Pubblichiamo un articolo di Laura Eduati uscito su Gli Altri. (Immagine: Sonia & Mark Whitesnow.)

Mia nonna rincorreva la gallina, la afferrava per le zampe e con l’aiuto di un manico di scopa la strangolava. Toglieva le penne grandi e poi passava il corpo nudo (della gallina) sulla fiamma del fornello per togliere quelle piccole. Mio nonno stringeva il coniglio con l’occhio sbarrato (l’occhio del coniglio), lo sgozzava con un coltello, lo appendeva ad una scala di legno e lo scuoiava, gli intestini che piombavano sul secchio ancora si muovevano. Nessuna delle carni cotte che mangiavo la sera stessa assomigliava alla gallina oppure al coniglio. Nemmeno le bistecche della cavalla sulla quale ero montata da piccola conservavano il ritratto della cavalla, la coda che scacciava le mosche, la sua impassibile mansuetudine.

Erano, bisogna dirlo, carni squisite.

Per diventare vegetariani occorre fare i conti con una memoria alimentare conficcata nelle papille gustative da decenni. Occorre mettere d’accordo le terrificanti immagini dei polli in batteria con sentimentalissimi pranzi della domenica a base di arrosti e bolliti. Perché esiste una terra di mezzo dove milioni di persone sensibili all’animalismo non riescono a smettere di mangiare la carne. Frequentano amici diventati vegetariani durante l’adolescenza e che hanno ormai dimenticato il gusto sopraffino – sì, sopraffino – del prosciutto crudo. Sono magari sposati a uomini o donne che hanno deciso di non mettere in bocca bistecche, saltimbocca, cosce di coniglio o alette di pollo, ma nemmeno il salmone oppure la trota che fa tanto bene ma no, anche il pesce è un animale e non è giusto ammazzarlo soltanto per godere delle sue carni. Leggono, gli abitanti della terra di mezzo, lunghi resoconti sulla realtà dei mattatoi, sulla sofferenza degli animali, sulla caccia infame, e rimuginano con cuore afflitto sul dolore ingiusto. E dunque decidono di mangiare meno carne. Come un fumatore che diminuisce il numero delle sigarette sperando di evitare il cancro, il semi-vegetariano arriva davanti al banco del macellaio con animo meno greve poiché acquisterà soltanto del petto magrissimo di pollo (il semi-vegeteriano è convinto che cuocere la carne senza intingoli né gusto sia più etico e animalista perché punitivo), e lo acquisterà soltanto una volta la settimana o addirittura una volta al mese.

Questi pensieri vengono sfogliano Flatus vocis. Breve invito all’agire animale di Leonardo Caffo, giovane filosofo studioso di morale. Il libello incita a gettare le ortiche il concetto di cittadino – essere umano che lotta per i propri diritti dimenticando costantemente la base del grattacielo, il mattatoio dove gli animali periscono sfruttati in modo da fornire energia, cibo e vestiti agli umani – per tornare corpo animale e attuare davvero una rivoluzione che parta dai muscoli, dallo stomaco, dalla vita e dalla morte – che poi sono le cose che ci accomunano con gli animali non-umani.

Caffo dice chiaramente che non basta smettere di mangiare la carne o acquistare pellicce, perché questo già avviene in parte e il mercato si sta adeguando a questa nuova sensibilità con prodotti vegan, ristoranti per vegetariani, pelli sintetiche e così via, senza che questi comportamenti nobili facciano rovesciare la piramide: «Chi pensa che sia convertire al veganismo, alla non violenza, la stretta cerchia dei suoi amici la salvezza di questo mondo è un ingenuo imbecille. La rivoluzione che vede nella convivenza tra diversi il suo mordente è rivoluzione politica, rivoluzione del concetto che sottende la percezione della realtà». Qui siamo decisamente oltre la bistecca o non bistecca. Ma per arrivare a leggere Flatus vocis senza sentirsi irreparabilmente imbecilli, bisogna almeno uscire dalla terra di mezzo. Sì, ma come?

Non è necessario avere esperienza diretta del dolore di un animale ferito, basta anche soltanto guardare un programma come “Aiuto! Animali imbarazzanti” su Sky dove cani, gatti, canarini, coniglietti e bestiole domestiche vengono prontamente portati nelle cliniche veterinarie perché sono malati, perdono sangue, vomitano, hanno la febbre, sono inappetenti. A loro, come ad un malato umano, viene inserita una flebo, si fanno le analisi del sangue, vengono operati con il bisturi e l’anestesia, hanno la milza, il pancreas, possono diventare diabetici, guaiscono e piangono quando soffrono, hanno un corpo con le medesime funzionalità degli umani, e persino i valori dei globuli rossi, delle piastrine, delle funzionalità epatiche. Il corpo dolente di un animale è identico al corpo dolente di un bambino, di un uomo e di una donna.

Perché allora non smettiamo di mangiare tacchini, maiali e magnifici cavalli? Quella del semi-vegetariano, o del vegetariano in potenza, è la pigrizia etica. Escono addirittura libri sull’alimentazione vegetariana per cani, eppure noi – che dovremmo e potremmo vivere bene senza carne – non resistiamo alle polpette al sugo. Rintrona nelle nostre orecchie una raccomandazione millenaria, la carne fa sangue e senza carne diventiamo deboli. Soprattutto, non osiamo tradire il ricordo della nonna che cucinava il risotto con il fegato – sì, il fegato, ignobile e gustoso. La rivoluzione animalista è anche questo: strappare uno a uno i ricordi olfattivi, l’anatra all’arancia di mamma (mamma!), compiere uno sforzo e non temere di cadere nell’abisso dei sapori sciapi, non preconizzare un futuro ai fornelli, non accampare scuse salutistiche, smetterla di essere bestie e tornare animali rispettosi degli altri animali.

Mentre scrivevo questo articolo ho cucinato del pesce. Per molti vegetariani continuare a mangiare orate e calamari costituisce un ottimo compromesso, specialmente in tempi di isterie ideologiche. Forse i semi-vegetariani sono così numerosi perché fare rivoluzioni è davvero faticoso, e se non scendiamo in piazza per un contratto di lavoro schiavizzante perché dovremmo diventare le primule rosse dell’animalismo? Meditazioni, sono soltanto meditazioni.

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50 commenti

  1. Io amo profondamente gli animali, i tacchini, i maiali, i buoi, le mucche, i cavalli, oltre naturalmente a tutti gli uccellini ai pesci ecc. hanno una grande sensibilità e chiu siamo noi per torturarli come l’uomo fa?

  2. ecco, io non credo che riuscirò mai a fare una celta del genere. avere amici vegani mi ha aiutata a diventare consapevole – ed agire di conseguenza – rispetto al cibarmi di animali. ma proprio la ragione, la volontà, nel mio caso, si rifiuta di fare questo tipo di scelta

  3. Anche io amo gli animali, sia al forno che in padella. Con moderazione, ma non perche` me ne freghi qualcosa di loro, ma perche` tengo alla mia salute. Nulla contro i vegani, i vegetariani, i rettiliani, e i pastafariani, ma lasciatemi mangiare in pace.

  4. Complimenti per l’articolo.
    Anche io spesso mi sono arrovellata su queste questioni e continuo a mangiare carne. Ma credo che la differenza possa fare una maggior consapevolezza delle nostre azioni.
    Così come non è smettendo di usare carta che risolveremmo il problemi della desertificazione (ma utilizzando carta proveniente da fonti sostenibili!), per evitare le nefaste conseguenze del consumo di carne occorre acquistare prodotti sostenibili e consumare con moderazione.
    Certo, servono certificazioni della qualità degli allevamenti, cosa non da poco, ma le scelte dei consumatori possono avviare se non una rivoluzione, almeno un cambiamento in positivo.
    O almeno lo spero 🙂

  5. Nei commenti e nell’articolo non viene minimamente citato l’aspetto fisiologico. Mangiare prodotti animali uccide. Lentamente, ma uccide, e garantisce una vecchiaia di merda, sempre dal punto di vista fisiologico.
    Potete metterla sul piano etico quanto vi pare, ma basta informarsi, anche poco, e non solo dal Mago Othelma ma anche da medici allopati tradizionalisti e conservatori (purchè abbiano dato almeno un esame di nutrizione all’università, cosa che la maggior parte dei medici non hanno fatto) e vi diranno la stessa cosa.
    Uova, carne, pesce e formaggi ci uccidono lentamente. Ma sono così buoni!!!! Anche l’eroina è buona. Anche l’lsd è ottimo. Eppure non prendiamo eroina (con moderazione, per carità) poichè sappiamo che ci uccide lentamente.
    I latticini: sono il nemico peggiore. Generano anche dipendenza per via di alcuni morfinoidi in essi contenuti che hanno la funzione biologica di creare il legame tra il lattante e la madre.
    Diventare vegani è l’unico modo per non essere schiavi della farmacopea almeno per la maggior parte delle malattie degenerative più diffuse (diabete, cancro, malattie cardiache, disfunzioni metaboliche, ecc. hai detto niente).
    Poi certo, c’è sempre la sfiga…
    Ed anche una rosetta con l’amianto è cibo vegano, quindi…

  6. C’è anche chi diventa vegetariano non solo per evitare che delle bestiole vengano uccise e maltrattate, ma soprattutto spinto da aberranti fattori economico-ecologici di produzione.

    Il consumo d’acqua è una delle maggiori cause di impatto ambientale dell’allevamento di bestiame. L’agricoltura, per la maggior parte dedicata alla produzione di bestiame e di mangime, consuma ad esempio più acqua di qualsiasi altra attività negli Stati Uniti, e in generale utilizza il 70% dell’acqua usata in totale nel mondo. L’acqua richiesta per produrre vari tipi di cibo vegetale e foraggio varia dai 500 ai 2000 litri per chilo di raccolto prodotto. Il bestiame utilizza in modo diretto solo l’1,3% dell’acqua usata in totale in agricoltura; tuttavia, se si prende in considerazione anche l’acqua richiesta per la coltivazione dei cereali e del foraggio per uso animale, la quantità d’acqua richiesta è enormemente più elevata. Per 1 kg di manzo da allevamento intensivo servono 100.000 litri d’acqua (200.000 se l’allevamento è estensivo); per 1 kg di pollo, servono 3500 litri d’acqua, 2000 per la soia, 1910 per il riso, 1400 per il mais, 900 per il grano, 500 per le patate.

    Non volendo lasciare astratti questi numeri, basti pensare che per produrre 1 kg di carne bovina serve una quantità di acqua che basterebbe ad una persona per un anno.

  7. Ogni volta che mangio carne provo un orgasmo. Certo, un orgasmo diverso da quello che provo durante un rapporto sessuale ma piacevole comunque. Adoro la carne e francamente ad essa non posso né intendo rinunciare. Rispetto i vegani ma vorrei puntualizzare che se si elimina la carne, i latticini e quant’altro dalla propria dieta, le alternative, perlomeno per quello che mi risulta, sono poche: restano le verdure, probabilmente. Tuttavia, è provato che anche le piante, a modo loro, hanno una particolare sensibilità, però non sento mai nessun vegano dire che cibarsi di verdure significa ucciderle. Quindi, come la mettiamo? Sono d’accordo sul fatto che una maggiore consapevolezza nei confronti delle scelte nutritive sia consigliabile ma ho l’impressione che il veganismo sia una forma ‘politicamente corretta’ di fanatismo. E’ un po’ come avere a che fare con talebani della tavola, insomma.
    La carne fa male, ha scritto qualcuno… può essere e allora? Se voglio rovinarmi la salute, saranno sì o no affari miei? Tirare in ballo poi l’eroina e l’LSD mi sembra un’esagerazione. A parte il fatto che sono convinto che l’acido non faccia male così come non fanno male le cosiddette droghe ma casomai può essere pernicioso l’uso che se ne fa, mi chiedo: il concetto di responsabilità individuale conta qualcosa? così come quello di scelta? Posso scegliere di rovinarmi consapevolemente, ammesso che sia realmente così, o bisogna chiedere il permesso ai Pino Rossi di turno?
    Adesso vado a farmi una bella bistecca…

  8. “ho l’impressione che il veganismo sia una forma ‘politicamente corretta’ di fanatismo. E’ un po’ come avere a che fare con talebani della tavola, insomma.”

    infatti questa era la “nota dolente” delle chiaccherate con il mio amico vegano. la sensazione che la sua adesione avesse un che di fanatico, che avesse i paraocchi, ecco. ovviamente

    (ma è il professore Duma? ricordo ancora le Sue lezioni d’inglese, peraltro giusto lìaltra sera parlavamo con un amico di quando a lezione ci fece analizzare la sceneggiatura di David Lynch. Cordiali saluti prof, di cuore. E grazie per avermi fatto scoprire Ginsberg)

  9. Però, @ Francesca e @ Sergio l. Duma, se da una parte è comprensibile il fastidio di fondo che si può provare quando qualcuno pone delle scelte etiche che presuppongo in chi non le accoglie un comportamento sbagliato; dall’altra è anche fastidioso generalizzare e tirare fuori il fanatismo. Tutte le scelte etiche hanno un che di fanatico, ma questo non dice nulla né sulla scelta né sulla persona che compie la scelta.

  10. @Francesca: sì, sfortunatamente sono io… un caro saluto.

    Anche se non c’entra niente, colgo l’occasione per fare i complimenti a Minimum Fax per lo splendido libro di interviste a Lynch pubblicato di recente.

    Quanto all’intervento di °°@°° vorrei dire che le scelte dei vegani non le trovo sbagliate anche se non le condivido. Sono, appunto, scelte individuali. Sono altresì d’accordo per quanto riguarda il discorso sulle generalizzazioni e ritengo che esistano vegani assolutamente non fanatici. Però si tratta di un atteggiamento certamente radicale e il radicalismo può spesso sfociare nell’estremismo. Volevo semplicemente puntualizzare questo e nulla di più.

  11. Sono un semi vegetariano e riconosco in pieno la mia pigrizia etica (a intermittenza, nei brevi periodi natalizi). A parte questo, volevo chiedere se sia possibile approfondire il discorso della dieta vegetariana per cani (o meglio, per animali in genere, domestici e non); sarei interessato per il mio rottweiller, Giano. Credi che una dieta vegan per cani potrebbe contribuire a ridurre l’agressività così detta “congenita” in una specie?
    Aspetto illuminanti risposte.

  12. Ah Enzo!! a Giano je devi dà er parmiggiano!!!
    CORDIALI SALUTI e finitila co ste fregnacce, magnateve quello che c’è sta in frigor!

  13. @Donato: grazie :). Da quando sto a Singapore mangio carne molto di meno, perche` costa, e perche` c`e` una marea di frutta e verdura freschissima, come in tutti i climi equatoriali. Lo spezzatino e la bistecca sono buoni, ma di fronte a una melanzana in umido o ai pak choi bolliti o alle arachidi al forno non resisto.

  14. Questo genere di articoli, questo stare un pò qua e un pò là, questo fare la battuta sulle supposte tendenze talebane degli ortodossi, è ormai una consuetudine. Per me almeno, che non mangio carne e pesce da quasi vent’anni e sto benissimo, e sono ripagato dalle mancate folate orgasmiche, con una sorta di quieta soddisfazione, derivante dalla coerenza.
    Ci sono molte buone ragioni per non mangiare animali, ragioni anche pratiche, importanti, ma non bastano: ci dev’essere un sovrappiù, forse ideologico, forse compassionevole, forse spirituale.
    Da un anno e mezzo anche mia figlia quattordicenne ha deciso di diventare vegetariana, e mi pare che finora non ci siano problemi.
    Questo per dire ai fans del prosciutto, ai rivoluzionari pigri, a quelli che fumano poco, che si può. E che se si vuole, la tirannia delle papille gustative, verrà sostituita da nuovi sapori- il mio ragù di soia, il mio arrosto o spezzatino di seitan!- e, nel caso il senso di colpa faccia capolino ascoltando Morrissey o leggendo Froer, compensati da una coscienza pacificata.

  15. E quali sarebbero gli studi che attestano la presenza di sensibilità nelle piante? Non diciamo corbellerie. C’è un fricchettone che sul suo blog personale sostiene gli arbusti “sentano” perché si muovono al ritmo della sua musica. Be’, son reazioni chimiche, e la comunità scientifica non dà ascolto alle strampalate teorie di due hippies, per quanto simpatici (i letterati, evidentemente, sì, se li aiuta a raggiungere più facilmente l’orgasmo). Noto poi come al solito che si squalifica il vegetarismo ricorrendo a pseudo-argomenti che si limitano a infangare senza dimostrare alcunché ma risultano tanto efficaci alle orecchie degli italiani così abituati a questo malcostume culturale. Poveri animali, poveri italiani, poveri tutti.

  16. Curioso che il sign. Teresini accusi me di squalificare i vegetariani quando lui stesso tende a squalificare gli altri definendoli sarcasticamente ‘hippies’ e ‘letterati’ solo perché la pensano diversamente da lui. Fermo restando che essere un letterato non mi pare motivo di riprovazione, che non sono uno scienziato e meno che mai il depositario della Verità Universale ma un semplice individuo che esprime un’idea, basta fare ricerche su Internet o in libreria e si scopriranno diversi studi che affermano che anche le piante sono dotate di sensibilità. Che poi la ‘scienza ufficiale’ (qualsiasi cosa tale definizione significhi) non accetti tale assunto è irrilevante. Non è che la scienza ufficiale sia sempre e comunque infallibile e in passato ha dimostrato di essere arretrata specie quando qualcuno faceva affermazioni che andavano oltre i limiti di ciò che all’epoca era, appunto, definito ‘scienza ufficiale’. Galileo ne sa qualcosa…
    Non conosco Teresini e non so ovviamente se sia o no un vegetariano. Se sì, lo rispetto, ma lui può rispettare le scelte e le opinioni altrui senza ricorrere a concetti come ‘malcostume culturale’? O tutti devono per forza diventare vegetariani? Per quanto mi riguarda, la carne fa parte di un’equilibrata alimentazione. Sono gli eccessi, in tutte le cose, ad essere perniciosi. Compresi gli eccessi anche ideologici che, mi dispiace scriverlo, sono presenti nella mentalità di certe realtà vegane.
    Allo stadio di natura, gli animali si nutrono di carne e trovo allucinante che persone come il sign. Vario pretendano di imporre la dieta vegetariana pure ai cani. Le persone possono scegliere di farlo poiché dotate di libero arbitrio. Per un cane è diverso. Quindi lei si arroga il diritto di costringere un cane a mangiare alcune cose e altre no? E’ lei a scegliere per suo conto? Questa è violenza della peggior specie. E ciò mi riconduce al discorso del mio post precedente, quello dei talebani politically correct.

  17. Cosa ci sarà mai di squalificante nel definire “hippy” un hippy e “letterato” un letterato è qualcosa che la mia misera mente pericolosamente incline al fanatismo non è in grado di afferrare…proverò ad addentare una fetta di pecorino, allora forse comprenderò che dichiarare i vegani siano “i talebani della tavola” è un’evidente forma di rispetto (figuratevi se non ci rispettava!). Il malcostume culturale non sta certo nel mangiar carne, quanto nel prodursi in composti preamboli per poi concludere che “il veganismo sia una forma ‘politicamente corretta’ di fanatismo”, e nominare studi (inesistenti) senza fornire fonti attendibili che ci consentirebbero di verificare. Non ho cani. Vado a mangiarmi una zucchina.

  18. Sono vegetariana da oltre 15 anni ed è proprio vero che la difficoltà più grande è il ricordo (del gulash di mia nonna soprattutto!!). Siamo una società di bambini viziati e il nostro modo di nutrirci lo specchio della nostra ignoranza . “Io voglio essere libero di mangiare ciò che mi pare”. Volete una provocazione…, tutta la carne di origine industriale andrebbe proibita… ma voi non li vedete girare i bambini agli ormoni ?

  19. Eva, la carne e` di origine animale, non industriale. Una delle cose che l` industria non riesce ancora a fare e` produrre animali. Che io sappia, si possono solo allevare. Poi alcuni li adorano, altri li schifano, altri li mangiano, ci si accoppiano, etc.

  20. Esiste l`industria della trasformazione della carne. Perlomeno su questo pianeta :). Scherzi a parte, saprai che il controllo sulla produttivita` animale, a parte selezione e un po` di tecnica di allevamento, e` molto limitato. Si puo` fare molto di piu` con le piante, che mutano con relativa facilita`.

  21. Più continuo a leggere gli interventi dei vegetariani più mi sembrano intrisi di fanatismo. Ciò che non si vuole capire è che non mangiare carne è una scelta legittima ma pur sempre una scelta e non si può imporre agli altri come se fosse un dogma, tirando in ballo questioni di etica e di morale. Io mangio carne così come mangio verdura e non riesco a capire perché dovrei per forza optare per la seconda e basta. Molti di coloro che sono intervenuti a favore della scelta vegetariana mi pare che stabiliscano a priori quali debbano essere i concetti di Giusto e Sbagliato, di Bene e di Male, con una sicumera che rasenta l’arroganza. Io diffido delle persone che si ritengono in possesso di tutte le certezze. Io do valore al dubbio. Sono convinto che molti vegetariani, se potessero, imporrebbero la dieta vegetariana a chiunque, anche con la violenza, ed è questo tipo di persona che più mi fa paura. D’altronde, c’è stato qualcuno che si è addirittura dichiarato propenso a imporla al proprio cane, e quindi… In ogni caso, con buona pace dei Santi Inquisitori del politicamente corretto e dei neofascisti del nuovo conformismo perbenista, vorrei ricordare che pure Adolf Hitler era vegetariano; ma definire le sue azioni etiche è francamente arduo.

  22. Mi permetto di dire a Sergio che probabilmente ha incontrato le persone sbagliate. È comunque vero che ci sono degli estremisti, soprattutto tra i vegani- del resto ogni fede ha i suoi ortodossi-, ma scrivere come ha scritto lui che ” ha un orgasmo quando mangia carne”- parolone, dai- o che i vegetali “hanno una certa sensibilità”- e ridaje-, pare una provocazione. Citare hitler poi, è davvero un trucchetto un pò così.
    Fare la scelta di non mangiare più esseri viventi, o nemmeno quello che questi producono, ha conseguenze concrete nella vita di una persona. Ci sono molti argomenti convincenti, pratici- mccartney è un maestro nell’illustrarli, e froer ha scritto un libro sull’industria alimentare, davvero potente-, per superare la pigrizia e decidersi. Ma rimango convinto che è una scelta che deve avere una spinta nella direzione dell’amore, piuttosto che della logica.

  23. Caro Christiano,
    Ciò che ho scritto non ‘pare’ una provocazione. Vuole essere una provocazione e la frase sull’orgasmo andrebbe presa come una battuta, esagerata quanto si vuole, certo, ma comunque una battuta, e ho notato che alcuni utenti non hanno avuto il senso dell’umorismo per intuirlo. In linea di massima sono in ogni caso d’accordo con te. Essere vegetariani è una scelta e l’ho scritto già in precedenza e tu stesso lo scrivi. Però, almeno secondo me, anche in questo tuo ultimo intervento implichi sotto sotto che, per motivi di logica, bisognerebbe ‘decidersi’ per forza a compiere tale scelta e se non lo si fa si è pigri o peggio. Allora, sono convinto che la carne può fare male (anche se magari più per questioni legate agli allevamenti, alle sostanze che vengono usate e così via e non necessariamente a causa di qualcosa di intrinseco alla stessa carne) ma ti domando: e se a me non importasse? Posso essere ritenuto padrone della mia vita e comportarmi di conseguenza? Il punto per me è questo. Fermo restando poi che la sicurezza assoluta non esiste nelle nostre vite. Credi che sia sufficiente eliminare la carne dalle nostre tavole per avere certezze riguardanti la salute, specie se consideriamo che, per es., anche l’aria che respiriamo è piena di veleni? Ripeto: per me chiunque è libero di essere vegetariano; è quando vogliono farmi diventare tale che ho problemi. Per inciso, sono consapevole di ciò che afferma McCartney ma non è che sia stato in grado di farmi cambiare idea. E Froer, onestamente, mi annoia. ‘Meat is Murder’ degli Smiths, invece, l’ho adorato… per motivi musicali, però, e non per ciò che Morrissey teorizzava. In termini semplici, mangio carne perché fondamentalmente mi piace il suo sapore; così come mi piace il sapore della verdura, e non mi sento un assassino, un essere inqualificabile o una persona priva di etica. Ciao.

  24. Secondo me, soltanto in una società viziata come la nostra poteva nascere il vegetarianismo. Credo, infatti, che la domanda: “che cosa è eticamente corretto mangiare?” possa porsi soltanto se non ci si pone più la precedente: “che cosa mangiare per non crepare di fame?”.
    Capisco l’empatia, capisco le cose orribili che gli uomini continuano a perpetrare sugli animali, ma la vita è anche orrore e gli animali, se ne avessero bisogno e ci riuscissero, farebbero altrettanto con noi, come hanno fatto per centinaia di migliaia di anni. Se non avessimo inventato strumenti per dominarli, se avessimo avuto pietà di quelli che allora erano né più né meno che nostri nemici, non staremmo qui a discutere perché saremmo tutti morti di fame molto, molto, molto prima. Piacerebbe anche a me che il mondo fosse un grande parco giochi, ma non lo è e non lo sarà mai. Questo va semplicemente accettato.
    Consiglio a tutti un bellissimo romanzo su questo tema (sugli esiti a volte fanatici, come qualcuno diceva, della pratica vegana) che ho avuto la fortuna di leggere l’anno scorso: s’intitola “Il bambino indaco”, è edito da Einaudi e l’autore è Marco Franzoso.
    Mi fa piacere se qualcuno mi vuole far sapere che ne pensa all’indirizzo: roberto.gerace3@gmail.com.
    Saluti a tutti,
    R

  25. Sergio, parli come Sgarbi, sei in politica? Il fatto che tu non ti senta un assassino quando mangi la carne è perchè c’è chi si occupa della parte sporca al posto tuo, e credo che chi fa il macellaio o uccide gli animali nei macelli è sicuramente meno ipocrita di chi versa lacrime quando in autostrada supera un camion di bestie che vanno a morire per riempire i banchi frighi dei nostri supermercati. L’uomo che ha il coraggio di uccidere un animale per papparselo si prende le sue responsabilità, uno che compra dal macellaio non ha idea … mai avuto un rapporto neanche minimo con l’animale, compra un pezzo di bestia pronto per la pentola. Come può essere giusto?
    Per te, come uomo intendo, capisci…???

  26. Si continua a nominare vegetariani-vegani e fanatismo assieme, come se le due cose fossero una la conseguenza dell’altra. Se uno esprime fanatismo se ne può discutere senza tirare in ballo la sua posizione etica. A me pare un modo per perdere tempo e inasprire le posizioni. Più o meno tutti i vegetariani per esperienza diretta hanno avuto discussioni con “fanatici” della carne, quindi perché rinfacciarselo? Quello che si nota oggi a livello mediatico è un continuo spot al salutismo, al corretto modo di vivere. Certamente a molte persone può dare fastidio venir giudicati di continuo, però questo è un post che riguarda anzitutto chi si sta ponendo il problema. La pigrizia etica riguarda chi vorrebbe ma non ce la fa, non chi mangia di gusto carne.

    In tutto ciò non va dimenticato che diventare vegetariani è anche un gesto politico, scegliere carni che non derivino dagli allevamenti intensivi pure. Che la carne prodotta, come tutti i prodotti ha delle conseguenze sull’ambiente e sugli animali. Per cui se anche non possiamo immischiarci nelle scelte alimentari personali, non è così scontato che le scelte alimentari collettive, ovvero come produciamo ciò che mangiamo, vada discusso, come d’altronde è capitato per gli ogm, soggetti anche loro a un dibattito viziato da fanatismo e disinformazione.

    Se si vuole discutere di quanto fanatismo, e di cosa sia il fanatismo, andrebbe fatto anche indagando tra i vegetariani o i vegani, ma come si farebbe con tutti i comportamenti dettati da una scelta etica.

  27. conosco animalisti fanatici, gente che pensa sempre ai bambini che muoiono di fame in africa, gente che spende la sua vita per i poveri, per i matti, per la violenza sulle donne, per i barboni, alla fede, al digiuno, all’astinenza dal sesso, ecc.
    credo che molti abbiano bisogno di aggrapparsi a qualcosa per dare un senso alla propria vita. forse perché si fatica ad accettarne il mistero, la mancanza di senso, la contraddizione che incarniamo.
    credo che ognuno possa dire e fare quel che vuole, e non m’importa di imporre, e nemmeno penso, che chi mangia carne sia eticamente inferiore a chi non la mangia.

    detto questo, con la precisa intenzione di fugare dubbi su un mio possibile j’accuse contro i carnivori, ribadisco che la mia scelta, ormai prossima al ventennio, è una libera scelta, da cui spesso ho dovuto difendermi, a seconda della grossolanità dell’interlocutore, essendo di frequente scambiato per un fighetto occidentale che può concedersi un lusso che in molti non hanno.

    volevo portare la mia testimonianza, che mi sembrava pertinente con il post.

  28. @Eva: sinceramente non riesco a capire per quale motivo lei tiri in ballo Sgarbi e cosa c’entri la politica. Comunque, non svolgo attività politica. Sono d’accordo con lei sull’ipocrisia di chi piange per gli animali e poi non si comporta di conseguenza. Conosco le condizioni dei mattatoi e degli allevamenti e se legge attentamente i miei precedenti post si renderà conto che anch’io ritengo che su questo si debba discutere e ragionare. Tuttavia, se Lei mi pone la domanda che mi ha posto non fa altro che confermare il mio assunto: ha una visione pregiudiziale di ciò che è giusto o sbagliato, di cosa sia il bene e il male. Se me lo consente, ho l’impressione che si metta su una cattedra lanciando strali moralistici a coloro che non condividono le sue scelte. Ripeto che la scelta di essere vegetariani è legittima ma io ho scelto di non esserlo, tutto qui, e il sign. Gerace ha espresso molto bene la realtà dei fatti: non è questione di giusto o sbagliato, non viviamo in un campo giochi, la vita non è una favoletta idilliaca stile Mulino Bianco, l’uomo ha mangiato gli animali sin dall’alba dei tempi e gli stessi animali si mangiano tra loro. A lei potrà non piacere e va bene così. Io continuo a non considerarmi un assassino o una persona moralmente discutibile solo perché di tanto in tanto mi concedo una bistecca. Le cose davvero discutibili sono altre.

  29. L’unica cosa che mi preme precisare è la seguente: non ho detto che i vegetariani siano fanatici, ho detto che il romanzo di M. Franzoso affronta il tema delle punte fanatiche che l’ideologia vegetariana può, ripeto: a volte, assumere.
    Ancora cordiali saluti,
    R

  30. Qualcuno arresti il chiacchiericcio del Duma, che mi ronza nelle orecchie ma non va più in là delle orecchie. Mentre offende con gran garbo a destra e a manca, ha pure il coraggio di lamentarsi dei toni altrui: in effetti, il niente che dice, lo dice molto compostamente. Fatemi un fischio quando sarà in grado di spingersi più in là della reductio ad Hitlerum, e citerà gli inesistenti studi di biologia su cui ha basato parte della sua pomposa argomentazione. Nel frattempo si mangi pure tutti i manzi d’Argentina, ma lo faccia in silenzio, per carità.

  31. Caro Teresini,
    Primo: la sign.ra Eva mi ha rivolto una domanda e io ho risposto.
    Secondo: non mi risulta che il blog sia di sua proprietà quindi lei non arresta il ‘chiacchiericcio’ di nessuno e meno che mai stabilisce chi può e chi non può scrivere. Se non riesce a capire ciò che scrivo e a non rilevare contenuti, è una sua opinione. Se ciò che scrivo la infastidisce, eviti di leggermi.
    Ultimo punto: non mi lamento. Mi limito a prendere atto degli atteggiamenti rissosi di alcuni (non tutti) utenti… utenti come lei, per esempio.

  32. Lalalà, si rimprovera agli altri di fare del politically correct una bandiera e di non cogliere l’ironia, ma poi…
    Alla mancanza di studi che attestino la presenza di sensibilità nelle piante, mi replica con Galileo: teiera di Russel: il fatto che l’inesistenza di A non sia dimostrabile in assoluto non può essere impugnato per argomentare in favore dell’esistenza di A. Questa è logica, e non ha nulla di rissoso…Ma non mi lamento. Mi limito a prendere atto dei curiosi atteggiamenti di alcuni (non tutti) utenti, che schivano gli argomenti più dei cazzotti (che pure dispensano generosi)…utenti come lei, per esempio.

  33. Da vegetariano per anni, e vegano da alcuni mesi, spesso mi trovo a disquisire con convinti mangiatori di carne. Sempre per loro scelta e insistenza, perchè magari ci condivido un tavolo al ristorante e notano che la mia scelta nel menù è piuttosto limitata. Io mi limito a mangiare ciò che reputo più adatto a me, senza dare lezioni a nessuno, ma alcuni carnivori (non tutti, per carità) tirano fuori con acrimonia e tensione particolare i seguenti argomenti:
    – l’uomo ha sempre mangiato carne perchè è l’animale dominante, e il mondo non è un parco giochi
    – sono seghe snob da fighetti viziati
    – la nostra tradizione culinaria…
    – ecc. ecc. ecc.

    Ai quali io sfinito, cerco di non rispondere e di cambiare discorso, poichè non mi interessa assolutamente nulla di cosa mangia il mio vicino di tavolo.

    Però qualcosa appare chiaro (come dal commento di Andrea Santoni). Tanta acrimonia nel difendere la propria scelta onnivora, secondo me deriva da un latente senso di colpa.

    Ai carnivori dico: mangiate quello che vi pare che al Pino Rossi di turno non importa assolutamente nulla. Così come non importa alla maggiora parte dei vegani. I fanatici sono fanatici. Qualsiasi fanatismo essi sposino, non meritano commenti. Ma i carnivori che rompono i coglioni ai vegani mi hanno sfinito. Mangiate la vostra bistecca e condividiamo un buon vino e non rompeteci le scatole.

    Poi, quando verrò a trovarvi all’ospizio in skateboard, si vedrà il risultato delle scelte alimentari.

  34. Ops. Mi scuso con Andrea Santoni, ho attribuito a lui il commento di Segio Duma. L’alimentazione vegana mi ha reso irrimediabilmente dislessico…

  35. Vegano = egoista.
    Si, sono un egoista, poiché non voglio che la carne di povere bestie tenute in campo di concentramento, nutrite con merda, e successivamente torturate e sventrate, diventino parte del mio organismo.
    Mi dispiace profondamente, ma certo non mi rende insonne, il fatto che a qualche chilometro da qui torturino centinaia di migliaia di esseri indifesi.
    Ma certo, io tutto quel dolore, quell’adrenalina, quella sofferenza, non voglio che diventino parte del mio essere.
    Se qualcun’altro invece desidera nutrirsene, direi che sono fattacci decisamente suoi.

    Anche le piante soffrono? A me non sembra. Sarò come un carnivoro che non vuole prendere coscienza dei mattatoi e di cosa si mette in corpo? Possibilissimo. E allora?

    Presumo che una bistecca faccia molto più male a me che a un carnivoro, poiché io sono cosciente. Ognuno deve mangiare ciò che lo rende felice, e ciò che è adatto al suo attuale livello di coscienza (livello inteso in orizzontale ok? senza in alto nè in basso, solo di qua e di là).

    Non sta a me convincere altre persone a migliorare la propria alimentazione (su questo presumo che siamo tutti d’accordo, chi si nutre solo di vegetali con cognizione, ossia non patate fritte e coca-cola, campa meglio e più a lungo).

    Carnivori, non prendetevela con noi. Studiate nutrizione. Leggete. Guardate documentari. Espandete la coscienza, che poi le abitudini cambieranno da sole.
    Oppure continuate a mangiare quello che volete. E siate felici. Ma non ci rompete le scatole.

  36. Caro Sign. Rossi,
    Non ho mai definito i vegani ‘fighetti’ o ‘egoisti’. Ho solo espresso le mie opinioni e ho rivendicato il diritto di mangiare quello che mi pare, esattamente come fa lei. Punto. Curioso comunque che faccia la morale sull’acrimonia e poi scriva ‘non rompeteci i… ‘. Ma ognuno ha il suo stile. Per me il discorso finisce qui. Le auguro ogni bene.

  37. Sig. Duma,
    mi definisco da solo egoista. Nel senso che (per me) essere vegano è una scelta personale dovuta solo alla mia volontà di vivere bene. Voglio stare bene. Pertanto, è per mio personale beneficio che sono vegano.
    Non mi attribuisco scelte etiche, altruiste, o attente all’equilibrio del cosmo. Era questo il senso. Non si preoccupi non ho mai pensato che mi avesse dato dell’egoista o del fighetto… la abbraccio caldamente, Pino

  38. Pur non essendolo, capisco le mille buone ragioni dei vegetariani. Ciò che mi sfugge è la logica morale che presiede al rifiuto di consumare latte uova e formaggi. Qualcuno ha la bontà di spiegarmela?

  39. @ Marco

    ciao, la scelta vegana, più o meno radicale, si basa grossomodo sull’eliminare lo sfruttamento animale. Per quanto riguarda l’odierna produzione industriale, ciò che subiscono vacche e galline è intollerabile anche per chi è vegetariano, ma poi ognuno si comporta secondo coscienza, abitudini eccetera. I vegetariani non hanno particolari contrarietà all’usare i prodotti animali che però non richiedano l’uccisione, ma che almeno siano prodotti da un allevamento il più rispettoso possibile della vita di un animale.

  40. Nel nostro corpo vi sono gli organi che per funzionar bene hanno bisogno di nutrienti. L’organo adibito a questa funzione è la Milza, il cameriere in questione. Quando la Milza è deficiente anche tutti gli altri organi sono deficienti con più o meno gravi rischi di disturbi. La Milza odia il dolce e ama la carne. anche a me piacciono gli animali, ma Iddio ci ha creati per vivere appieno, e con gli organi deficienti è pura illusione seguire gli ordini di Dio.

  41. Non si perché la dieta vegetariana o vegana provoca tanto rabbia o necessità di controbatterla, se uno dice: non mangio più le carote nessuno si scandalizza però se uno dice non mangio più la carne ecco,che scatta un meccanismo strano nelle persone che credono di avete il dovere di ribadire la necessità della carne nell’organismo umano. Secondo me questo deriva da un senso du colpa nascosto che uno,non vuole assumere, anzi preferisce scaricarla contro chi ha deciso,per innumerevoli ragioni di nn mangiarla più

  42. È una questione di punti di vista.
    Il vegano per rispetto degli animali mangia solo verdure,io per rispetto delle verdure mangio solo animali…
    Eh si…visto che siete tutti pro scele etiche chi vi dice che una zucchina e un pomodoro non soffrano quanto una mucca o un agnellino?
    Io faccio ascoltare musica classica alle mie pianticelle che crescono rigogliose…
    Non hanno un sistema nervoso eppure hanno una loro sensibilità…
    Mi si strugge il cuore quando vedo recidere un innocente lattuga e sono insensibile di fronte ad una coscia di pollo ..
    Perché io sarei meno etica di un vegano visto che anche loro si nutrono di esseri viventi?
    Solo perché un radicchio non scodinzola o fa le fusa non è detto che soffra meno di un agnellino?
    Inoltre,a ben vedere,anche i batteri sono esseri viventi …lo voglio trovare il vegano che per rispetto al batterio preferisce la cancrena alla penicillina…

  43. Vegani e animalisti sono due cose diverse. Vegano è un termine che descrive una dieta. Animalista, una scelta etica. Si può seguire la dieta vegana per innumervoli motivi, primi tra tutti di salute. Io personalmente sono vegano, ma che ai miei simili piaccia imbottire di veleni animali, per poi torturarli, smembrarli e mangiarseli, non che mi importi molto, se non per il dispiacere che tanti miei simili si avvelenano così, per il gusto del palato. D’altronde c’è anche chi è alcolista, e chi beve 10 caffè al giorno.
    Associare vegani e animalisti è un errore che porta a fraintendimenti. Spesso non lo dico di essere vegano, proprio perchè tanti animalisti imbecilli creano un pregiudizio (giustamente), e non vorrei essere associato a tali fanatici neanche per sbaglio.
    Lucy, complimenti per l’imprevedibile e sorprendente umorismo. Degno di Pirandello. Mai sentita prima una spiritosata così.

  44. Il buon Pirandello è difatti il mio scrittore preferito.
    L’umorismo (titolo di un suo bel saggio) è un coadiuvante per non prendermi troppo sul serio…
    A mio avviso, infatti, in questo mondo, di estremismi (e relative atroci conseguenze) ne abbiamo sin troppi…

  45. Concordo più o meno col fatto che ognuno debba poter mangiare quello che vuole, c’è chi prova compassione per gli animali e chi no (anche se molti onnivori se vedessero come vivono e muoiono gli animali non credo continuerebbero a mangiarli, la compassione nasca dalla vista delle atrocità prima che dalla semplice ‘conoscenza’ di esse), ma la questione a mio parere va discussa più che altro sull’aspetto ambientale. Pochi purtroppo sono a conoscenza degli innumerevoli danni dell’allevamento intensivo animale sul pianeta o non ne percepiscono la gravità e la scelta di mangiare carne (soprattutto bovina) crea deforestazione (mi fa ridere chi si preoccupa della carta), effetto serra (le mucche producono tantissimo metano), un assurdo consumo di acqua e cereali. Dati che detti così non scatenano timore e reazioni, per questo vedere documentari (è importante la forza delle immagini) sul tema (ad esempio ‘cowspiracy’) deve consapevolizzare le persone. Perché io non voglio che il nostro pianeta che è anche il mio, debba pagare le conseguenze di persone ignoranti. E le sta già pagando.
    Mi fa ridere che si definisca ancor oggi, periodo di lotta verso tutti i tipi di discriminazione (sessismo, omofobia, razzismo) ecc… , un antispecista (un vegano) estremista. Cosa c’è di estremista nell’antispecismo? Cosa c’è di estremista nell’utopica speranza di poter salvare gli animali e l’ambiente? Utopica sì, perché il pianeta tra qualche decennio sballerà completamente per colpa dell’ignoranza e della stupidità umana, e non credo che gli ignoranti si estingueranno…
    ‘Punto di non ritorno’ si chiama il documentario di leonardo di caprio, titolo eloquente e realista, riassume tutto.

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Autore

lauraeduati@minimaetmoralia.it

Laura Eduati, trevigiana (1975). Inviata di cronaca per il quotidiano Liberazione fino al 2011, è giornalista del settimanale Gli Altri e collaboratrice dell'Huffington Post. Co-autrice del volume di reportage Stato d'Italia (Postcart, 2011) a cura di Renata Ferri con prefazione di Lucia Annunziata.

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