate affogare nel Mediterraneo, non si tratterebbe che di arrendersi a spiacevoli ma inevitabili scenari, che in questo caso riguardano soprattutto italiani, ma pur sempre di una certa età. Aspettare la fine della penosa e inefficiente campagna vaccinale sarebbe stato troppo. Qualcuno deve morire perché altri possano vivere meglio – e farlo ora.

Quando Carla Capponi, partigiana romana dei Gap, uccise per la prima volta un ufficiale nazista rimase sconvolta, al punto da scappare per le strade di Roma con la pistola in pugno, dimenticandosi di infilarla nella borsetta. Era fuori di sé, ma sapeva che era necessario interrompere la vita di quell’uomo, che pure era per lei uno sconosciuto. Aveva anzi insistito per compiere l’azione in prima persona. Si trattava in quei mesi, per molte donne della resistenza, di rivendicare una parità militare con gli uomini. La sera però era sotto shock. Disse al compagno Sasà Bentivegna: «Non si possono ammazzare le persone così…». Soltanto una percezione astratta e disincarnata della resistenza potrebbe produrre l’idea che causare con la guerra la morte – la propria, quella degli amici e persino dei nemici – sia stata per quelle persone una cosa semplice. Lucia Ottobrini, compagna di Carla a Roma, avrebbe ricordato a lungo quella che definiva «l’angoscia di uccidere i nemici»: uomini «di carne e d’ossa come noi».

La carne e le ossa ci fanno sentire il morto, contrariamente alle parole o al racconto. Non bastano la televisione o l’immaginazione – siano esse riferite alle trincee o alle corsie d’un ospedale – né le cifre dell’Istat o dei libri di storia. Un morto prossimo e conosciuto, che abbiamo visto o sentito vivere, poi morire a distanza con o senza un saluto, o di cui abbiamo toccato il sangue e sentito il peso, è l’unica chiave esistente per accedere, in parte, a tutti gli altri. A volte neanche questo è sufficiente. Ada Gobetti ebbe a confessare che il giorno in cui si diffuse la notizia dello sbarco in Normandia non riuscì a darle il giusto peso. Erano fatti lontani. Capiva razionalmente il significato enorme di quegli eventi, ma aveva così tante cose da fare quel giorno, come partigiana, per organizzare la resistenza nel luogo in cui viveva, che non riuscì a sentire quella catastrofe come vicina, quel tonfo di migliaia di suoi coetanei nel mare.

Il 22 aprile sono morte nel mare 130 persone. Nelle stesse ore trecentosessanta smettevano di respirare nei reparti Covid. È l’indifferenza odierna di tanti per i malati, imparentata con quella per gli stranieri? La scelta partigiana di uccidere fu giustificata dalla necessità di debellare il razzismo e l’idea che i corpi deboli siano d’intralcio. Oggi si calcola il rischio di decine di migliaia di morti per riattivare il mercato del divertimento e del consumo. Mi si risparmi il predicozzo sulle difficoltà economiche, che non riguardano tutti allo stesso modo e potrebbero essere risolte con iniziative di ben altro e risoluto tenore. Possiamo dirci che un conto è sparare a qualcuno, un altro arrendersi agli effetti di un’epidemia, un altro ancora lasciare annegare un naufrago, ecc. Certo, ogni cosa a questo mondo è diversa e c’è sempre un distinguo per non guardare in faccia ciò che non ci piace. Eppure se chi ha dato la vita contro il fascismo ha potuto sentire dolore uccidendo i nazisti, il 25 aprile possiamo per un momento farci meno sconti.

Non raccontiamoci quindi favole: allo stato attuale del progresso scientifico e tecnologico – lo abbiamo visto quest’anno – lasciare indietro qualcuno è una precisa scelta politica. Carla Capponi disse, dopo la guerra, che il disastro che le era accaduto dentro in quegli anni era forse dovuto al fatto che togliere la vita è «contro natura». La verità dei fascisti era diversa: voleva che nulla fosse più naturale dell’uccidere o del lasciare morire perché a prevalere fossero il giovane e il forte. In quell’epoca lontana io vedo scelte, contrapposizioni e valutazioni che capisco, tanto più nel caso di militanti gappisti che facevano propria un’idea contraria al capitalismo. Vedo anche una coerenza nell’affermazione dei fascisti di ieri e di oggi: chi ha un certo sistema immunitario non deve essere rallentato da chi ne ha uno diverso. Il rischio ragionato è economia della morte in tempo di pace. È una violenza «naturale», circolazione di un virus e stato ipotetico «di natura» dove alcuni (non) guardano altri morire.

Persero la vita in Italia, tra il 1940 e il 1945, una media di 94.000 persone l’anno a causa del conflitto. Oggi le vittime accertate del Covid sono nel nostro paese circa 119.000. La media nella rapidità temporale dei decessi è al momento di 101.143 persone l’anno. Questo significa 8.429 al mese, 280 al giorno, 12 ogni ora, uno ogni cinque minuti. È più del ritmo delle uccisioni di italiani, in Italia o all’estero, civili o militari, durante la Seconda guerra mondiale. Oggi i morti sono quasi tutti anziani, mi dicono, è vero. In guerra morivano soprattutto i giovani (ma non solo). Se i giovani vanno in guerra, del resto, è anche per proteggere gli anziani; e poi diventano anziani e ad alcuni di loro siamo grati per il 25 aprile. Non riesco a immaginare altra considerazione di sinistra su questo argomento.

Qualità essenziale del fascismo, che lo rende disprezzabile e inferiore a qualsiasi altra ideologia, è aver elevato la mentalità pseudo-darwiniana della cultura capitalista a ideologia estrema e apertamente sadica. Nulla più del 25 aprile dovrebbe allora aiutarci a resistere politicamente nella pandemia. A mantenere ferma la contrarietà alle pulsioni che negano l’esistenza del virus non esplicitamente, ma attraverso la sua costante espunzione dal discorso quale fattore originario e oggettivo che non può non motivare le politiche che si volessero contrapporre a quelle in atto in questo periodo, prevedendo in ogni caso inevitabili restrizioni della libertà. Sono le stesse pulsioni da cui poi giungono, puntuali, le “perplessità” pseudo-politico-teoriche non sulla guerra economica e diplomatica che interessa i vaccini, altra vergogna del capitalismo globale, ma sui vaccini stessi; perplessità ovviamente modulate in gradazioni, intensità e colori che possano compiacere ogni forma e declinazione dell’assolutismo individualista cui ci hanno educati. Nulla più del 25 aprile giustifica oggi la fermezza di un’opposizione doppia: al governo, al suo cinismo e alla sua incompetenza, e a quanti lo contestano per un’estremizzazione della sua stessa logica. Governo e opposizione diffusa sono oggi culturalmente due facce della stessa medaglia.

Ricordiamo una data di violenza e di sangue, dove la decisione di provocare dolore e morte era moralmente giustificata da un fine superiore; e la sofferenza e la morte nel nostro paese, grazie al 25 aprile, diminuirono drasticamente. Il fascismo non aveva creato molto: aveva mitizzato ed estremizzato fino alle conseguenze che conosciamo la realtà già esistente del dominio che non si cura del destino dei sostituibili e finisce per massacrarli. Capitalismo e fascismo non sono la stessa la cosa, ma la memoria impone anche di ricordare che il secondo si è sviluppato dentro, a difesa e nell’ambito del primo. Lasciar morire è «inevitabile» e «naturale» secondo la mentalità capitalistica che nulla può sapere dell’animo prostrato di una partigiana di fronte al corpo del suo nemico.

Gli eredi diretti e indiretti del fascismo occupano oggi fette consistenti dell’arco parlamentare. Hanno determinato la svolta di questo «nuovo giorno della liberazione», il 26 aprile 2021. La lezione acquisita in decenni di purgatorio politico permette loro di agire astutamente come difensori delle libertà costituzionali e parlamentari che avevano un tempo combattuto, avendo scoperto (o avendo sempre saputo?) che la differenza tra fascismo e liberalismo è importante ma di grado, di tono e situata nelle circostanze. Non votò e fece votare Giolitti la fiducia al governo Mussolini? Non donò Benedetto Croce l’oro della sua fede per la Guerra d’Etiopia?

La «volontà di potenza» si è mitigata saggiamente in libertà d’impresa. È dura, d’altronde, riprendersi totalmente, sul piano retorico, da una batosta come quella di settantasei anni fa. Quel che conta è la coerenza e l’insistenza, la continuità nel perseguire una visione gerarchica ed escludente. Prevalga allora il più forte, anche quando la sua forza diviene grigia e democratica – prosaica: uscire, comprare e consumare, a differenza di chi è intubato e non lo può fare. Questo libero fluire della vita può significare la mors tua, ma si era sempre saputo. Capitalismo e fascismo non si sono mai aboliti a vicenda. Non mi stupirebbe se la consapevolezza di questo sia stata in qualche modo un tormento per molti anziani, ex internati, ex partigiani, ex soldati. L’Italia del 26 aprile non si farà più frenare da un branco di donnicciuole. Il rischio è calcolato, razionale, nazionale e naturale; e se alla gioventù di sinistra questo gergo non piace, può sempre chiamarlo libertà.

 

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92 commenti

  1. L’anticapitalismo di questo pezzo è un sottile velo che vola via al primo soffio, perché il vero bersaglio non è il capitalismo, e non è nemmeno nessun potere. Il vero bersaglio è la comprensibilissima e giusta aspirazione delle persone (di ogni età) a tornare a vivere, ad avere rapporti amicali e sociali, a ricostruire la rete dei propri affetti, ad amare, a vedere altri posti che non siano la casa e il luogo di lavoro e le stesse due vie del proprio quartiere, a uscire dal ciclo lavora-consuma-crepa che ha dominato l’ultimo anno e la cui implementazione qualcuno ha persino osato spacciare per “responsabilità” e persino “cura”; tagliando corto: il vero bersaglio di Grasso è il VOLER VIVERE, e non più solo avere paura. Il vero bersaglio è il voler vivere in nome del quale il Davide Grasso di qualche anno fa – stando almeno a quanto scrisse lui – andò a combattere contro Daesh in Siria del Nord, tutto questo vivere è diffamato dal Davide Grasso di qualche anno dopo.
    Che nel frattempo si è ridotto a una specie di “Savonarola degli ultimi compagni fobici trincerati sui social”, un anacoreta dell’isolamento e del coprifuoco, un personaggio ossessivamente ripiegato sul virus (ormai visto come una specie di inveramento di un principio messianico, il soggetto vindice di un Avvento e di una resa dei conti con la totalità) e platealmente menefreghista verso il dolore, le sofferenze e la rovina che l’amministrazione della pandemia ha causato nella società.
    In realtà “diffamato” non è il termine giusto, sarebbe tutto sommato poco grave: la giusta aspirazione delle persone a vivere e rifare comunità fuori dagli schermi e dalle piattaforme delle corporation viene descritto, con un’aberrante strumentalizzazione del 25 Aprile della Resistenza, come cinismo capitalistico, come darwinismo sociale, e in ultima come fascismo. Tutti fascisti gli umani che vogliono respirare, mentre partigiano – si capisce! – sarebbe Grasso insieme a chi vuole rimanere chiuso in casa.
    E dato che il fascismo, come andiamo dicendo da anni, non è un’opinione ma un crimine, di fatto Grasso descrive chi vuole vivere come un criminale. Il termine più corretto non è dunque “diffamato” ma “calunniato”. Questo è un articolo che nelle sue implicazioni logiche e inevitabili è calunnioso.
    Soprattutto è un articolo vergognoso. Il peggiore scritto da un intellettuale “di movimento” da quand’è iniziata la pandemia, testimonianza inequivocabile di un aver completamente perso non solo la bussola ma ogni contatto con la realtà e con il corpo sociale. Con Salvini e la Meloni che intanto fanno gol a porta vuota, perché l’altra squadra non si è nemmeno presentata.
    Se una cosa ci ha insegnato la pandemia, cari “compagni”, UNA cosa, è che è meglio perdervi che trovarvi.

  2. @ Andrea

    Sì, è un fatto che adesso la gente se non si muove non vive. E se le tolgono l’apericena. E’ un fatto e non si discute, si prende atto.
    Però, Andrea, in tutta questa lode della vita, lei non dice nulla di quello che costerebbe in termini di morti. Perché evita l’argomento? Che tanto è stato sdoganato, forse anche giustamente.
    Però lei non lo eviti, lo affronti apertamente. Dica quello che ne pensa. Ci sentiremmo tutti meglio.

  3. Stamattina, mentre sbirciavo da lontano l’allenamento della squadra di calcio di mio figlio, ho parlato con uno dei padri presenti, operaio dell’hinterland della mia città. Lo vedevo cupo e gli ho chiesto come andava. Mi ha detto di essere molto preoccupato per il figlio quindicenne, iscritto a un istituto professionale, che progressivamente, un mese di DAD dopo l’altro, ha perso la voglia di fare scuola e adesso anche di giocare a calcio, e non avendo compagne di classe per il tipo di scuola che fa, non ha praticamente relazioni con l’altro sesso nel momento della crescita in cui si dovrebbe iniziare a frequentarlo. Lo ha descritto come un ragazzo bloccato, alienato e depresso. Non ho faticato a riconoscere gli stessi sintomi che mio figlio, più fortunato, manifesta solo in nuce.
    La negazione della crescita e dello sviluppo psicologico di una persona non è una forma di “morte”? Dovremmo inculcare in una generazione il “fare penitenza” come regola di vita, come valore “resistenziale” addirittura? Dovremmo spiegare loro che al tempo della Grande Pandemia l’esigenza di socialità, esplorazione del mondo, attività fisica, conoscenza dell’altro, contatto erotico, è un lusso capitalistico, una crudeltà fascista? E magari, già che ci siamo, dovremmo anche dire a quel padre operaio che non si sognasse di assembrarsi pericolosamente in manifestazione con i suoi compagni di fabbrica quando il padrone alzerà la cresta (o chiuderà baracca), perché che cosa potranno mai essere le loro rivendicazioni davanti alle decine di migliaia di morti di covid?
    Viene davvero da chiedersi a cosa è servito andare a combattere nella rivoluzione degli altri se poi si doveva tornare qui a predicare di smettere di vivere. Eppure chi ci è passato, chi ha visto, dovrebbe saperlo che anche in guerra, anche sotto le bombe, la vita continua, resiste, si accanisce a non farsi estinguere e ridurre a mera sopravvivenza biologica. E a meno che non ci si innamori della testimonianza d’una Verità, cioè del martirio, è proprio per quell’irriducibilità che si dovrebbe combattere a tutte le latitudini.
    Sì, vi abbiamo proprio persi. E viene da dire…a mai più rivederci.

  4. «Sì, è un fatto che adesso la gente se non si muove non vive»

    Giusta osservazione e fatta con doveroso e sanctimonious sarcasmo. Proposta: Iberniamoci, così resteremo immobili e dimostreremo che è vita anche quella.

  5. @Jitsi

    sanctimonius sarà lei. Era un confronto con altre epoche, neanche così lontane, in cui ci si muoveva meno. Nient’altro. Nessuna nostalgia passatista.
    L’ibernazione al momento non è necessaria. Ma possiamo sempre metterci un pepe in culo così dimostriamo che è assolutamente necessario muoversi.

  6. Davide Grasso scrive:
    “Nulla più del 25 aprile dovrebbe allora aiutarci a resistere politicamente nella pandemia. A mantenere ferma la contrarietà alle pulsioni che negano l’esistenza del virus non esplicitamente, ma attraverso la sua costante espunzione dal discorso quale fattore originario e oggettivo che non può non motivare le politiche che si volessero contrapporre a quelle in atto in questo periodo, prevedendo in ogni caso inevitabili restrizioni della libertà”
    Questo – mi pare – è il o uno dei punti in cui converge l’accusa al capitalismo – di lasciare indietro i deboli – e a chi si tira fuori o tenta di tirarsi fuori dal virus centrismo. Che diventa “negare non esplicitamente”.
    Quindi: la manifestazione di pochi giorni fa in Val di Susa è stata “cosa” per Grasso? Cosa avrebbero dovuto fare i valsusini? Restare a casa e protestare su Twitter?
    Nei commenti ho anche letto che potremmo metterci del pepe in culo così dimostriamo che è “assolutamente necessario muoverci”. Mettendo da parte l’immaginario che porta a scrivere robe del genere dico solo che è la vita stessa a mettere “il pepe al culo” nel momento in cui dopo più di un anno è peggiorata la situazione per chi ha perso il lavoro (potremmo aprire una parentesi sulla situazione di chi lavora a teatro…), chi non ha una casa e chi pur avendola non può restarci rinchiuso per mesi, per chi è stato prima escluso/ignorato dai provvedimenti del governo e colpevolizzati dai media (bambin* e ragazz* ad esempio), chi ha malattie psichiche. Vogliamo aggiungere anche all’elenco l’aumento delle violenze in famiglia e i femminicidi? E invece per Grasso e la commentatrice pare che il “pepe al culo” lo si abbia per un’apericena mancato. Tutto ciò, articolo compreso, è ridicolo, fuori dal mondo e offensivo.

  7. @yamunin nominando il movimento notav, probabilmente senza volerlo, hai toccato il punto dolente, per chi conosce i retroscena e sa leggere tra le righe. La plebe valligiana è “colpevole” di essersi mobilitata in massa ignorando gli anatemi preventivi di Grasso e di (per fortuna ormai pochi) altri come lui, cioè i sermonisti dal pulpito della paranoia spacciata per altruismo. Ormai ignorati anche dal’antico centro sociale di riferimento.
    In parole povere, questo post è in implicita ma molto comprensibile polemica con la lotta in valle, da tempo accantonata (in fondo mica è una guerra vera, lui è stato in storie ben più serie, e poi c’è il virus) e praticamente dipinta come una lotta di “untori” e di fascisti.
    Insomma, si doveva lasciare campo all’invasione militare, per non essere accusati di voler uccidere “chi è intubato”.
    Tanta, tanta acqua della Dora è passata sotto i ponti in poco più di un anno.
    Alle incoerenze di Grasso già notate da altre andrebbe aggiunta questa: c’è da chiedersi in nome di cosa costui si sia (giustamente) opposto alla sorveglianza speciale per sé e per altrx compagnx se poi all’atto pratico non soltanto la sorveglianza speciale se l’impone da solo ma la vuole per tuttx quantx.
    Sappia comunque il Grasso che il suddetto fiume scorre dalle Alpi a Torino, non nell’altro verso. Scendere la corrente è più facile che risalirla. E le accuse di “fascismo” non si lavano con un bagnetto.
    E senta anche come suona bene il patois: ‘l bundiù u pàia târ ma u pàia lâr.

  8. “Mettendo da parte l’immaginario che porta a scrivere robe del genere”
    Non è un immaginario perverso, è un modo di dire che esiste da tempo. Rende l’idea. Se qualcuno non lo conosce non so che farci. Ed era una risposta alla proposta di ibernarci per dimostrare che anche ibernati si è vivi lo stesso. Si prega di contestualizzare.

    Non voglio assolutamente sottovalutare le difficoltà del momento (fra le quali per moltissima gente, che piaccia o no, rientra l’impossibilità dell’apericena). Né era il senso dell’articolo di Grasso. Nel mio primo commento però il punto – dal quale si è prontamente deviato con la proposta di ibernazione – era un altro. E a quello ancora nessuno ha risposto. Dite chiaramente qual è la vostra proposta. Poi a me può anche andare bene, non sono così attaccata alla pellaccia. Però ditelo chiaramente, signori paladini della vita, chi volete ammazzare.

  9. Perdona Elena, ma un modo di dire applicato a un discorso è una scelta, presuppone un immaginario, non nascondiamoci dietro le foglie di fico.

    II senso del primo commento è accusare di sprezzo per la vita chiunque analizzando problemi e soppesando criticità rivendichi libertà, nel tuo cortocircuito ‘si ponga contro di te, volendoti annientare’; per questo temo che resterà senza risposta.
    Perché è un commento offensivo, stolto, dicotomico e – in definitiva – irricevibile.

    Ne sei così assorbita da rilanciare con, faccio notare un’altra perla del tuo immaginario: “Però ditelo chiaramente, signori paladini della vita, chi volete ammazzare”.

    Capirai che così è impossibile discutere, queste argomentazioni sono folli e insensate.
    E anche quando fosse possibile mandarti a quel paese argomentando, temo non ne varrebbe la penna, con quella frase ti squalifichi da ogni piano dialettico.

  10. @ – A –

    Il mio primo commento – se l’hai letto, ma non mi pare – non è affatto “offensivo, stolto, dicotomico e – in definitiva – irricevibile”. Ma proprio per niente. Offensivo – dove? Stolto – molto opinabile, direi. Dicotomico – il tema del post è una contrapposizione di posizioni, anzi io sono molto più “morbida” di Grasso. Irricevibile – perché?

    ” per questo temo che resterà senza risposta”. No, rimarrà senza risposta perché non avete le palle di ammettere le conseguenze del vostro (legittimo) modo di pensare.

    “queste argomentazioni sono folli e insensate”. Questo è un modo facile di cavarsela.
    Piuttosto, definite la vostra proposta. Fino in fondo.

  11. Come e perché si dovrebbe accettare di stare per forza nella tua cornice del “chi volete ammazzare” non riesco a capirlo. Mi spiace eh… ho riletto i tuoi commenti e non capisco perché si deve rispondere a una domanda da bettola buttata lì. Ma tu hai letto bene tutto e inquadrato la cosa. Continua pure

  12. Elena Gramman scrive: «le conseguenze del vostro (legittimo) modo di pensare.»

    E quali sarebbero, di grazia, «le conseguenze» del pensare di poter uscire di casa? Chi «ammazzerei» stando all’aria aperta, camminando, andando al parco o in collina, prendendomi un gelato?

    Non si capisce perché siate dominati da tutta questa paura, dal momento che all’aperto il contagio è quasi impossibile e il virus nell’aria non è nemmeno rilevabile. Su questo ormai il consenso scientifico è schiacciante, consenso che si basa su decine e decine di ricerche fatte nei principali paesi colpiti dalla pandemia. Italia compresa. Ricerche i cui risultati sono stati riportati da organi di stampa non certo sospettabili di “negazionismo”, anzi.

    La Repubblica sui risultati delle ricerche sull’aria di CNR e Arpa Lombardia:
    Covid, all’aperto è quasi impossibile il contagio anche se l’aria è inquinata
    https://www.repubblica.it/salute/2021/01/07/news/covid_la_missione_impossibile_del_virus_difficile_contagiarsi_all_aperto-281517727/

    La Repubblica sui risultati delle ricerche sull’aria di Arpa Piemonte e del laboratorio di ricerca virale del polo universitario-ospedaliero di Orbassano/Torino:
    Virus, in quali luoghi ce n’è di più? Inesistente all’aperto, concentrazioni più alte nelle case
    https://www.repubblica.it/scienze/2021/01/12/news/ora_si_potra_avvistare_il_covid_nell_aria-282183617/

    Questo è anche il motivo per cui molte autorità sanitarie stanno sempre più riconoscendo che l’obbligo di mascherina all’aperto non è fondato su basi scientifiche (anche questo è un giornale per il “rigore” e non certo ideologicamente “aperturista”):
    https://english.elpais.com/usa/2021-04-23/top-level-scientists-question-obligatory-use-of-face-masks-in-open-air-and-with-social-distancing.html

    Questa la scienza, quella vera, quella non agitata come un manganello, quella senza la S maiuscola. Le vostre paure su quale scienza si basano invece?

    Ma poi, si trattasse solo di paure, ma no, perché voi ci mettete un di più rivoltante, accusate chi esce di casa di voler «ammazzare» la gente, di essere fascisti… È incredibile. Per il semplice fatto di uscire di casa (come del resto sta ormai facendo la stragrande maggioranza della popolazione ovunque nel mondo) io esprimerei odio per “l’intubato”. Beh, non più di quanto camminando io stia esprimendo l’odio per chi sta in sedia a rotelle, o vedendo stia esprimendo per chi è cieco, o pettinandomi per chi ha perso i capelli con la chemio… Lungo questa china, si viene colpevolizzati per il fatto stesso di essere vivi mentre altri sono morti. È evidente che siamo nel puro vaneggiamento.

  13. No guarda, mi fermo. Io non ho fatto una domanda da bettola; ho chiesto diverse volte di definire la proposta fino in fondo. E’ ovvio che non siete tenuti a stare in nessuna cornice (?). Ma vedo che vi attaccate a tutto pur di non rispondere.

  14. La “proposta” di qualunque persona emotivamente bilanciata e un minimo lucida è in realtà un consiglio, quello di non blindarsi in casa in modo fobico. Soprattutto, non pensare che per il semplice fatto di uscire di casa qualcuno stia… ammazzando qualcun altro. Nessuna di queste due credenze ha una base razionale, men che meno scientifica. Ma che lo dico a fare? Dovrebbero essere ovvietà, appunto, per qualunque persona un minimo lucida. È questa la cosa più triste: che un post arrogante, illogico e sventurato come quello qui sopra (vergogna a chi l’ha scritto e a chi ha deciso di pubblicarlo) e una manciata di commenti impressionanti nella loro psicosi da accerchiamento sanitario costringano a dire cose che tutte e tutti in cuor loro sanno.

  15. No mio caro marco trattino berselli. Se fosse così semplice non ci sarebbero problemi, vero? E invece ci sono. Cos’è? Ce li inventiamo? Ci comportiamo tutti da persone lucide e la pandemia sparisce? Oppure tanto non è così importante?
    Può darsi, ma esplicitate le conseguenze della posizione.

    Fra proposta politica e consiglio c’è una bella differenza, mio caro impressionabile, e non vederla è arrogante, illogico e sventurato.

  16. Spero che i moderatori vogliano sbloccare il mio commento precedente, dove facevo notare, con rimandi al consenso scientifico ormai netto sull’argomento, la completa infondatezza epidemiologica del temere l’aria aperta. Quanto poi al ritenere che chi sta all’aria aperta stia ammazzando qualcuno, ciasxuno si tenga le proprie superstizioni, purché non rovini la vita alle altre persone.

  17. Sembra di capire che qui amministratori non ce ne siano, o se ci sono non hanno voglia di sbloccare il mio commento.

  18. Provando a inserirsi nella retorica bellica squadernata in questa riflessione, bisognerebbe innanzitutto stabilire chi è il nemico da combattere, prima di avanzare qualsiasi tipo di proposta politica.
    Se il nemico da combattere è identificato sempre e soltanto come il virus in sé – e non anche lo scarso, erratico, contraddittorio e soprattutto inefficace metodo di contenimento sinora messo in atto – l’unica soluzione percorribile che possa far sentire in pace con la propria coscienza non può che essere l’isolamento sociale a oltranza.
    Se invece vogliamo considerare il problema nella sua complessità – con tutti gli strascichi e le conseguenze anche a lungo termine che i metodi di gestione della pandemia stanno causando – si fa quel che a sinistra si è sempre fatto: stare dalla parte degli ultimi con i propri corpi.

  19. Cara Maja, ma il problema è proprio quello: la posizione alla Grasso o alla Raimo (per citare il convitato di pietra visto il blog in cui ci troviamo) è proprio che il nemico è solo il virus, il problema è solo il virus, c’è solo il virus, il virus riempie tutto e chi non la pensa così è un nemico dell’umanità. Si sono ficcati in questo vicolo cieco l’anno scorso e adesso devono restarci per tenere il punto, contro ogni logica ed evidenza, mentre fuori dal vicolo le città per fortuna (e da u n pezzo) tornano a vivere.

  20. A proposito di “convitati”….

    Si potrà finalmente dire la frase che tantx hanno sulla punta della lingua ma temono di dire? La frase tabù, perché ai tempi (semrano lontanissimi!!) la riprovazione è stata tanta?

    Avevano
    ragione
    i
    Wu Ming

  21. Grazie per l’articolo, lucido e necessario.
    Sono anche riflessioni come questa – che sento vicine a quelle di altre realtà (penso tra le altre alle loro https://gruppopandemico.lattuga.net/) ed a quelle dei molti gruppi che praticano mutuo appoggio dal basso – ad indicare una via. Che se ne usciamo, ne usciamo solo insieme.

  22. L’uso del verbo “uscire” e del sintagma “uscirne insieme” produce un effetto involontariamente ironico sotto un testo che paragona il voler uscire di casa alla volontá di potenza nazista… Mah.

  23. Mi sembrava che il punto, sia dell’articolo che del primo furioso commento di Andrea, fosse un po’ più ampio dello stare all’aperto con o senza mascherina. (Quindi i luoghi chiusi rimangono fuori dalle rivendicazioni di libertà? E magari indichiamo pure la densità di presenze per metro quadro nei luoghi aperti? E d’inverno? E col teatro, a cui faceva riferimento una commentatrice, che facciamo? Cinema, discoteche, musei, biblioteche, centri commerciali? E d’inverno?)
    Mi pareva che il punto fosse: le restrizioni uccidono le libertà individuali, e inoltre hanno un costo sociale. Dunque era meglio continuare a vivere come se il virus non ci fosse, dunque riprendiamo a vivere come se il virus non ci fosse.
    Il punto sia stato poi notevolmente ridotto. A consiglio di buon senso – e ed è noto che di buon senso ognuno ha il suo -, in più limitatamente ai comportamenti all’aria aperta.
    Mi sembrava più interessante andare in fondo alla questione e fare un bilancio dei costi-benefici delle due opzioni. Un bilancio spassionato. Ma qui sono tutti linguisti che si attaccano ai significanti e sorvolano sui significati (vedi anche commento qui sopra). Perché i significati fanno paura, e allora si ripara sulle mascherine all’aria aperta.

  24. Il qui presente Andrea, nel suo commento per nulla “furioso” sul post di Grasso (che come ci hanno spiegato poi dalla Valsusa, vedi commento firmato “Кропоткин”, è un’implicita risposta polemica alla lotta dei no tav), aveva parlato della “comprensibilissima e giusta aspirazione delle persone (di ogni età) a tornare a vivere, ad avere rapporti amicali e sociali, a ricostruire la rete dei propri affetti, ad amare, a vedere altri posti che non siano la casa e il luogo di lavoro e le stesse due vie del proprio quartiere, a uscire dal ciclo lavora-consuma-crepa che ha dominato l’ultimo anno”.
    Tutto quello che ho appena elencato è ciò per cui generazioni di rivoluzionari hanno lottato: una vita migliore e degna, relazioni ricche, l’amore, il pane ma anche le rose. Per il rivoluzionario Grasso invece, tutto questo sarebbe una nuova versione della volontà di potenza nazista.
    Per Elena Grammann, più modestamente, sarebbe “voler fare l’apericena”.
    Le due cose non sono inconciliabili perché per entrambi l’apericena è ormai né più né meno genocidio.
    Grasso palesemente si è fatto un’idea di vita grama e anacoretica, tutta rovello e flagello. “Eremitaggio per l’altruismo”. L’ossimorica linea consisterebbe nella contemplazione dell’onnipotenza (e onnipresenza) del Virus, e in pratiche di espiazione per esorcizzare lo spettro della vita godereccia. La stessa dei localini di Parigi e delle apericene di cui Grasso faceva l’apologia nel suo libro Hevalen.
    La Grammann ha almeno il pregio di “tradurre” il pensiero di Grasso in frasi più comprensibili e dirette, e strilla: “diteci chi volete ammazzare!”
    Il quadretto che ne risulta è miserevole. Ma c’è chi lo trova “lucido e necessario”, percui non preoccupatevi delle critiche, andate avanti.

  25. Io non strillo affatto. E’ lei che aggiunge i punti esclamativi. “Diteci chi volete ammazzare” significa semplicemente – e mi pareva che fosse chiaro, essendo stato ripetuto molte volte – dite chiaramente quali sono o sarebbero i “costi” della vostra scelta/proposta/consiglio o quel che è (che in effetti manco si capisce).
    Fra l’altro, ribadisco, io non sono affatto contraria a prescindere. Mi piacerebbe anzi discuterne. Vorrei solo che fossero chiare le implicazioni della vostra posizione. Che non è gratis – come non c’è nulla di gratis a questo mondo. Ma non c’è verso.

    Che il post di Grasso sia “un’implicita risposta polemica alla lotta dei no tav” lo dice l’amico cirillico, che avrà un’entratura personale nella testa di Grasso. A me pare che possa essere letto anche senza riferimenti a fatti o situazioni particolari.

    Una piccola osservazione in margine a proposito dell’apericena, visto che tornate sempre lì – e chiaramente ignorate che per un sacco di gente l’apericena fa parte precisamente di “una vita migliore e degna”. Vorrei che qualcuno mi spiegasse, argomentando con fondati argomenti, perché un’apericena è meno importante o meno nobile di un teatro, un cinema, un concerto, una partita di calcio, una profonda conversazione fra amici, una solida socialità vissuta o uno degli altri innumerevoli modi con cui riempiamo / riempivamo il nostro tempo libero.

  26. Un tempo a Roma quando andavi a bere all’osteria ti davano le uova sode, a Venezia al bacaro ti danno il fritto. Il motivo ovvio è che se ti bevi un litro di vino a stomaco vuoto poi ti senti male.
    L’industria della ristorazione ha trasformato l’abitudine di andare a bere qualcosa -che è un’attività sociale- in un gesto edonistico e autoreferenziale: uno svago non necessario che può essere regolamentato, limitato a spazi e orari deputati o addirittura sospeso a tempo indeterminato.
    Il termine apericena -lezioso e sgradevole- in realtà stigmatizza uno dei modi fondamentali della vita di relazione degli adulti; il termine movida fa lo stesso ai danni degli adolescenti.
    Sono passati 14 mesi: sono indagati Fontana, Arcuri, Ranieri Guerra, e probabilmente presto lo sarà anche Speranza; sappiamo che -tra banchi a rotelle e controlli a tappeto- sono stati buttati soldi a palate.
    Bambini e adolescenti praticamente non vanno a scuola da un anno, ma nessuno sembra preoccuparsi di quanto sia grave che venga loro negato questo diritto: è più urgente demonizzare la loro voglia di uscire, di avere uno spazio per stare tra pari.
    Non ho figli ma lo trovo ripugnante: questi adulti avrebbero a tiro ben altri bersagli; prendersela con dei liceali è idiota e criminale.
    Quanto a questo articolo, purtroppo avverto una specie di rimprovero diretto a chi legge, alle velleità delle persone comuni che pensano alla vita perché non conoscono la morte.
    Domenica ero in una piazza dove si festeggiava il 25 aprile: in modo discreto ma per fortuna disinvolto. Uomini e donne dai 20 ai 70, bambini e cani; ho contato tre persone sulla sedia a rotelle, una volta tanto libere in una città dove per i disabili muoversi è un incubo: troppa gente, troppo varia, per poter credere che nessuno di loro abbia visto mai la morte, la malattia, il carcere, il lato oscuro.
    Dato il contesto mi sembra utile ricordare che il coprifuoco fu istituito in Italia il 26 luglio 1943 dopo la caduta del governo Mussolini, e fu revocato l’8 settembre. Fu la prima volta in Italia a memoria d’uomo, e l’ultima fino a oggi.
    Scusate, questo commento è lungo una quaresima.

  27. Ma siamo ancora qui, nei commenti, a parlare di scelta tra mortificazione e morte?

    Ma davvero?

    Ma allora questa cosa ci accompagnerà per sempre.

    È terribile.

    Santo cielo, non serve nemmeno la spinta altromondista più utopica, basta andare in un paese liberalcapitalista _serio_ come la Danimarca: per combattere la crisi sanitaria (che è una _crisi_ e non una _emergenza_, che è _sanitaria_ e non di _ordine pubblico_) si evitano i luoghi affollati, chiusi, i mezzi stipati, la sanità spolpata all’osso.

    Eventualmente se è il caso (e non necessariamente lo è: in NZ non hanno ritenuto fosse il caso) si vaccina, ora che il vaccino c’è, pagando qualunque cifra (ma non a debito eh) per avere una velocità israeliana – purchè il vaccino non sia la pezza, il _doping_ che permette di dimenticare la cause strutturali e la fragilità della nostra condizione.

    Non si stigmatizzano i picnic e i sorrisi all’aperto e i parchi, non si costruisce un’istituzione totale, non si aggeredisce il poco verde e spazi di libertà rimasti, non si _mortifica_ sine die l’umano, non ci si droga di _decoro_, non si persegue rabbiosamente il podista e il sorriso e la giovane coppia.
    Niente discoteche, no, lì non si va da un annetto, niente divertimentifici.
    Forse da quelle parti, con tutti i limiti, ne usciranno davvero migliori, scoprendo che il divertimentificio non è _essenziale_ per la vita.

    Eddai: la scelta non è tra mortificazione e morte.
    La verità è che tocca scegliere uno tra vita, sopravvivenza e _profitto_ (anche elettorale).

    E attacchiamolo ferocemente, questo profitto, che abbiamo trent’anni di arretrati.
    Queste fabbriche piene, questi autobus stipati, questa sanità macellata da trent’anni di tagli.
    Attacchiamo questa demagogia, questa comunicazione e queste politiche pensate dagli spin doctor.
    Riprendiamoceli gli spazi messi a profitto, i parchi normati e pattugliati.
    Occupiamo qualche bel megacomplesso sfitto e chiuso da un anno.
    Espropriamo i denari di Confindustria che fa buchi nelle montagne e di Amazon che… ah sì, vi ricordate la radicale proposta di fare pagare le tasse ad Amazon e Netflix che circolava negli ultimi mesi 2019?
    L’abbiamo dimenticata?
    Perdio no: alla luce degli eventi recenti va rilanciata, ampliata e rafforzata.

    Reddito di base per tutt*, giornata lavorativa di 4-6 ore (ehi, c’è l’automazione, la produttività del singolo è aumentata abbestia dal 1980, che vogliamo lasciare in mano ai padroni la differenza?), natura, aria aperta, basta buchi nelle montagne, basta auto in coda a gassare l’ambiente, basta cassonetti pieni di cellulari di ier l’altro.

    Per cominciare, un bel picnic del Primo Maggio sarebbe d’uopo, negli spazi “sicuri” per definizione – non quelli resi tali perchè messi a profitto e circondati da transenne e cartelli, ma naturalmente tali perchè così li ha fatti la Natura.
    E portiamo anche il nonno, ma facendo attenzione a non sputazzargli in faccia perchè c’è un’epidemia e non c’è un sistema sanitario in grado di prevenire e curare.

    Il conto sarebbe bello se lo pagasse Jeff, ma va bene anche fargli pagare domani la riforma completa, totale e immediata della sanità.

    Sull’articolo in sè mi astengo: non capisco a che punto è satira, tipo la Modest Proposal di Swift.
    La legge di Poe è una brutta bestia.

  28. «Sull’articolo in sè mi astengo: non capisco a che punto è satira, tipo la Modest Proposal di Swift.»

    A nessun punto, secondo me. L’intento è serissimo. Ma è vero che si spinge talmente in là da sembrare ironico.

  29. @Una Tantum
    Su richiesta di un commentatore, Wu Ming 4 (a nome del collettivo) ha detto cosa ne pensano dell’articolo e della discussione:

    “Noi ci troviamo d’accordo con chi, nella discussione che segnali, ha mosso critiche dure all’impostazione e all’argomentazione dell’articolo, che a nostro avviso è forse una delle cose peggiori scritte da un intellettuale di “movimento” in questo ultimo anno e mezzo. Del resto la separazione della nostra (e non solo nostra) strada da quella di Grasso è sancita da una diversità d’approccio e di lettura della pandemia che chiunque ha potuto constatare nel corso dell’ultimo anno. Grasso non è il primo né l’unico che si è perso sulla via della Grande Pandemia Palingenetica… Amen.”

    https://www.wumingfoundation.com/giap/2020/12/e-colpa-vostra-che-ci-state-a-sentire-covid-e-doppio-legame/#comment-43465

  30. Elena Grammann: “Dunque era meglio continuare a vivere come se il virus non ci fosse, dunque riprendiamo a vivere come se il virus non ci fosse.”

    Che suona un po’ come un emofiliaco che vive come la ferita non ci fosse.
    Che poi è quello cui si ambisce, una volta che il cerotto-vaccino sarà applicato: tutto come prima.

    Mi pare evidente che “il virus” è solo per concidenza la scintilla (a cui presumibilmente i vari ecocidi hanno pur contribuito) che ha trasformato la crisi sanitaria, sociale, democratica, ecologica da un fuocherello lento ma inesorabile in un incendio di tutto rispetto.

    Vogliamo preoccuparci anche dei barili di carburante?
    Non sono comparsi dal nulla.

  31. Questa discussione riguarda questioni profonde, valori fondamentali, che tuttavia non è possibile valutare senza prima razionalizzare la situazione in cui ci troviamo.
    Bisogna sforzarsi di confrontare convinzioni e sentimenti con i dati di fatto, trattare i fatti come tali, e dare alle cose le proporzioni giuste.
    Mi spiego: se parliamo di restrizioni, di stare a casa, se azzardiamo una sorta di analisi costi-benefici in termini di vite umane, non possiamo non considerare che non c’è alcuna prova certa che il coprifuoco serva a qualcosa; che non c’è prova che servano i lockdown; che più o meno tutti gli scienziati che si sono pronunciati in merito sono concordi che la mascherina all’aperto non serve a un tubo.
    Su queste cose c’è un mare di ricerche: tutte sono state attaccate in modo pregiudiziale e categorico ma nessuna è stata smentita.
    Non possiamo non considerare l’età di chi rischia di stare male sul serio o di morire (over 70), visto che i più vulnerabili continuano a essere vaccinati grosso modo per ultimi, per di più in ossequio a uno spirito corporativo veramente fascista.
    Democrazia non è maggioranza vince e tutti gli altri si attaccano: l’idea che il senso della vita di una comunità si riassuma tutta nello Stato, che il bene collettivo sia ciò che lo Stato decide per tutti, è il principio fondante del codice Rocco.
    Un clima tale ha aperto la porta a comportamenti pessimi: le persone si controllano a vicenda, colgono al volo ogni occasione per dire ai loro simili cosa devono fare; si richiamano all’imparzialità asettica delle regole ma vogliono solo rompere l’anima al prossimo, cioè suscitare negli altri una frustrazione uguale a quella che vogliono sfogare.
    Questo atteggiamento si vedeva ben prima del covid, è ora di parlarne.
    Fa bene chi rimanda alle discussioni sul sito dei WM dove il nesso tra gestione della pandemia e ordine pubblico è sempre stato esplicito.
    Nessuno vuole i morti; nemmeno gli adolescenti, perché hanno i genitori di 50 anni e i nonni di 70: questa retorica deve essere archiviata.

  32. “Nessuno vuole i morti; nemmeno gli adolescenti, perché hanno i genitori di 50 anni e i nonni di 70: questa retorica deve essere archiviata.”

    Non si tratta di “volere i morti” e non si tratta affatto di retorica. C’è una larga fetta di popolazione che, in considerazione soprattutto degli enormi problemi economici connessi alla pandemia e alle restrizioni, delle perdite di posti di lavoro ecc., tutti problemi reali che vanno ben oltre la passeggiata all’aperto con o senza mascherina, si chiede, più o meno apertamente, se non sia meglio sacrificare una parte limitata e particolarmente circoscritta della popolazione piuttosto che arrecare all’intera collettività un danno da cui potrà difficilmente risollevarsi in tempi ragionevoli.
    Questo è il problema, ed è un problema reale. Quello che propone di “fare attenzione a non sputazzare in faccia al nonno” mi fa morir dal ridere.
    E ribadisco che non sto prendendo nessuna delle parti, vorrei solo che non si riducesse la questione a delle banalità.

  33. Scusate, aggiungo, per non essere fraintesa, che non sono affatto contraria un ripensamento generale che coinvolga “i barili di carburante”. Penso anzi, e spero, che questo ripensamento sarà da fare. Ma richiede tempi lunghi, mentre la pandemia è un fatto immediato che richiede interventi immediati. Interventi che naturalmente possono essere criticati e sono certo (sempre) criticabili. ma non facendo finta che il problema non esista. O che il contagio non sia un fatto di prossimità e di contatti, ma sia da imputare alle stelle. Come diceva Don Ferrante.

  34. “Fa bene chi rimanda alle discussioni sul sito dei WM”
    Sono d’accordo e inviterei in particolare a leggere, o rileggere, il “glossario” della pandemia (sopratutto i punti dal 2 al 12) che i W.M. pubblicarono quasi un anno fa, all’nizio di giugno 2020. Parecchie dinamiche le avevano inquadrate già allora, ma non sono stati ascoltati, anzi sono stati attaccati senza leggerli. Ricordo come fu strumentalizzato il fatto che nell’introduzione nominassero Zangrillo, non certo per elogiarlo ma per attaccare sia le destre sia il governo, però subito diventò “i W.M. stanno con Zangrillo”… Al nome di Zangrillo tutti sono insorti, ma sarebbe bastato leggere. Da meditare anche l’intervista linkata all’inizio, uscita su una rivista praghese…. mentre molte testate italiane anche “de movimento” consideravano i W.M. innominabili.
    https://www.wumingfoundation.com/giap/2020/06/smarmella-tutto/
    Anche nel nuovo libro del W.M. n.1, La Q del Qomplotto, c’è una parte piuttosto lunga sulla pandemia.

  35. Elena: comincio dal che non capisco perchè “festeggiare il nonno all’aperto tenendosi a distanza, coprendo magari le vie respiratorie e magari tamponandosi regolarmente” dovrebbe far ridere.
    È tutta salute che poggia su solide basi scientifiche.

    Non è fantascienza, ripeto, è quello che succede in luoghi dove gente come Rocco Casalino e Dominic Cummings non frequentano primi ministri.

    Ricordo, al netto della psicosi dell’aria aperta instillata dal governo ConfinDraConte e dai mezzi di disinformazione nostrani, più di un amministratore ha emanato ordinanze per vietare picnic e grigliate del 25 Aprile e ricacciando le famiglie in casa, al chiuso.
    Occhio al conseguente incremento di contagi prevedibile in 4-5 giorni.

    Proseguo con il “sacrificare una parte limitata e particolarmente circoscritta della popolazione” (che in realtà comprende probabilmente diversi commentatori).

    Non v’è semplicemente necessità di tal sorta: si pensi che siamo così incredibilmente fortunati che, a sentire la maggioranza dei divulgatori, la scienza (in non piccola parte fatta di ricerca di base, spesso finanziata pubblicamente) ci offrirebbe (*) la bacchetta magica per far rientrare questa particolare acuzie della malattia cronica di cui la nostra società è afflitta.
    Basta vaccinare a sangue tale parte circoscritta-e-limitata, e poi tutti gli altri rapidamente, per non dare tempo a varianti vaccino-resistenti di insorgere.
    Per farlo basta pagare.
    Ecco l’intervento immediato.

    Nella breve attesa, si permetta loro di stare il più possibile protetti, provvedendo alle loro necessità e pagandogli un'”indennità di isolamento” per il lavoro che non possono andare a svolgere.
    Ancora una volta, basta pagare.
    Non serve la rivoluzione socialista, basta una patrimoniale, una tassa sui dividendi e una web tax approvata d’urgenza, tutte cose in ritardo di 20 anni.
    Ecco l’intervento immediato.

    Questo intervento lascerebbe l’incendio epidemiologico a bruciare nel resto del mondo, ma ciò è vero _anche dell’inefficace vessazione celerina in corso da un anno_.

    Quanto ai danni meramente economici subiti dalla collettività, che non voglio certo banalizzare (come non ero tra i bigi figuri della nostra c.d. sinistra che accusavano di egoismo e ignoranza i Gilet Jaunes, per dire), ancora una volta, basta metterci (o più esattamente _spostare_) i soldi.
    Bloccare gli sfratti, calmierare i prezzi, occupare qualche immobile sfitto (o peggio: affittato al nero).
    Ecco l’intervento immediato.

    Certo, se siamo così drogati di neoliberismo che riteniamo che anche tale intervento immediato sia irragionevole, “estremo” (ma non quanto il coprifuoco o il buttare nel cesso vite intere, sacrificare l’adolescenza di un’intera generazione), alzo le braccia e dico: buttiamo pure gli storpi giù dalla rupe.

    Che il contagio “sia un fatto di prossimità e di contatti” è palese, ma:

    1. Non tutta la prossimità è uguale (per 50 minuti dentro un tram o una vita dentro una RSA è nettamente diverso che incrociarsi 5 secondi all’aperto).

    2. Non tutti i contatti sono egualmente indispensabili (gli incontri fra innamorati o la socialità una volta a settimana con un vecchio amico sono indispensabili, andare a lavorare in una fabbrica di bullshit jobs no).

    I contatti al chiuso dovrebbero tutti e soli essere quelli per far l’amore, per panificare, vendemmiare, riparare tubature o far funzionare la _sola_ produzione indipensabile a questi scopi.
    I contatti all’aperto quelli per fare giocare i bambini, per la scuola, per lo sport tra amici, per i baci sulle panchine.
    Invece infinite produzioni di roba men che indipensabile o utile sono sempre andate avanti perchè l’intero stabilimento ricade nel codice ATECO nella lista scritta sotto dettatura di Confindustria.
    E il padrone ci ha fatto il suo profitto, come in tempo ordinario, ignaro di come quello stabilimento sia stato tenuto aperto grazie al sacrificio dei teatri, delle scuole e dei balli!

    3. Non tutti i contagi sono uguali.

    Il contagio che VERAMENTE interessa è dopotutto l'”ultimo miglio”, quello che nella nostra modellazione a grafo è un sink – insomma: il poveraccio che manifesta acuzie pesanti, viene ospedalizzato e ci rimane.
    Quello che vorremmo “sacrificare”.
    Come si sacrifica, si può altrettanto facilmente proteggere, no?
    Se non altro, tra murarlo vivo e seppellirlo morto la prima è reversibile.

    Se sembra che io stia riducendo la questione a delle banalità, è proprio perchè sono banali.
    La Natura tendenzialmente lo è.

    Accelerazione piuma nel vuoto = Accelerazione palla da bowling = g

    Botte Piena + Moglie Ubriaca <= 1

    Per quanto si manipoli algebricamente tale identità per ottenerne un'espressione in altri termini arbitrariamente complicata, non cambia nulla.

    Eppoi: dopo 15 mesi, ancora si parla di _intervento immediato_?
    Direi che quella fase è passata (e l'intervento immediato non si è avuto: #bergamoisrunning).

    Dal primo giorno occorrevano circoscrizioni locali, frequenti, di durata limitata, alla neozelandese, al primo grappolo di casi individuati.
    Durante l'emergenza occorreva seguire le linee guida note e definite in caso di pandemia, anzichè fare populismo sanitario spettacolare.
    Non è stato fatto.
    Rimando a Caduff qui: https://anthrosource.onlinelibrary.wiley.com/doi/10.1111/maq.12599

    Poi entro i primi 30 giorni serviva mettere in sicurezza _tutti_ i fragili, con indennità.

    Entro i primi 50 mandare a casa _tutti_ gli operai e impiegati non individualmente essenziali, con indennità.

    Entro i primi 70 tracciamento che funziona.

    Entro i primi 150 impianti di ventilazione forzata in tutti gli spazi pubblici.

    Dopo 150 giorni l'emergenza è per definizione finita, e si è passati alla crisi.

    E allora, entro 365 giorni demolizione completa del neoliberismo, fine della gente ammassata negli uffici e nelle fabbriche a fare bullshit jobs, profitto fortemente ridimensionato.

    E accetto che solo l'ultimo punto possa essere giudicato utopico e irrealistico (più irrealistico del coprifuoco, della società senza volto, dei ragazzi che non vanno a scuola da un anno, dei bambini chiusi in casa, della distopia e dell'orrore, del gomitino? _Davvero_?)

    Parlare di coprifuoco e di scegliere-tra-due-nonni-e-due-pasti-caldi nel 2020 era "deprimente", nel 2021 non saprei come definirlo.

    Se queste sembrano idee irrealistiche, estremiste, mentre il coprifuoco, la mortificazione e una vita che rende invidiabile quella degli operai inglesi descritta da Engels invece no, allora abbiamo aspettative di realtà diverse.

    (*) Il discorso è più complesso di così, ma voglio astrarre le valutazioni tecniche, tanto la bottom line è sempre "basta pagare".

  36. Caro rinoceronte_obeso, ti ringrazio sinceramente per la tua articolata esposizione, alla quale non ho nulla da obiettare, tranne che per realizzare le tue proposte, soprattutto in Italia (che non è la Nuova Zelanda), ci voleva Mandrake. Ma non è un motivo per non considerarle fattibili.
    Se non altro ammetti che c’è stato e c’è un problema e non ti limiti a sorvolarlo da molto in alto sulle ali della libertà. Noto anzi che la coercizione – diversamente indirizzata e diversamente limitata – vi occupa un posto importante. E che l’arbitrarietà non ne è assente (chi stabilisce quali sono i bullshit jobs e quali no?)
    Su un sacco di cose, su cui siamo indietro di 20 anni e più, sono perfettamente d’accordo con te.
    Grazie ancora e buona serata

  37. Una precisazione: nella mia “proposta” la coercizione generalizzata di fronte alle crisi insormontabili è economica, e lo dico senza vergogna.
    Non nasce da una risposta all’emergenza dell’anno scorso, ma dalla somma delle crisi.
    Mi sembra una coercizione molto più accettabile che il tipo di coercizione fantasticato e applicato da un anno.

    Nella declinazione specificamente epidemiologica della mia proposta, in caso di oggettivo rischio sanitario la libertà _personale_ viene sequestrata solo per i viaggiatori in quarantena e per brevi e urgenti serrate locali, sul modello NZ, anziché una distopia permanente in cui Il Virus si nasconde tra i fringuelli.
    Quello che si è sempre fatto con le epidemie, che mai si sono gestite dal Ministero dell’Interno con i manganelli o dagli spin doctor con lo spettacolo, ma con la medicina e con l’informazione corretta.

    E non sto nemmeno dicendo che tale forma di coercizione sia in funzione epidemiologica necessaria nella sua forma più estrema (in NZ non hanno avuto bisogno dell’esproprio proletario per rimettere i buoi nella stalla, anche se forse ne avranno bisogno per affrontare le catastrofi in corso al rallentatore).

    Sto dicendo che anche il realismo Juche più estremo è una strada che ritengo morale battere ben _prima_ di confinare i bambini in un’esistenza medicalizzata di cui porteranno le cicatrici per sempre, come sei milioni di David Vetter.

    E mi rendo conto che a parlare di “informazione corretta” siamo proprio nell’iperuranio, ma se devo rinfacciare qualcosa, rinfaccio quello che poteva andare almeno teoricamente diversamente, certo se il potere (rimando alla definizione di Bifo in un link più sopra) non avesse preso la strada senza ostacoli che ha preso in trent’anni.

    Se devo spendermi per qualcosa certo non mi spendo per il meno peggio.

    Non mi spendo per essere l’alfiere dell’autoritarismo neoliberista come un certo Ministro, il cui piano sembra essere “prendo io gli ordini da Confindustria, se no finisce che arriva la Destra Sovranista”, e intanto mando gli uomini a morire, armandoli con le Corazze Farina, come il pessimo Generale Leone.

    Nè, mi spiace, mi spendo per far la conta di ragazzi permanente amputati dell’adolescenza e uomini mandati a morire, chiedendomi “a chi tocca ora?” – ammesso che questo sia effettivamente stato contemplato.

    Ciao e grazie a voi.

  38. Non ho capito. Il senso dell’articolo è chiamare dare del fascista a chi esce per strada e non vuole più farsi reprimere dalla polizia? Mi vuoi dare del fascista perché sono sceso in piazza con l* ner*, per aumentare le spese per la sanità, con le femministe, con l* ecologist*? Oppure sono fascista quando esco a socializzare in piazza con qualche birretta?

    La rivoluzione sui social non sta funzionando, la società, quel poco di buono che c’era si è separata ancora di più, e mi spiace che sia Grasso a doverselo ricordare, visti i suoi trascorsi.

    Articolo illeggibile ed un’offesa al 25 aprile.

  39. “chi volete ammazzare”? ancora? è fascista uscire di casa? ma vi sentite?
    cioè, abbiamo avuto il lockdown più delirantemente duro (i droni, il linciaggio dei runner, poi dei nonni che si ostinavano a voler fare la spesa – non potendo fare nient’altro – la caccia con gli elicotteri ai griglianti sulle terrazze private, la pulizia delle spiagge con la candeggina, minaccia di multe e arresti per chi fosse trovato a oltre 200 mt da casa…) un anno di scuola perso, 6 mesi di coprifuoco “a scopo pscicologico”, mascherina obbligatoria anche d soli, mortificazione della vita sociale e azzeramento di qualsiasi attività culturale non telematizzata da 14 mesi *E* una delle peggiori performance in Europa per numero di morti.
    Non vi sorge il sospetto che forse tra morti e uscire di casa non c’è poi tutto sto collegamento?

  40. niente,Davide Grasso scrive cose sensate,ma è inutile farlo notare, specie alla ex sinistra estrema che ormai è molto più darwiniana delle destre che ha già fatto la scelta di accettare una selezione della specie,una ex ultra sinistra ormai in preda a pruriti rossobruni da un lato oppure attratta da un individualismo sfrenato,a costoro dei più deboli non importa niente,sarebbe strano il contrario,poi quelli che dicono che in italia ci sono molti morti per colpa di inefficenze e ritardi (verissimo),ragionino sul fatto che se oltre a ciò avessimo in più avuto anche un riduzionismo sfrenato ,sarebbe stata un’ecatombe…

  41. A me sembra che dei più deboli non frega niente a voi che predicate la devastazione totale dei rapporti umani tramite l’isolamento a oltranza. Siamo di fronte a una catastrofe sotto ogni aspetto, aumentano alle stelle disoccupazione, disperazione, malattia mentale, depressione, violenza domestica, i ragazzi sono immersi in un incubo, la retorica è autoritaria e securitaria, i provvedimenti sono incomprensibili per i motivi detti sopra (contagio all’aperto improbabilissimo e lo dicono ormai tutti gli scienziati), tutti sospettano di tutti, pagheremo tutto questo per generazioni, avremo hikikomori in ogni casa, suicidi, stragi, ondate di TSO, città spettrali. Tutto questo per cosa? Per un virus la cui letalità non ha mai superato l’1,5%, ma anziché lavorare su quell’1,5 si è messo in galera il 98,5. Tutto questo perché? Per non aver chiesto quello che spiega sopra Rinoceronte_Obeso, una vera risposta di sinistra, sarebbe bastato fare meno della metà di quello, anzi, sarebbe bastato porre la questione in quei termini almeno per non precipitare in questa fogna in cui ogni sinistra è affondata nello sterco e i “rivoluzionari” alla Grasso predicano la solitudine e la mortificazione e addirittura diffamano le lotte in corso. Vedo che sul suo profilo Twitter ha una frase in inglese che suona così “chi pensa che non si possa fare non deve interrompere chi lo sta facendo”. Ecco, appunto. Se volete stare chiusi in casa per paura di morire respirando l’aria di fuori fatelo ma non rompete il cazzo a tutti gli altri.

  42. La stampa italiana continua a delineare scenari catastrofici in tutti i paesi lontani (India, Brasile) eppure la percentuale di morti per milione di abitanti in Italia continua a essere superiore al resto del mondo.
    In nessun paese almeno teoricamente democratico si sono visti gli eccessi securitari italiani, eppure siamo quelli messi peggio.
    Dividerci tra chi tiene ai “più deboli” e chi invece se ne frega è peloso e clericale: in un paese di vecchi anche i negazionisti hanno i genitori anziani; soprattutto se io fossi un ultracentenario con un piede nella fossa vorrei sapere di preciso come e quando rischio la pelle, nonché vedere i nipoti, gli amici, un film, il mare ancora una volta.
    Stabilire che esiste una lista di priorità esistenziali uguale per tutti va oltre il fascismo, è degno di Gilead: rendiamoci che conto che ora stiamo facendo precisamente questo; per di più in una discussione su internet e -peggio ancora- scomodando i partigiani.
    Torno alla piazza dove sono stato il 25 aprile, alla varietà di persone che ho visto: di tutti i tipi per età, etnia, genere, stile, linguaggio; varietà che mi ha stordito, dopo un anno di clausura e mezzi pubblici dove invece la dominante è nera (piumini neri, cappelli, pantaloni, scarpe, mascherine nere), nero come uniformità, assenza di colore, di sfumature, cioè mancanza di diversità.
    Il solo darwinismo che vedo io è incarnato da questo modello sociale.
    Sarà interessante -e macabro- calcolare l’impatto ambientale che il nostro anno di clausura e costernazione ha prodotto sul resto del mondo, popolato da gente più “debole” di noi.
    Cercate l’articolo di DG di un anno fa, in risposta a Giorgio Agamben: anche lì nei commenti c’era stata una bella discussione; ma questa è più equilibrata e consapevole, buon segno secondo me.

  43. Una notizia di poche ore fa.
    Almeno 44 persone sono morte per il crollo di una gradinata durante un pellegrinaggio in Israele, la festa di Lag B’Omer, molto importante per gli ebrei ortodossi:
    “Chiuso l’anno scorso a causa delle restrizioni del coronavirus, il pellegrinaggio di quest’anno doveva essere un evento celebrativo anche delle ampie riaperture nel Paese grazie al successo della vaccinazione. Ed è stato il più grande raduno pubblico dall’inizio della pandemia: secondo alcune notizie, c’erano tre volte più persone di quelle autorizzate.
    Le autorità avevano consentito la presenza di 10.000 persone nel recinto della tomba ma, secondo gli organizzatori, sono stati noleggiati più di 650 autobus in tutto il Paese, vale a dire almeno 30.000 persone, mentre la stampa locale riportava la presenza di 100.000 persone.”
    Un’occasione per riflettere sull’efficacia del “modello israeliano”?

  44. allora tanto per chiarire io non sono mai stato contro l’aria aperta,tanto ero all’epoca ero uno di quei runner e ciclisti incriminati pur girando da solo poichè se non lo avete capito la chiave per non infettarsi è il distanziamento sociale,ma qua si parla d’altro e voi furbescamente sviate il discorso,oggigiorno non esistono divieti di fare attività fisica all’aria aperta,oggigiorno si vogliono aprire i luoghi chiusi anche senza mascherina vedi i ristoranti ma non solo,col virus che circola ancora,poi non succederà niente grazie all’accelerazione della campagna vaccinale ed al caldo,ma è inutile ribadire queste cose a voi va bene così e così sia chissenefrega dei più deboli che sono i malati e gli anziani,quanto poi al primo lockdown aldilà delle colpe del governo e delle regioni che ci sono state eccome,c’è da dire che l’italia è stata investita per prima in occidente dalla pandemia,un virus sconosciuto coi dati cinesi che non testimoniavano in modo netto la selettività del morbo anche per la diversa composizione anagrafica delle 2 nazioni,la maggior parte della gente(molto spesso gli stessi che fanno i fenomeni aperturisti e i supereroi oggi),chiedeva misure draconiane,non ve lo ricordate più l’odio anticinese i supermarket presi d’assalto ecc,poi si è capito che il virus era selettivo e allora che crepino pure i più deboli la borsa(propria) vale di più della vita(altrui),questo lo specchio della misera umanità odierna in cui vi ci ritrovate in pieno,almeno non nascondetevi dietro ad argomenti ridicoli quali i sentimenti e i rapporti sociali roba degna del libro cuore e maria de filippi,in una società come questa vale solo il do ut des altrochè rapporti umani

  45. Solidarietà a Davide Grasso per la superficialità e la miseria intellettuale e politica di tanti commenti al suo testo che ho letto qui sopra! Gran parte dei commenti dimostra in modo esemplare quali sono i danni prodotti dagli Agamben, dai Wu Ming, dagli Stefano Montanari e altri guru che non hanno fatto altro che “prosperare sul caos” e metterci subito fuori strada. Un movimento incapace di riflettere, di guardare a cosa fanno i compagni nel resto del mondo e di cercare un confronto propositivo che tenda a “fare” e non solo a mugugnare con la tastiera per riempire la noia e il non coraggio di mettersi in gioco. Si scende in piazza se si ha qualcosa da dire e se il gioco vale la candela, gli aperitivi e la socialità da movida lasciamola ai media e ai borghesi. Solidarietà a tutte le compagne e i compagni che resistono e lottano in ogni parte del mondo! Con Orso, Vincenzo, Sakine, Fidan, Leyla e tutte e tutti!

  46. “Si scende in piazza se si ha qualcosa da dire e se il gioco vale la candela, gli aperitivi e la socialità da movida lasciamola ai media e ai borghesi”

    Ok capito, i notav che qui sopra hanno criticato grasso e a cui lui tirava frecciate si mobilitano per gli apertitivi e la movida e sono borghesi. Perfetto.

  47. “I compagni nel resto del mondo”, scrive Giovanna. Come Black Lives Matter, che anche durante i lockdown è scesa in strada senza fermarsi? Anche a loro dareste dei negazionisti genocidi irresponsabili perché non stavano a caso?
    Mi suona poi davvero strano poi si accusi di “mugugnare con la tastiera per riempire la noia e il non coraggio di mettersi in gioco” proprio chi come i WuMing (è Giovanna che li ha citati subito prima quindi è trasparente che allude a loro) invece ha proprio continuato a fare. Anche durante la “fase 1” mentre tutti stavano chiusi in casa a fare assemblee su zoom, loro hanno fatto iniziative nella loro città (ricordo le affissioni notturne di cartelli contro Confindustria per non avere chiuso le fabbriche) e indetto manifestazioni per il 21 aprile (liberazione di Bologna), per il 25 aprile e per il Primo Maggio, si può verificare, è tutto sul loro blog. Oggi sembra scontato scendere in piazza anche se c’è il virus ma l’anno scorso non lo era per niente e infatti i soliti santoni li attaccarono.
    E gi slogan finali cosa significano? Che bisogna contrapporre Orso e i caduti in Rojava ai compagni che hanno criticato la gestione della pandemia di covid? Sarebbe delirante. Ricordiamolo tra l’altro che i WuMing sono stati tra i primi a informare sul Rojava in Italia, hanno pubblicato il libro proprio di Grasso e a Bologna hanno intitolato “dal basso” proprio a Orso un giardino pubblico.
    Insomma mi sorprendo per l’assurdità e gratuità di questo attacco, che o è disinformato o in mala fede.

  48. I commenti di Giovanna e hyeronimus sono fra i più tristi che abbia letto negli ultimi mesi. Scrivo perché anche i miei commenti vengono tacciati di ‘superficialità e miseria intellettuale e politica’. Può essere eh, a scrivere stupidate ci vuole poco, anche quando si usano supercazzole e frasi subfilosofiche per accusare a 360 gradi qualunque cosa non sia in accordo con la propria ormai inattaccabile tesi. Dove poi si appiglino le varie accuse resta un mistero, visto che non vedo come si possa accusare di volere “ammazzare qualcuno” e “volere solo fare l’aperitivo” e volere “andare al ristorante al chiuso” quando si portano ad esempio lotte concrete che comunque ci sono state. Si sente l’odore di paure e deliri privati buttati addosso a chi sta ancora chiedendo, restando col focus sul contenuto dell’articolo, se ad esempio è stata criminale la manifestazione notav dei giorni scorsi. Se sono state criminali le manifestazioni di compagne e compagni che si sono succedute oltre il confine orientale. Se sono criminali lavoratrici e lavoratori dello spettacolo ad aver manifestato in piazza. E si potrebbe continuare.
    Nel momento in cui si scrive, lo riporto di nuovo, che ‘Nulla più del 25 aprile dovrebbe allora aiutarci a resistere politicamente nella pandemia. A mantenere ferma la contrarietà alle pulsioni che negano l’esistenza del virus non esplicitamente, ma attraverso la sua costante espunzione dal discorso quale fattore originario e oggettivo che non può non motivare le politiche che si volessero contrapporre a quelle in atto in questo periodo, prevedendo in ogni caso inevitabili restrizioni della libertà’, di quali pulsioni sta parlando Grasso?
    Davvero la ‘pulsione’ di voler bere un aperitivo in compagnia è equiparata alla politica di difendere la Val di Susa e scendere in piazza per il 25 Aprile?
    Perché queste lotte vengono (quando non infamate come “fasciste”) fatte rientrare nella cornice del volere difendere ‘aperitivi e socialità da movida’? Ma quanto è triste questo atteggiamento? Per non parlare del tirare in ballo alla cazzo Orso, Vincenzo, Sakine, Fidan, Leyla per mettere una pezza con toni in levare a un commento da comizio in piazza che fa comunque cadere le braccia.

    Rileggetevi l’articolo, appendetevolo in casa se credete che sia così lucido, e l’apericena – non so – datevelo in faccia visto che ci tenete così tanto

  49. Vabbe’, prediamo atto che in Italia al momento non pare esserci nessun motivo valido per scendere in piazza, neanche dopo un anno di anziani lasciati a morire senza cure nelle RSA; di lavoratori contagiati sul posto di lavoro o sui mezzi pubblici; di bambini e ragazzi lasciati da soli per ore e ore davanti a un monitor; di diagnosi tardive e terapie rimandate perché gli ospedali non sono nelle condizioni di occuparsi di altre patologie; di intere categorie di lavoratori rimaste senza una fonte di sostentamento; di vaste aree di confine militarizzate per impedire l’arrivo dei migranti; di disagio psichico in crescita esponenziale anche tra i più giovani.
    Ammetto, di tutto questo a me non frega un cazzo. Ne parlo per darmi un tono e per dissimulare le mie simpatie per il darwinismo sociale, ma l’unica cosa a cui tengo veramente è strafogarmi e ubriacarmi da far schifo in un bel ristorante al chiuso. Chissenefrega della sanità e della scuola pubblica al collasso, dei vaccini che non ci sono, della sicurezza sui luoghi di lavoro, dei disoccupati, dei migranti, dei carcerati, dei vecchi terrorizzati di uscire, dei reparti di neuropsichiatria stracolmi. Ci penseranno i miei figli, se lo vorranno, io voglio solo starmene tranquilla a godermi la vita per quel poco che mi è concesso.

  50. Già soltanto utilizzare ancora il termine – maldestramente traslato, hyeronimus – “distanziamento sociale” qualifica questo modo di argomentare e quanto questi sia inconsapevole e impregnante (buon per te se esci e corri solo, nell’ambito di questa discussione cosa vorrebbe significare?).
    Grasso non allude agli aperturisti, si scaglia contro le lotte, contro la Val Susa, contro chi critica la gestione pandemica e Grasso lo fa male, in maniera sghemba e cupa.

    Tra chi qui è intervenuto nessuno si è detto né dimostrato darwiniano, aperturista, negazionista, questa è una precisa scelta di comodo della narrazione mainstream a cui avete evidentemente deciso di aderire per lo stesso motivo: negare qualsivoglia critica, screditarla con l’intento di affossare il dibattito senza dovervi impegnare in ragionamenti e motivazioni conseguenti.
    Una bella scelta comoda.
    Abbiamo ripetuto alla nausea che stare A casa (dal lavoro, dai luoghi del contatto forzato e delle norme di prevenzione saltate a piè pari) è sacrosanto e MAI assimilabile, in nessun caso, allo stare IN casa propinatoci (murati, abdicando a qualsiasi lotta, socialità, mutuo appoggio, chiusi a produrre e consumare).
    A naso a me pare che voi “sviate il discorso”, seguitando imperterriti a accomunarci agli aperturisti (che schifo di temine), al popolo delle apericene (idem), ai mortiferi, salvo poi nascondere la mano.
    Chi infatti aggiunge “poi non succederà niente grazie a…” (io ad esempio non ne sono affatto convinto) dimostrando soltanto una morbosa volontà di rinchiudersi oltre il necessario, stando a ciò che egli stesso scrive, non siamo noi.

    Sbaglierò, ma continuo a registrare un modo di discutere capzioso, fatto di colpevoli e ricatto – il tentativo fallito e meschino della conta dei morti fatta passare per argomento ad esempio -, dentro al quale l’unica pratica possibile e potabile è la clausura totale e acritica che – in contrapposizione alla conta di cui sopra – volete dipingere come sterile, indolore, a costo zero.
    Eddai su, un po’ di fantasia perdio!

    Come si può sostenere Giovanna -da che pulpito – un commento talmente fuori fuoco? “…solo a mugugnare con la tastiera” imputato a chi cerca di contrastare questo clima plumbeo, mentre con ogni evidenza semmai, fuor di fobia e segregazione, battere dei tasti è l’unica pratica che rimane a te?
    Triste metodo tacciare di “superficialità e miseria intellettuale e politica” rivelando subito di seguito una serie di falle:
    – “metterci subito fuori strada” chi?, semmai ci siamo messi noi fuori, IN strada, non mi pare che tu ci stia seguendo;
    – “incapace… di guardare cosa fanno i compagni nel resto del mondo” (a proposito di superficialità), quando se allargassi lo sguardo potresti vedere tu stessa (senza che, come in questo caso, te lo debbano far presente altr*);
    – volete “gli aperitivi e la socialità da movida” è un non-argomento (misero intellettualmente e politicamente) su cui non vorrei mai più dover tornare, oltre che fallace disonesto, da parte tua come da chiunque altr* lo ri e rispolveri, un brutto tentativo di riempirci la bocca.
    Qui non si sostiene nessuna movida, nessuna festicciola e, per inciso, la brama di tristezza implicita in questa e altre argomentazioni sorelle è agghiacciante. Da questo lato del pianeta si portano avanti una critica alla gestione pandemica, rivendicazioni, argomenti, testimonianze dello sfascio da più di un anno, si lotta per svariati motivi che – deo gratias – non passano sotto le maglie censorie di questo squallido comitato centrale di autobarricati.

  51. Non conosco Davide Grasso (l’ho incrociato solo una volta, a un seminario) né appartengo ad alcuna organizzazione politica; in breve, non ho con lui conti da regolare, né personali né politici. Se mi scaglio contro il suo articolo è perché, dopo averlo letto, ho pensato che la misura fosse colma. Non bastavano il virus e la catastrofe umanitaria, economica e sociale che ne è seguita; dobbiamo sorbirci anche il revival della setta dei Flagellanti. Se nel XIV secolo era costituita da gruppi di penitenti cattolici, che, sottoponendosi alla mortificazione della carne, speravano di allontanare la pestilenza, nella sua versione odierna la setta annovera come adepti esponenti della sinistra antagonista, i quali purtroppo non si limitano a infliggere punizioni a sé stessi ma tormentano i loro simili (già duramente provati) colpevolizzandoli.
    A rivelarmi con brutalità i guasti prodotti da questo movimento ciclico regressivo non è stato solo il contenuto dell’articolo, ma anche la reazione che ha suscitato in me; nel preparare la mia replica, infatti, mi sono sentita in qualche modo in dovere di esibire le mie “credenziali”: il fatto di aver avuto, in famiglia, un lutto (quel “morto prossimo e conosciuto” di cui scrive Grasso), rischiandone poi un secondo, e più grave, e di rientrare nella categoria “persone fragili tra i 16 e i 59 anni” per aver sofferto di una patologia grave. Ora, se siamo al punto che dobbiamo “far valere” i nostri caduti e le nostre ferite per poter dissentire senza essere accusati di spregio per la vita umana, allora il dialogo è impossibile e inutile, perché abbiamo già perso – tutti quanti.
    Non è per caso che ho utilizzato una terminologia bellica: Grasso infatti non si limita a fare propria la metafora della lotta al virus come guerra, ma si spinge oltre, paragonando – con un procedimento aberrante sul piano storiografico, epidemiologico e, banalmente, logico – il numero medio di morti in Italia durante un anno di guerra e il totale dei decessi da Covid nei primi dodici mesi di pandemia. Tralasciando le macroscopiche differenze tra la seconda guerra mondiale (che, incidentalmente, provocò oltre 50 milioni di morti nel mondo) e l’attuale emergenza sanitaria, che senso ha estrapolare una media annuale da un conflitto lungo quasi cinque anni, per giunta mettendo insieme civili e militari, vittime e carnefici? E che cosa ci dice la media quotidiana dei morti di Covid sull’andamento della pandemia? Nulla, ma se serve a far sentire colpevole chi, pur badando alla sicurezza, cerca di salvaguardare una qualche forma di affettività e socialità, perché non brandirla? Pazienza se i morti di tumore in Italia sono circa 180.000 all’anno e quelli per malattie cardiovascolari 230.000 (con una media quotidiana di decessi rispettivamente di quasi 500 e oltre 630 al giorno); evidentemente i morti di Covid pesano di più, agli occhi dei Flagellanti, perché, essendo riconducibili a un virus, sono funzionali a sollevare il problema del comportamento – quello individuale, beninteso. È su questo punto che gli adepti della setta insistono, molto più che sulle responsabilità del capitalismo, e non solo quelle emerse a pandemia già in atto ma anche quelle ex-ante. Da circa venti anni gli esperti ammonivano sull’imminenza di una pandemia devastante, ma sono stati ignorati: fondato com’è sull’assolutizzazione del presente, il neoliberalismo è intrinsecamente incapace di prevenire; da qui l’esaltazione della resilienza, concetto ripugnante perché non denota altro che l’obbligo di persone e comunità di adattarsi a una catastrofe già avvenuta. In questo quadro, che a essere additati come colpevoli siano, di volta in volta, i runner, i proprietari di cani, i bambini che vanno a scuola o i cultori dell’apericena (accomunati ai NoTav, se capisco bene) è intellettualmente imbarazzante e politicamente offensivo.
    Sconcertante è anche la leggerezza con cui Grasso liquida la questione delle “difficoltà economiche, che non riguardano tutti allo stesso modo e potrebbero essere risolte con iniziative di ben altro e risoluto tenore” [ossia non con le riaperture]; già, ma quali? E portate avanti da chi? Il governo Conte? Il governo Draghi? La pressione delle lotte popolari, da scatenare su Zoom, naturalmente, visto che non potevamo neanche riunirci in 4 gatti, in nome di quell’auto-confinamento tanto caro ai Flagellanti? Siamo seri.
    Vogliamo pensare e organizzare la resistenza al “nuovo” ordine che verrà e che potrebbe assomigliare molto a una distopia realizzata, oppure appiattirci sulla retorica neoliberale della responsabilità individuale, dividendo, terrorizzando e criminalizzando le persone – esattamente ciò che fanno i fascisti?

  52. per rispondere ad A,quando io dico che vado\andavo in giro è per dimostrare che non sono\ero un fan dello stare in casa e delle politiche governative,e sopratutto per sottolineare che la cosa importante per evitare il virus è signorsissignore il distanziamento sociale,cioè non stare troppo vicino alle altre persone non uscire o stare in casa,dimostratemi il contrario se potete,poi se uno mi viene a dire io sono sano a me il virus non farà un cazzo quindi me ne sbatto,è un altro paio di maniche,ma chi pensa di avere motivi per temere il morbo deve comportarsi così,riguardo a Grasso che non conosco,non essendo io un attivista di alcunchè,debbo dire che nel suo scritto non ho intravisto alcun riferimento alle manifestazioni no tav,,io vi ho invece intravisto un attacco all’aperturismo imperante di tipo economico darwiniano,ma probabilmente sono io che sono un ignorante non attivista,e proprio quando questo ignorante non attivista è andato sul blog dei wu ming (che pur aborrendo le loro posizioni non considero aperturisti tout court a differenza di tanti altri guru alternativi con a cuore il portafoglio),ha fatto proposte del tipo che si poteva si aprire ma prima bisognava mettere in sicurezza le persone fragili,tenendole a casa con un reddito di quarantena, fasce orarie per esercizi commerciali,consentire alle persone fragili di allontanarsi su base volontaria dai nuclei familiari,mi è stato risposto che prima bisognava combattere il virocentrismo,,si capisce che chi fa una scelta bella comoda e non accetta ragionamenti diversi non sono io ma voi,tra l’altro solo perchè esprimevo idee diverse,neanche sul virus ma sulla condizione del malato nella società contemporanea mi è stato detto che era meglio se mi levavo di torno,mentre qua vedo che si lascia attaccare in modo furioso l’autore,senza che intervenga nessuno ,altro esempio dell’arroganza aperturista,nell’articolo di Grasso era chiara la critica al rischio calcolato di tipo economico del governo Draghi ed al darwinismo sociale delle destre,poi ho detto che potrebbe anche non finire male perchè non sono nostradamus,non perchè volessi rinchiudermi cosa che non ho mai fatto,infine quello che ai miei occhi e parlo per me solo,è questa mistica che avete dei rapporti umani,della socialità,degli affetti ecc questa retorica ripeto da libro cuore,se uno mi dice bisogna che si facciano le aperture perchè l’economia e se tu rischi di rimanerci amen,ok lo avverso in modo feroce ma perlomeno non si nasconde,ma se uno cerca di indorare la pillola facendomi sentire come se in fronte avessi scritto giocondo è anche peggio.

  53. andando di fretta ho fatto dimenticanze nel testo non riuscendo a cancellare debbo riscriverlo corretto.

    per rispondere ad A,quando io dico che vado\andavo in giro è per dimostrare che non sono\ero un fan dello stare in casa e delle politiche governative,e sopratutto per sottolineare che la cosa importante per evitare il virus è signorsissignore il distanziamento sociale,cioè non stare troppo vicino alle altre persone non uscire o stare in casa,dimostratemi il contrario se potete,poi se uno mi viene a dire io sono sano a me il virus non farà un cazzo quindi me ne sbatto,è un altro paio di maniche,ma chi pensa di avere motivi per temere il morbo deve comportarsi così,riguardo a Grasso che non conosco,non essendo io un attivista di alcunchè,debbo dire che nel suo scritto non ho intravisto alcun riferimento alle manifestazioni no tav,,io vi ho invece intravisto un attacco all’aperturismo imperante di tipo economico darwiniano,ma probabilmente sono io che sono un ignorante non attivista,e proprio quando questo ignorante non attivista è andato sul blog dei wu ming (che pur aborrendo le loro posizioni non considero aperturisti tout court a differenza di tanti altri guru alternativi con a cuore il portafoglio),ed ha fatto proposte del tipo che si poteva si riaprire ma prima bisognava mettere in sicurezza le persone fragili,tenendole a casa con un reddito di quarantena, fasce orarie per esercizi commerciali,consentire alle persone fragili di allontanarsi su base volontaria dai nuclei familiari,mi è stato risposto che prima bisognava combattere il virocentrismo,,allora si capisce che chi fa una scelta bella comoda e non accetta ragionamenti diversi non sono io ma voi,tra l’altro solo perchè esprimevo idee diverse,neanche sul virus ma sulla condizione del malato nella società contemporanea mi è stato detto che era meglio se mi levavo di torno,mentre qua vedo che si lascia attaccare in modo furioso l’autore,senza che intervenga nessuno ,altro esempio dell’arroganza aperturista,nell’articolo di Grasso era chiara la critica al rischio calcolato di tipo economico del governo Draghi ed al darwinismo sociale delle destre,poi ho detto che potrebbe anche non finire male perchè non sono nostradamus,non perchè volessi rinchiudermi cosa che non ho mai fatto,infine quello che vi rende insopprtabili ai miei occhi e parlo per me solo,è questa mistica,falsamente umanitaria in realtà economicisticissima che avete dei rapporti umani,della socialità,degli affetti ecc questa retorica ripeto da libro cuore,poichè se uno mi dice bisogna che si facciano le aperture perchè l’economia deve correre e se tu rischi di rimanerci amen,ok lo avverso in modo feroce ma perlomeno non si nasconde dietro a cortine fumogene per fare i propri intessi,ma se uno cerca di indorare la pillola facendomi sentire come se in fronte avessi scritto giocondo è anche peggio,nel derby tra salute ed economia avete scelto la seconda io non vi condanno moralmente,ma almeno smettetela di celarvi dietro alla retorica,non sarò mai dalla vostra parte,pur rimanendo in minoranza o solo,voi siete in linea con questa società per me del cazzo,stateci comodi

  54. riscrivo l’ultima frase perchè andando di fretta ho tralasciato alcune cose che rendono il testo incompresibileinfine quello che ai miei occhi e parlo per me solo,è questa mistica che avete dei rapporti umani,della socialità,degli affetti ecc questa retorica ripeto da libro cuore,se uno mi dice bisogna che si facciano le aperture perchè l’economia e se tu rischi di rimanerci amen,ok lo avverso in modo feroce ma perlomeno non si nasconde,ma se uno cerca di indorare la pillola facendomi sentire come se in fronte avessi scritto giocondo è anche peggio,ed aggiungo nel derby tra salute ed economia avete deciso di stare con la seconda,è una scelta politica io non vi condanno moralmente,anche se sarò sempre contro le vostre idee che tra l’altro sono maggioritarie,ma a me non interessa preferisco rimanere solo piuutosto che prenderla in quel posto col sorriso,ma almeno non nascondetevi dietro cortine fumogene

  55. “è questa mistica che avete dei rapporti umani,della socialità,degli affetti ecc questa retorica ripeto da libro cuore”

    evidentemente è tutta “roba” (gli affetti, la socialità….) di cui a te non frega niente, a quanto pare non hai figli in età scolare quindi non ti frega di cosa hanno sofferto bambini e adolescenti, a quanto pare hai pure una certa età quindi in un certo senso “hai già dato”, ma pensare che tutti debbano avere la tua stessa concezione di vita e pigliare per il culo la loro esigenza di avere affetti e socialità è un filino arrogante e anche un po’ fascista. Spacciarlo poi per posizione di sinistra è veramente da vomito. Una volta era di sinistra chi si augurava una vita migliore, adesso scopriamo che essere di sinistra è lottare per una vita di merda.

  56. rispondo ad Andrea,prima cosa dove hai letto che io detto che sarei sinistra?io non l’ho scritto da nessuna parte,io non sono niente anche per me la sinistra non esiste più da un pezzo,le mie proposte riguardo la pandemia sono le seguenti:
    partendo dall’inizio
    1)si doveva fare un lockdown subito duro breve sul modello di corea ed australia,atto a consentire l’individuazione dei soggetti più a rischio virus che non solo gli anziani
    2)fatto ciò si doveve consentire alle persone con due o più patologie concomitanti di ottenere un reddito di quarantena ed assentarsi dal lavoro qualora questo si svolgesse in luoghi chiusi a contatto con altre persone ove non sia possibile lo smart working
    3) istituire una fascia oraria per gli esercizi commerciali in modo tale che le suddette categorie potessero recarsi a fare la spesa in sicurezza,oltre ad implementare la modalità a domicilio
    4)siccome ritengo la famiglia una fonte di contagio,dare la possibilità ai soggetti a rischio di lasciarla
    offrendo loro una residenza alternativa
    Queste erano le CONDICIO SINE QUA NON,per poi fare le riaperture ed affrontare anche le questioni della socialità,che per me non è che non sia importante ma viene dopo la vita e la salute,dimmi dove la socialità sarebbe stata lesa dopo un primo lockdown interlocutorio?,ovvio che non risponderai,perchè sul concreto non sapete rispondere,questa era la via che tu chiamerai di sinistra e che io chiamo semplicemente la via giusta,ma quando ho proposto le mie tesi ai guru della sinistra radicale e non parlo solo e tanto dei wu ming ,mi è stato risposto che pensavo troppo all’aspetto sanitario e non alla socialità ciò dimostra che questo alibi non è altro che un paravento di lacca per salvaguardare il vostro tornaconto economico,in ciò non siete diversi dai governi, dalle lobby, dalle destre,dal popolo della fiesta,siete uguali solo più ipocriti

  57. Prima di tutto, due annotazioni:

    1) Non so se questo articolo di Davide Grasso sia “una delle cose peggiori scritte” in questo ultimo anno e mezzo, di sicuro me ne viene in mente un altro che lo batte di gran lunga. Ed è quello di Sara Gandini e marco mamone Capria, ospitato temporaneamente (e poi fortunatamente cancellato) su Giap un annetto fa.

    2) Askatasuna e attivisti No Tav hanno manifestato insieme per il corteo del primo maggio a Torino. Non sono convinto che l’articolo di Grasso sia anche un attacco velato alla galassia No Tav, come alcuni commentatori suggeriscono.

    Nell’ultimo episodio del podcast “Q come Podqast” Wu ming 1 parla nuovamente di gestione della pandemia. Ci sono diversi spunti interessanti ma ce ne sono anche alcuni problematici. Verso la fine, wm1 dice chiaramente che preferisce coloro che sostengono ipotesi di complotto a coloro che criticano l’esistente a parole ma in realtà accettano la narrazione dominante (sulla pandemia). è un evidente riferimento agli “intellettuali di movimento”. I primi sono “inquieti” e questa inquietudine, secondo wm1, fa emergere la loro umanità.
    mi dispiace che a dire queste cose sia una persona così acuta come wm1. Il suo ragionamento sulla complessità e sull’inquietudine di alcuni “cospirazionisti” è giusto. Dipingere tutti i sostenitori di ipotesi di complotto come creduloni o bifolchi è un atto viziato da miopia. Miope, però, mi sembra anche dire che nella maggior parte dei casi si tratta di inquieti che hanno solo scelto il lato sbagliato e che sono preferibili agli attivisti di sinistra pro-restrizioni (volendo usare una semplificazione).
    L’inquietudine e l’insoddisfazione sono gusci vuoti se le riempi – come succede in alcuni casi – di robaccia corrosiva.
    In questo episodio wm1 stigmatizza il manicheismo che ignora la complessità. Bisognerebbe muoversi in direzione coerente a questo assunto e accorgersi che, quando si arriva a parlare di pandemia, la stragrande maggioranza dei discorsi è viziata da un approccio manicheo. La complessità della pandemia/sindemia ci imporrebbe, invece, di tenere insieme aspetti che sembrano procedere in direzioni opposte.

  58. Vedo che qui avete tutti ingoiato l’Arte di aver ragione di Schopenhauer, per cui mi siedo dalla parte del torto e non aggiungerò altro. Ho molto apprezzato lo scritto di Davide Grasso per quello che c’è scritto e non per quello che si suppone ci sia dietro. Da oltre un anno a questa parte ho partecipato a tutte le manifestazioni che mi parevano avessero qualcosa da dire di importante (cioè non di simbolico) e a Bologna ci ho visto sempre pochi compagni e mai le mosche cocchiere che ci spronavano a scendere in strada. Agire vuol dire anche saperne rispondere, esserci, essere responsabili, non stare sulla tastiera e cambiare le carte in tavola continuamente dando i numeri. E qui le manifestazioni sono quello che sono. Questo 25 aprile sono incappato nel compagno A. (a cui voglio bene) che mi voleva buttare le braccia al collo e baciare e mi ha dato del fagiano e del paranoico perché non gli ho abbassato la mascherina. Ho incontrato M. (a cui voglio bene) che considera chi vuole vaccinarsi un perfido autoritario. Poi ho detto in fondo se stavano un po’ meno assembrati e sono stato evangelizzato sul fatto che la mascherina fa male alla salute e che il virus è un alleato perché è la natura che si rivolta al capitale e il contagio blocca la produzione ecc. ecc. Il “voler vivere” di chi ha figliuoli e non pensa nemmeno in quale mondo saranno adulti è per me un alibi come altri per non darsi ora un’autodisciplina collettiva e condivisa.

    “A mantenere ferma la contrarietà alle pulsioni che negano l’esistenza del virus non esplicitamente, ma attraverso la sua costante espunzione dal discorso quale fattore originario e oggettivo che non può non motivare le politiche che si volessero contrapporre a quelle in atto in questo periodo, prevedendo in ogni caso inevitabili restrizioni della libertà.”

    Qui “restrizioni” per me non vuol dire stare chiusi in casa, ma rendersi conto che ci deve essere nell’agire una rigida autodisciplina collettiva e condivisa, che non c’è perché i vari “guru” e i loro tifosi ci hanno portato fuori strada.

  59. Ale, quello che scrivi ha del mostruoso.
    E non c’entra Schopenhauer.

    Ti stai dichiarando disposto a vivere un’eterna, interminabile, condizione di non-vita, di non-affettività, di negazione di _tutti_ i tuoi bisogni di essere umano (che non sono gli aperitivi su Zoom, no), dietro ordine dei padroni assassini, in nome di _cosa_?

    Non dirmi “della fine”, dài, non dire del “ritorno alla normalità” – e non solo perché la normalità è _esattamente_ quello che stiamo vivendo, il copione è sempre lo stesso da quarant’anni, disumano.
    Perchè se dicessi così, vorresti in effetti dire “in attesa di quando gli aguzzini che siedono nei palazzi di governo e nei consigli di amministrazione mi daranno il via libera per abbracciare il mio amico”.

    Ma non te lo daranno mai.

    Non ci credevi a Marzo 2020, non dirmi che ci credi ora.
    Certamente e come minimo non fintanto che “l’autodisciplina condivisa” (penitenza individuale) non comprende qualche sorta di azione _utile_ ed efficace.
    Tipo chiudere una fabbrichetta o due, #bergamois (still) running.
    Una patrimoniale al 101% che permetta di affrontare la crisi sanitaria.

    “L’autodisciplina condivisa” è come pensare di risolvere la crisi idrica facendo docce più corte: una porcata neoliberale, che va a intaccare i rivoli e non il fiume.
    Che ruba i tuoi diritti e li consegna infiocchettati al padrone assassino.

    E una volta che si è entrati in questa mentalità, anche qualora l’attuale crisi sanitaria rientrasse, non cambierebbe nulla.
    Il potere si espande come un gas.
    A volte mi chiedo se vi rendiate conto del fatto che una volta che a un diritto si rinuncia, tale diritto non torna mai più indietro senza l’azione violenta.
    Dovreste averlo imparato nel ’97, quando vi promettevano la flexisecurity e invece vi hanno dato la flexi senza la security.

    Oggi i peggiori criminali contro l’umanità hanno imparato che possono vessare l’umano oltre i limiti già mostruosi di prima in risposta e in anticipazione di ogni crisi da essi stessi provocata.

    Al prossimo giro taglieremo un altro po’ di sanità con maggiore zelo, tanto sappiamo che se fosse troppo, si può demandare tutto all'”autodisciplina condivisa” o al manganello, alla polizia.
    Imporremo coprifuochi, fabbriche insalubri aperte, uffici insalubri aperti, nessun problema.

    E l’edilizia scolastica fatiscente?
    Scordatevi un centesimo di investimento.
    Se un soffitto si incrina, mica si aggiusta: tutti in DAD.
    Per sempre.

    _Un allevamento in batteria di esseri umani_ imbottiti di farmaci, che cosa di sinistra, “compagni”, compagnucci, liberaldemocratici, miglioristi di merda.

    Al di là di ogni altra possibile considerazione, dalla mia finchè non vedo come minimo uno tra la patrimoniale approvata d’urgenza e il commissariamento di tutti gli stabilimenti rifiuterei – e in effetti rifiuto – ogni possibile collaborazione e sacrificio individuale.
    Non ho intenzione di spegnere un incendio coi cucchiaini d’acqua, come uno schiavo egizio, mentre qualcuno butta benzina e dice che “siamo tutti sulla stessa barca”.

    E se mi fermo qui, e non suggerisco che oggi la persona morale e retta dovrebbe fare uno sforzo per limonare il più estranei possibile nell’arco di una giornata è solo perchè l’azione del singolo ha scarso effetto in postiivo o in negativo.

    Ma capiamoci: se scende la “curva epidemica” del virus che vi ossessiona – così diverso, vi dicono, da ogni altro evento nella lunga storia dell’Uomo – ecco, se scende _è male_.
    Se sale, è bene.
    Se gli ospedali “sono al collasso”, allora forse qualcuno chiuderà alfine qualche fabbrichetta.
    E se traboccano, forse è l’unica occasione che la Storia, con l’aiuto della Natura che ci ha armati, ci può dare per fermare il male assoluto.
    Smantellare il profitto, smantellare le fabbriche, lanciare sassi contro le ville e sprangare la testa dei miliardari.

    Se invece scende, vuol dire che si è scoperto un modo di tenere artificialmente in vita il sistema mostruoso e insostenibile in cui sopravviviamo, con il manganello e il cencio in faccia – anche all’aperto, come pura comunicazione non verbale, segnale di sottomissione e appartenenza e disumanità.

  60. ecco quest ultimo commento è la ciliegina sulla torta e sono grato all’autore coso,una persona che ha il coraggio di dire quello che pensa,che non si nasconde dietro alla sociologia da quattro soldi,”Ma capiamoci: se scende la “curva epidemica” del virus che vi ossessiona – così diverso, vi dicono, da ogni altro evento nella lunga storia dell’Uomo – ecco, se scende _è male_.”,ecco la foto dell’antagonismo militante del futuro,io non avevo dubbi,il frutto del lavoro dei guru alternativi è riuscito a generare il guerriero senza macchia e senza paura

  61. Perfetto, col cambiare del contesto e della situazione si era da tempo esaurita la lunga catena di capri espiatori a cui accollare il contagio, e così ne avete trovato un altro: i “guru alternativi”, a cui attribuite posizioni che inventate voi, comportamenti che inventate voi, sparate balle come non mai per giustificare voi stessi, così il dibattito degenera e voi siete contenti, avete “vinto”, c’è un nuovo soggetto da linciare. Per fortuna il mondo là fuori non è questo thread. Che a questo punto non ha più senso prolungare, se mai lo ha avuto. Teneteveli i vostri incubi auto-securitari.

  62. @tesnota
    grazie, ho ascoltato, pero’ non dice proprio quello che hai scritto tu, non c’e’ una rivalutazione del complottismo, sarebbe stato stranissimo. Dice in estrema sintesi quello che spiega anche nel nuovo libro, che è tutto contro il complottismo. Si tratta di “anticapitalismo deviato”, perche’ da una risposta sbagliata (e che alla fine fa il gioco del potere) all’insopportabilita’ di una situazione, e’ umano non sopportare la situazione e questo va riconosciuto, anche nel mio giro di conoscenze spesso a cadere in quel buco sono i piu’ sensibili, persone che patiscono le ingiustizie ma poi “leggono” la situazione in un modo che purtroppo li porta via. Wm1 dice che queste persone non vanno demonizzate e nemmeno prese in giro e bisogna invece cogliere il “nocciolo di verità” che sta dentro ogni fantasia di cospirazione.

  63. hieronymus, per quanto non possano sembrare parole da buon cristiano, da Gandhi della domenica, ciò che affermo è semplice logica: il sistema mostruoso di sempre sta andando avanti e si è evoluto – prevedibilmente – in forma di allevamento intensivo di impiegati-comsumatori.

    Se un qualche ordine permane è una cattiva notizia, non buona.
    In particolare, ma non solo, perchè come sempre a spese dell’essere umano e mai delle macchine.

    È la stessa narrazione dietro ad ogni crisi: “lo spread sale, dobbiamo fare sacrifici”
    “Altrimenti?”
    “Altrimenti finiamo al default!”
    “Ah, ok, taglia, taglia”.

    Risposta sbagliata: tu non vuoi che la crisi rientri, tu vuoi che il sistema si sfasci del tutto, anziché prendere solo una bottarella che si risolve con un ulteriore giro di repressione.

    Anticipo già le critiche: “ma se gli ospedali sono al collasso si perdono vite umane!”
    A parte che è un problema del carrello mica male, perché il capitalismo neoliberista uccide quotidianamente, ma… certamente se gli ospedali “collassano” si passerà alle misure veramente efficaci PRIMA che si inizi a morire, no?
    Avendo tagliato tutta la scuola, tutta la socialità, tutta l’umanità i nobili e umani autori del copione che recitate passeranno a chiudere le fabbriche, che gli operai stessi eviteranno, no?
    Mica lasciano la gente a morire, dai, no, ti pare?
    Le regole e gli editti che emanano sono per il bene collettivo!

    P.S. L’1% ha aumentato la sua ricchezza del 22% l’anno scorso. Fonte: Manifesto di stamani. Autodisciplina collettiva! Mortificazione! Niente patrimoniale!

  64. Mi si permetta una postilla: tutto quello che non va nella direzione del collasso del sistema non va nella direzione di risolvere la crisi ecologica, e dunque è causa diretta di infinita morte e sofferenza nel medio termine (ma anche nel breve: la crisi sanitaria ne è un mero aspetto).

  65. Mi si permetta una postilla alla postilla, poi basta: notizia fresca di oggi, dal PNRR se ne va anche il salario minimo.

    I “lavoratori essenziali” che sono stati solo simbolicamente lodati per aver mandato avanti la civiltà umana… ah, no: il profitto in questi mesi – e che di recente sono passati ad essere definiti #culoalcaldo per il solo fatto di _avere un misero reddito_ – continuano a non potersi permettere, a quarant’anni, più che una camera doppia con due fuorisede (dove peraltro sai quanto aerosol che ci si passa), ferie e malattia puramente simboliche se presenti, maternità e soprattutto paternità che LOL.

    Poi escono dalla fabbrica, dal magazzino o dal supermercato alle 20 o alle 21, e zac: alle 22 coprifuoco, checcazzo.
    Passeggerete un’altra volta, poveracci, dobbiamo Sconfiggere Il Virus.
    Perchè lo sapete che se il vostro supermercato chiude alle 19,30 la cassiera se ne va almeno alle 20,30 e arriva a casa alle 21, sì?

    Ma oh, ragà: avanti con l’Autodisciplina.
    Pieghiamo quella curva dei contagggi Tutti Insieme, Per Il Nostro Paese.

  66. scrivo quello che prometto sarà l’ultimo commento solo per una chiarificazione,si parla molto in questo thread dei wu ming,ora pur non piacendomi la loro impostazione sulla pandemia ed considerandoli antipatici non considero costoro aperturisti(erano per la chiusura delle fabbriche), e appartenenenti la folta schiera dei guru alternativi che però esistono eccome,basta cercare su internet saluti

  67. un ultima postilla per Andrea,fotografare la realtà non è inventarsi le cose,esiste ormai la gran parte della sinistra antagonista che è aperturista darwiniana e disprezza i soggetti deboli,visti come intralcio ai loro obiettivi,questa è la realtà poi che piaccia e non piaccia è una linea che è risultata vincente con i senza i guru che comunque esistono,

  68. “Coso” è ovviamente un fake, le sue sparate servono a far sembrare le posizioni alla Grasso/Geronimo le unoche accettabili.

  69. Basta fanfarate hyeronimus, giù la maschera.
    Dov’è, chi è questa “gran parte della sinistra antagonista che è aperturista darwiniana e disprezza i soggetti deboli”?
    Fai due nomi, elencaci qualcuno, altrimenti stai friggendo l’aria e io son stanco di ungermi con queste sparate.

  70. No, sono “real”.
    E non vedo francamente in che modo immaginare e di augurarsi la fine del capitalismo – che avviene con una crisi a cui esso non riesce ad adattarsi, di elezione addirittura con una rivoluzione – sia una “sparata”.

    Poi se abbiamo così tanti paraocchi che Non C’è Alternativa, o che pensiamo che l’alternativa si persegua a braccetto con Confindustria…

    Ma cosa sto a parlare?
    I fatti stanno lì: l’1% ha aumentato del 22% la sua ricchezza nel 2020, anche stavolta il salario minimo non si fa e il PNRR prevede una moltitudine di ecocidi e trivellazioni.

  71. Insomma, l’1% ha aumentato del 22% la sua ricchezza nel 2020 e quindi qualcun’altro dovrebbe fare la rivoluzione o almeno immaginare e augurarsi la fine del capitalismo e invece, misteriosamente, non lo fa. Metti anche che quelli che la rivoluzione dovrebbero guidarla sono divisi in mille partitini personali e non sono nemmeno in grado di raccattare l’1% alle elezioni (figurarsi il 22%…) e naturalmente la rivolta violenta parrebbe una pessima idea, la volta scorsa non ha proprio funzionato, e quindi si aspetta che il capitalismo si autodistrugga e il potere ci cada in mano da sè, così, come premio della nostra pazienza…

  72. Più esattamente, come premio della nostra “ferrea Autodisciplina”.
    Se seguiamo tutti le regole ne usciamo tutti insieme!

    Che pare una sparata, ma è la stessa immaginazione escatologica al lavoro, e invece no: in entrambi i casi alla fine non si avrà NÉ questo, NÉ quello.

    Benessere psicofisico, buona-vita, preservazione dell’ambiente E salute nel senso più meramente clinico-organico (che include minimizzare l’effetto del nuovo coronavirus) NON si possono perseguire insieme a Confindustria e alle banche.

    Una cesura è imprescindibile.
    Ogni tentativo di “lavorare tutti insieme” ovvero alle condizioni dettate da LORO è come minimo inefficace anche dal punto di vista epidemiologico.

    È l’assenza di questa cesura che ha permesso all’epidemia di correre senza freni da un anno causando morti a vagonate E sofferenza INSIEME.

    “Darwinismo” anche stocazzo, insomma.
    Mi preoccuperei del darwinismo sociale, che sta di casa da un’altra parte.

  73. Ma guarda! Wu Ming dice “Impallinate Davide Grasso” e subito qui si leva uno stormo di troll a latrare le più diverse balordaggini.

    Persone che pensano davvero non ce ne sono quasi più. C’è solo una gran fiumana di testi e libri che scorre sempre uguale dalla tipografia al macero. Tutti scrivono e nessuno sa più leggere.

    Ci dicono che bisogna cogliere il “nocciolo di verità” che sta dentro ogni fantasia di cospirazione, ma se parla invece un compagno non c’è nessun “nocciolo di verità” da cogliere, solo rancore, mistificazione e gettar merda. Parla perché ha paura. Parla perché allude sottobanco a quel che sappiamo bene. Non c’è neanche bisogno di capire cosa dice. È triste e fuorimoda.

    La cultura borghese si riconosce perché divide, separa, squalifica. Una funzione della cultura borghese è appunto la “moda”, cioè la divisione artificiale tra ciò che è triste povero obsoleto e la piccola stilosa verità che traccia una riga e ci dovrebbe isolare al di sopra del volgo degli idioti ottenebrati. Siamo solo degli ipocriti. La gente affoga in mare, sotto il ginocchio dei poliziotti, in rianimazione. Gli oceani non respirano. L’ambiente frigge.

    Se il crollo del capitalismo è solo catastrofe e non è dovuto all’emergere di una soggettività sociale senza confini senza patrie che ovunque lo distrugga, se quel crollo è soltanto una conseguenza materiale della devastazione, non servirà a niente, gestiranno la catastrofe mantenendo ben salde le strutture di potere. Il virus non è un nostro alleato, è un fatto oggettivo, ma se non riusciamo a dare una risposta collettiva su questo figuriamoci su altro. Ognuno segua pure i suoi rancori. Ci si rivede alla fine della strada, tanto non sarà lunga.

  74. Mi sembra significativo che il commento qui sopra descriva questa discussione come un… complotto dei WuMing, e tra l’altro perché? Perché qualcuno sul loro blog ha chiesto cosa pensassero dell’articolo di Grasso e loro lo hanno detto. Questo sarebbe un ordine di “impallinare Grasso”. Per altro le posizioni attaccate da Pancaldi non sono affatto quelle dei WuMing.
    Loro sono perfettamente in grado di difendersi senza la mia “avvocatura”, ma credo ignoreranno quest’ennesimo schizzetto di merda nella loro direzione. Comunque il serpente paranoide si morde la coda…

  75. rispondo ad A,premettendo le disfide all’inerno della sx radicale non mi riguardano io non sono politizzato,allora quando si appoggiano ricerche scientifiche che affermano la tesi che i luoghi chiusi frequentati da persone,sarebbero luoghi sicuri al 100%, o qusi,in contrasto con l’opinione di molti scienziati e facendo e con una buona dose di pillole ottimiste,e al contempo sulla scia di queste ricerche si imbastiscono movimenti di massa all’insegna di PRIORITA’ a questo o a quello,si sdogana il darwinismo,poichè vedi io non mi occupo di scuola ma se tu costringi le persone con patologie concomitanti ad andare al lavoro in ambienti chiusi tu li esponi a gravi rischi(a meno chè non siano vaccinate),inoltre fai da scuola\apripista per gli altri settori al chiuso,perchè le fabbriche dovrebbero chiudere se le scuole sono aperte? essendo due luoghi simili,ma vedi io non mi considero un chiusurista,poichè se si mettessero in sicurezza le persone fragili,con due o più patologie concomitanti consentendo loro l’obiezione lavorativa e quella familiare,andatevi a rileggere le mie proposte più sopra,si sarebbe potuto riaprire tutto in breve tempo,ma il fatto che gli aperturisti abbiano sempre respinto queste cose,fa si che i loro lamenti siano irricevibili da parte mia, rispondendo ad Andrea io non vinco niente,perchè non sono e non appartengo a niente,siete voi i vincenti vedi elezioni a Madrid(non sto dicendo che tu sia di dx,ma siccome tutti ed anch’io sostengono che la dx ha vinto le elezioni perchè aperturista solo che per me questo è la conferma del darwinismo della gente del giorno d’oggi grazie alla selettività del virus)
    ,ma io non seguo la massa io ho già divorziato con la società ed avevo già intuito la fascistizzazione e la darwininizzazione della società molto tempo prima della pandemia,figurati quanto mi interessa vincere,però almeno credo di poter dire la mia

  76. Dovrebbe far riflettere che qui uno dei sostenitori più decisi della linea “i rapporti sociali sono da fascisti”, semplificazione della posizione di Grasso, sia @hyeronimus, il quale si rivendica il non essere politicizzato. Ha divorziato dalla società, quindi esiste solo lui come individuo, osservatore imparziale. Dalla sua torre di avorio, dove risiede la giustizia, sta dando dei darwinisti sociali un pò a tutti perchè ha il diritto di dire la sua su cose che non gli riguardano per fini imperscrutabili. Ovvio, per farlo, deve usare argomentazioni fantocce come ” quando si appoggiano ricerche scientifiche che affermano che i luoghi chiusi frequentati da persone sarebbero luoghi sicuri al 100% si sdogana il darwinismo” che nessuno ha proposto.

    Il tentativo di sperare che le classi dominanti concedano qualcosa per la pena verso le masse rinchiuse in tuguri c’è stato, per alcuni in maniera consenziente, per tanti grazie alle solerti forze dell’ordine, le stesse che picchiano gli scioperanti ed i senza fissa dimora. Concordiamo che non abbia funzionato? Anzi, ci troviamo in una situazione peggiore della cosiddetta normalità. Cosa vogliamo fare? Lo dico a titolo spero non solo personale: stare sulla tastiera ad indignarsi non è una strada percorribile.

    Le destre ‘aperturiste’ pretendono che si riapra tutto (quel poco che non è aperto a dir la verità) per ammansire i padroncini della ristorazione, la piccola borghesia che ha già avuto vent’anni di potere dittatoriale nemmeno un secolo fa. Chi non è con loro non deve volersi opporre con l’autoflagellazione, come detto sopra. Si potrebbe ad esempio esigere che per un anno le fabbriche hanno guadagnato propagando il virus, ora tocca a loro chiudere per riaprire la società, l’attivismo, le case di chi soffre mentalmente. Ma questa semiprovocazione (provocazione perchè non c’è la forza sociale di imporre simili scelte dal basso) non viene nemmeno considerata. Il motivo, a mio avviso, è che in fondo la convinzione che l’economia centralizzata e capitalista sia tutto permea un arco politico molto più largo che le destre tradizionali. E allora, che il restante sia minoranza non è una novità. Faremo come al solito. Alcuni sulle barricate e se si ottiene qualcosa i vantaggi a tutti. Tanto chi sostiene l’immobilizzazione delle masse dalle torri d’avorio non muoverà un dito nemmeno per impedirlo. Aspetterà in uno stato catatonico che dalla morte si discosta solo per dettagli fisiologici.

  77. rispondo a Baracca,io non ho mai sostenuto che i rapporti sociali siano cose da fascisti,ho detto che di fronte ai rischi per la salute fisica passano in secondo piano,e che tirarli in ballo con argomentazioni da libro cuore per sostenere riaperture azzardate che per me si potrebbero pure fare ma facendo le cose che ho elencato più sopra ma che nessuno di voi legge,è sbagliato,ho poi detto che la selettività del virus comporta un menefreghismo dei più che agevola le destre questo si ma son due cose diverse,infine non è vero che non sono cose che mi riguardano eccome,dovendo andare al lavoro in una situazione di fragilità(colpa del governo ok),trovandomi attorniato da colleghi ai quali del virus non frega un granchè e che sposano le teorie aperturiste per i loro interessi(colpa degli altri che si oppongono al governo),mi riguarda eccome

  78. @hyeronimus non avete nè tu nè Grasso direttamente sostenuto che i rapporti sociali (argomenti da libro cuore) siano cose da fascisti, ma sia tu che Grasso siete pronti a scagliarvi contro chi li rivendica. Sei pronto ogni giorno ad andare a lavoro al chiuso, muto ed indignato, e per quello giustamente soffri, cioè lo scambio della tua salute per il reddito. Ed io dico chiudiamo i luoghi di lavoro al chiuso (anche le cucine dei ristoranti) e lasciamo per un anno libere le manifestazioni e la cura psicofisica collettiva. Ma qui poi c’è il salto logico per cui hai bisogno di argomenti fantoccio: io rischio obbligato e non dovrei, mentre intorno a me la gente (dopo aver rischiato la propria salute per 40 ore a settimana) vuole andare al bar. E’ come chi se la prende con i colleghi o i poveri per far deteriorare le condizioni di lavoro anzicchè con chi ci lucra, più in alto. Il menefreghismo di chi si sente poco a rischio c’è e lo sappiamo tutti. Per questo nessuno qui sta osannando i bar, ma sta dicendo che i padroni ci hanno tolto tutti i momenti costruttivi pubblici e, visto che gli stessi padroni continuano a guadagnare sulla pelle di chi lavora per loro, ce li riprendiamo. Puoi essere d’accordo o no, ma non stai facendo un favore nè a te nè alla cattivissima società, costituita per grandissima parte da subalterni, nel difendere l’indifendibile pur partendo da assunti ragionevoli.

  79. @Baracca,questo è il mio indifendibile:partendo dall’inizio
    1)si doveva fare un lockdown subito duro breve sul modello di corea ed australia,atto a consentire l’individuazione dei soggetti più a rischio virus che non solo gli anziani
    2)fatto ciò si doveve consentire alle persone con due o più patologie concomitanti di ottenere un reddito di quarantena ed assentarsi dal lavoro qualora questo si svolgesse in luoghi chiusi a contatto con altre persone ove non sia possibile lo smart working
    3) istituire una fascia oraria per gli esercizi commerciali in modo tale che le suddette categorie potessero recarsi a fare la spesa in sicurezza,oltre ad implementare la modalità a domicilio
    4)siccome ritengo la famiglia una fonte di contagio,dare la possibilità ai soggetti a rischio di lasciarla
    offrendo loro una residenza alternativa.Queste erano le CONDICIO SINE QUA NON,per poi fare le riaperture ed affrontare anche le questioni della socialità,che per me non è che non sia importante ma viene dopo la vita e la salute.
    ragiona su questo se puoi,anzichè concionare di cose impossibili tipo chiudere i luoghi di lavoro,che a me andrebbe anche bene,ma verresti linciato in un nanosecondo dal popolino bue,che vi piace tanto, che non s’attenta neanche a fare uno sciopero,se aveste fatto vostre queste proposte forse qualcosa si poteva ottenere,ma siete manichei,concludo chiedendo scusa ai tenutari di questo blog per la mia invadenza…

  80. E visto che manca la condicio sine qua non bisogna tenere tutto fermo per sempre perché TU sei a rischio, ma dai dell’egoista al prossimo. Meriti un’infinità di pernacchie.

  81. una politica seria si batterebbe per la condicio sine qua non,ma visto che no si vuole,e si pensa solo a fare dell’ideologia e a rincorrere i sondaggi,considerato che non sono solo io ad essere in queste condizioni,beh allora ciò è darwinismo eccome,poichè lo è quando una maggioranza decide di sacrificare una minoranza in nome di interessi superiori,togliendogli ogni via di fuga,io mi difendo da solo,sfruttando ferie,permessi e tanta malattia raschiando il comporto e rischiando,ma meglio un brutto processo che un bel funerale,e di certo non mi metto a tifare per chi non ha interesse per le mie esigenze,ricambio le pernacchie..

  82. @Andrea a me piacerebbe,essere un governante che per ragioni morali superiori decide di farti attraversare un campo minato,e ti dice su avanti Andrea questo terreno non è tutto minato non è detto che tu debba ferirti o morire,se ce la fai bene ma devi esser contento anche se ti fai male o addirittura muori,poichè grazie a al tuo eventuale sacrificio umano la società raggiungerà i suoi obiettivi,immagino che forse perderesti un po della tua verve spiritosa…

  83. @Andrea,nulla mi lega a Davide Grasso,nel senso che non lo conosco di persona ed inoltre attualmente non mi occupo di politica,ma l’articolo che hai linkato se possibile da del confusionario a Grasso,riuscendo a fare più confusione di Grasso stesso,la tipa infatti dice di non capire cosa intende dire Grasso,che invece per me è molto chiaro,poi posso essere d’accordo che il paragone con la resistenza è forzato e forse storicamente non centrato,ma il senso è chiaro e dice una verità chiara e lampante vale a dire parte della società(secondo me maggioritaria) ha deciso per ragioni economiche anche legittime di accettare il rischio dell’eliminazione delle categorie fragili della società(poi non avverrà perchè i vaccini funzionano,ma questo è un altro discorso),che poi lo si voglia negare per fini ideologici nascondendosi dietro una fuffa sociologica pseudosinistroide è un modo per mistificare le intenzioni…

  84. sul cartello vi/ci è la locazone,un asse d sterminio,cu voi della G.d.F. prendereste per luogo o casa..Po vi ci è la vessazione/nfestazione,poi dopo,lucifero,nerone,caronte,satana.poi 7 demoni peggio di satana.Po s usato com U d Utlzzatore sare vta o morte.Se usato come Generatore sarei lo stesso vita o morte.Poi ci è Jumpi/Junky,cui si lascia chiamarne Jumper o Junker,cui è un nome dello angelo della morte.

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