Pubblichiamo l’estratto da un articolo pubblicato su Linus di questo mese, che ringraziamo (e che trovate ancora in edicola).

…se dovessimo indicare i modelli letterari principali non solo dello stile ma  dell’ispirazione poetica dylaniana non avremmo dubbi: William Blake e Arthur Rimbaud.

Due volti speculari, solo apparentemente simili, della poesia profetica che ritroviamo entrambi nella Sfinge dylaniana: il sapiente eretico e il giovane veggente.

(…)

Se tutti hanno dovuto fare i conti con la grandezza di Dylan, figuriamoci Dylan stesso. Tutta la carriera di Dylan è un corpo a corpo col suo passato glorioso, ingombrante, mitologico, costantemente ingiuriato, rivissuto e trasformato nelle esibizioni del cosiddetto Never Ending Tour; più che una serie interminabile di concerti quasi un disperato divertissement pascaliano per sfuggire alla tortura del pensiero, per cercare d’afferrare il presente nell’attimo svanente di una variazione continua, lottando ogni sera col demone gemello della propria leggenda.

Un enorme sforzo di trasmutazione alchemica della propria Opera, già compiuta, per non divenire il poeta alessandrino di se stesso.

Ed è in questo, al di là delle pose trasgressive, dell’aura maledetta o delle allegorie criptiche, e ben più che nel “metodico sregolamento di tutti i sensi”, che si riscontra in Dylan la grande lezione di Arthur Rimbaud.

Sulle orme del Poeta Veggente francese, che nell’arco della sua adolescenza aveva bruciato tutte le tappe della sua folgorante meteora rifondando la poesia moderna,

Dylan nel 1965, ad appena ventiquattro anni, ha compiuto un’operazione simile con la musica popolare americana.

(…)

Se Rimbaud abbandonerà giovanissimo la poesia per avventurarsi nella più improbabile delle carriere (mercante di cannoni in Africa), Dylan darà una svolta epocale alla sua carriera (e alla storia del rock) compiendo il gesto più autenticamente punk della Storia: sputare platealmente sul suo stesso mito, profanare il suo stesso Tempio, quel Festival di Newport che lo aveva acclamato il nuovo messia della canzone impegnata (contrapposto al rumoroso e superficiale rock’n’roll) dove si presenterà con una band oltraggiosamente elettrica, con un impatto sonoro per l’epoca quasi heavy metal (Marlon Brando accosterà la potenza sonora di alcune sue esecuzioni successive a quella d’un jet che si stacca da terra).

In questo supremo disprezzo delle convenzioni, più che nelle evidenti influenze poetiche (ad esempio in quel supremo poema sull’ebbrezza che è Mr. Tambourine Man) si riconosce in Dylan quasi una reincarnazione dell’inquieto spirito del poeta francese.

Ma, forse, ancora più rivelatore è il confronto tra il più mistico dei cantautori e il santo patrono dei ricercatori senza dogmi, William Blake.

(…)

Il dualismo tra Innocenza ed Esperienza, per Blake i due poli della conoscenza umana, in Dylan è presente come un filo sotterraneo che attraversa tutta la sua opera: le visioni del poeta londinese, supremo sapiente gnostico d’Occidente, riecheggiano potenti nei vertici della poesia dylaniana, quali Chimes of Freedom (“Attraverso il folle mistico martellare della selvaggia incessante grandine/Il cielo esplodeva i suoi poemi in nuda meraviglia”) e Gates of Eden (“I regni dell’Esperienza marciscono nei venti preziosi/ Mentre i poveri si scambiano i loro averi/ ciascuno desiderando quello che possiede l’altro”).

Blake è la fonte di ispirazione, nemmeno tanto occulta, per uno dei testi più alti dell’opera dylaniana, Every Grain of Sand che evidentemente si riferisce ai blakeani Auguri dell’Innocenza: “Vedere un mondo in un grano di sabbia/ e un universo in un fiore di campo,/ possedere l’infinito sul palmo della mano/ e l’eternita’ in un’ora.”.

Nel suo ultimo disco, Rough Rowdy Ways, nella canzone dal titolo whitmaniano I Contain Multitudes, sorta di manifesto poetico della psicologia gemellina, Dylan esplicitamente mette le carte in tavola, recitando: “I sing the Songs of Experience like William Blake”.

Eppure, tornando al tema della lotta col proprio daimon, nelle diverse accezioni, di gemello interiore, Ombra, doppelganger (come dichiarato nella gemma dimenticata “Where Are You Tonight? (Journey Through Dark Heat)”, “Ho combattuto con il mio gemello,/ Quel nemico dentro di me,/ Fino a quando entrambi siamo caduti sfiniti.”), Dylan sembra incarnare l’archetipo del sapiente à la Blake proprio nella comprensione che l’unico modo per superare se stessi è “accettare il caos” (come disse in una celebre dichiarazione).

Conoscere se stessi è, forse, la vera pietra filosofale; del resto in una delle sue celebri canzoni, Dylan ricordava come per essere “per sempre giovani” bisogna avere “solide fondamenta” per “quando i venti del cambiamento muteranno”.

E il ritorno all’Innocenza, dopo aver attraversato l’oceano di illusioni dell’Esperienza, è il destino del saggio.

Del resto, parliamo di un poeta illuminato che a soli 23 anni, in My Back Pages, già cantava: “Ah, ma ero molto più vecchio allora, sono molto più giovane adesso”.

Condividi

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Autore

adrianoercolani@minimaetmoralia.it

Adriano Ercolani è nato a Roma il 15 giugno 1979. Appena ventenne, ha avuto il piacere di collaborare con Giovanni Casoli nell'antologia Novecento Letterario Italiano e Europeo. Si occupo di arte e cultura, in varie forme dalla letteratura alla musica classica e contemporanea, dal cinema ai fumetti, dalla filosofia occidentale a quella orientale. Tra i suoi Lari, indicherei Dante, Mozart, William Blake, Bob Dylan, Charles Baudelaire, Carmelo Bene, Andrej Tarkovskij e G.K. Chesterton. È vicepresidente dell'associazione di volontariato InnerPeace, che diffonde gratuitamente la meditazione, come messaggio di pace, nelle scuole e nei campi profughi di tutto il mondo, dalla Giordania al Benin, dal Libano a Scampia. Nel suo blog spezzandolemanettedellamente riversa furiosamente più di vent'anni di ricerca intellettuale. Tra le sue collaborazioni: Linkiesta, la Repubblica, Repubblica-XL, Fumettologica e ilfattoquotidiano.it.

Articoli correlati