Questo articolo è uscito su D-Repubblica.

di Tiziana Lo Porto

Rispondete, senza pensarci troppo, alle seguenti domande. Amate Mad Men? Trovate che sia la miglior serie televisiva che sia mai stata prodotta? Trovate che sia di gran lunga migliore degli ultimi dieci film italiani che avete visto al cinema? Meglio del cinema? Siete innamorati di Joan Holloway? Di Betty Draper? Di Don Draper? Siete innamorate dei vestiti di Joan Holloway e Betty Draper? Dei vestiti di Don Draper? Vi siete fatti un vestito come quello di Don Draper? Fumate Lucky Strike? Bevete rye whiskey? Vi sentite un po’ Peggy Olson? Vi sentite totalmente Peggy Olson? Vi pettinate come Peggy Olson? Vi pettinate come Betty Draper? Avete letto tutto Francis Scott Fitzgerald dopo avere visto un suo libro in mano a Betty? Avete appena riletto L’amante di Lady Chatterly? Frequentate solo gente che guarda Mad Men? Preferite non frequentare nessuno e restarvene a casa a guardare Mad Men? Avete guardato tutta l’ultima stagione di Mad Men sullo schermo di un computer 13 pollici che non è nemmeno un Mac e ha l’audio che fa schifo perché “intanto la vedo così e poi caso mai me la rivedo”? Benvenuti nel club. Siete anche voi dei Mad Men junkie. Dipendete così tanto da Don Draper & co. che se qualcuno vi domanda “ma la quarta stagione l’hai vista?” vi ritrovate a mentire. Dite che no, che ancora non l’avete vista. Perché ormai lo sapete che tra chi ha già visto tutte e quattro le stagioni delle serie e chi tornando a casa ha ancora almeno un paio di puntate da consumare, vince sempre e comunque il secondo. Lui è più fortunato di voi. Lui sa cosa fare. Lui ha Mad Men da guardare. Così, sospirate a mente, fate spallucce, e con la tristezza nel cuore rispondete: “Sì, ma solo qualche puntata”. Voi però le cinquantadue puntate di Mad Men le avete viste tutte quante (e c’è anche chi, finito il giro, ricomincia). E quando vi ritrovate da soli, seduti sul divano del soggiorno a contemplare uno schermo vuoto, la bugia di poche ore fa non vi è più di alcun aiuto. Inutile negarlo: anche la quarta stagione di Mad Men è andata, e voi siete in piena crisi da astinenza. Astinenza da Mad Men. Che fare? Con l’aiuto di letture mirate e (più di) qualche ora spesa a googlizzare, ecco un pratico catalogo utile per affrontare i lunghi mesi che vi separano dalla prossima stagione. Un pronto soccorso che non sostituisce la serie (Mad Men è insostituibile), ma che comunque soccorre.

Bambole di carta
Se le è inventate Dyna Moe, artista americana che firma i testi e i disegni del volume Mad Men: The Illustrated World. Si trova su Amazon, costa 15 dollari e lo pubblica Perigee. Dentro il libro, insieme alle irresistibili bambole di carta di Joan Holloway da ritagliare (tre bamboline e decine di vestitini e accessori), un’ottantina di magnifiche coloratissime tavole che ripropongono in chiave pop le pagine illustrate delle riviste femminili degli anni Sessanta, dispensando consigli di bellezza, arredamento e bricolage, ricette per cocktail e picnic, giochi per adulti e bambini, e indirizzi di boutique, bar e ristoranti newyorkesi visti in Mad Men e realmente esistenti.

Barbie
Sono quattro – Betty e Don Draper, Joan Holloway e Roger Sterling – e ci piacciono moltissimo. La Mattel le ha messe in commercio la scorsa primavera, costano poco meno di 75 dollari e fanno parte della serie Mad Men Barbie Collectors. A piacerci è soprattutto la barbie Joan Holloway e l’idea che a essere vestita e svestita dalle bambine di questi nostri anni Dieci sia una formosissima bambola di plastica dalla chioma rosso fuoco, che non uscirebbe mai di casa senza rossetto, borsetta e tacchi di almeno sette centimetri. Joan-Barbie di sicuro non evita gli specchi, e sa che l’eleganza può rivelarsi più divertente e utile della noiosissima, ordinaria comodità.

Biancheria intima
La prima cosa che s’impara leggendo il libro di consigli di moda scritto dalla pluripremiata costumista di Mad Men Janie Bryant, è che la biancheria è fondamentale. “Corsetti, bustini e giarrettiere incidono nel modo in cui una donna cammina, si siede, o sospira”, dice Janie, che si serve di biancheria intima rigorosamente anni Sessanta per aiutare le attrici a entrare nei personaggi che devono interpretare. Per chi volesse approfondire l’argomento, il libro (firmato dalla Bryant insieme alla giornalista di moda Monica Corcoran Harel e illustrato da Robert Best) si chiama The Fashion File: Advice, Tips and Inspiration from the Costume Designers of Mad Men, costa 26,99 dollari, ed è pubblicato in America da Hachette.

Cocktail
Ai cocktail ci ha pensato la Apple. Si chiama Mad Men Cocktail Culture ed è una nuova applicazione dell’iPhone che sfida a fare un Old Fashioned buono come quello che fa Don Draper, o un Tom Collins con la stessa abilità con cui lo fa sua figlia Sally. L’applicazione costa 99 centesimi e consiste in un quiz con domande su come preparare undici cocktail tipici degli anni Sessanta. Sempre dedicate ai cocktail quattro pagine di Mad Men: The Illustrated World con dentro le ricette a fumetti di Bloody Mary, Cuba Libre, Mint Julep, Whiskey Sour, Frozen Daiquiri, Hot Toddy, Sloe Gin Fizz e vari altri superalcolici vintage.

Cosmetici
“Chiamatelo effetto Mad Men o prendetela come un’eccezione femminile alla solita austerità autunnale, ma ultimamente ci sono labbra rosse in ogni dove”, osservava poche settimane fa il Los Angeles Times. E di fatto il rossetto abbonda sulle bocche delle interpreti di Mad Men. Usatelo di qualunque marca, basta che sia rosso mat. Per le unghie cercate invece l’elegante cofanetto di smalti ideato e messo in commercio da Janie Bryant insieme alla Nailtini. Oro, bronzo, platino e blu iridescente le quattro tonalità vintage scelte dalla costumista di Mad Men, ribattezzate per la circonstanza con i nomi di quattro tessuti degli anni Sessanta: Bourbon Satin, French 75, Deauville e Stinger.

Libri
Da un anno a questa parte i libri su Mad Men affollano vetrine e scaffali di librerie anglofone. Si va da Mad Men and Philosophy: Nothing Is as It Seems, curato da Rod Carveth, William Irwin e James B. South e pubblicato dalla casa editrice John Wiley & Sons, a The Ultimate Guide to Mad Men di Will Dean, guida alla serie edita dal quotidiano inglese The Guardian. Tra le ultime uscite c’è la finta biografia di Roger Sterling (quella che scrive nella quarta stagione), Sterling’s Gold: Wit and Wisdom of an Ad Man, pubblicata da Grove Press. Tra i ripescaggi, oltre ai già citati D.H. Lawrence e Francis Scott Fitzgerald, ci sono L’Atlantide di Ayn Rand (paladina del capitalismo nonché scrittrice di culto per Bert Cooper) e le poesie di Frank O’Hara (all’indomani della messa in onda della puntata in cui Don Draper legge una poesia di O’Hara, il suo Meditations in an Emergency è balzato nella top 50 dei libri più venduti da Amazon.com).

Poster
I più belli sono quelli di Stanley Chow, disegnatore e grafico pubblicitario inglese che da anni realizza magnifici ritratti pop di varie celebrità. Don Draper, Joan Holloway e Peggy Olson i tre della serie dedicata a Mad Men. Costano 20 dollari l’uno (oppure 50 dollari i tre) e sono acquistabili sul sito stanleychow.com. Interrogato sull’argomento, Stanley Chow confessa: “Credo che il modo in cui la gente viveva e si comportava negli anni Sessanta affascini chiunque. Ma il motivo per cui io amo Mad Men è che amo Don Draper”. E anche Stanley è uno di noi.

Pubblicità
Qui è il caso di dire: chi disprezza compra. Noi che abbiamo passato le nostre giovinezze a disdegnare le pubblicità e chi le fa, ci ritroviamo ad ammettere che quello del pubblicitario non è affatto un brutto mestiere. Anzi. E se pensate che la “golden age” della pubblicità sia finita insieme agli anni Sessanta, cercate in rete uno studio di marketing dal titolo “The New Golden Age of Advertising”. Scoprirete che, grazie a Internet, gli anni d’oro sono proprio questi in cui viviamo. Dice ancora Stanley Chow: “In cosa è cambiato il mondo della pubblicità in questi quarant’anni? Oggi di Peggy Olson ce ne sono a centinaia”. E per fortuna la cosa non vale solo per la pubblicità.

Sigarette
No, non vi stiamo consigliando di cominciare o riprendere a fumare. Non fatelo. Vogliamo solo denunciare la nostra simpatia per lo sdoganamento che Mad Men ha fatto del politically incorrect. In Mad Men c’è gente che fuma, che beve, che tradisce le mogli. Lo fanno perché sono intrappolati negli anni Sessanta, questo lo sappiamo, ma a noi stanno enormemente simpatici. Così umani.

Simpsons
Per misurare la celebrità di qualcuno o qualcosa, basta guardare I Simpsons. Tutto ciò che finisce in una puntata dei Simpsons, non può che essere famoso. Per cui andate su youtube e digitate Mad Men e Simpsons. Troverete una breve ma riuscita parodia della sigla iniziale di Mad Men interpretata da Homer Simpson. Sempre su youtube, digitate Mad Men e Sesame Street. Troverete la versione Muppet Show della sigla iniziale della serie, seguita da un paio di minuti di gag in cui il Muppet Don Draper e due colleghi pubblicitari sono alle prese con la reclame di un barattolo di miele.

Tacchi
Le scarpe contano quasi quanto la biancheria. “Non credo che riusciremmo a fare il nostro lavoro senza quei vestiti, quella biancheria e quei tacchi”, dichiara Elisabeth Moss/Peggy Olson, elogiando il lavoro della costumista della serie. “Più alti sono meglio è”, aggiunge Christina Hendricks/Joan Holloway (eletta quest’anno da Esquire la donna più sexy vivente), che ammette di riuscire ad ancheggiare in modo a dir poco perfetto grazie a tacchi di almeno sette centimetri. Consigliati da Janie Bryant nel suo libro (e inseriti tra i dieci capi di abbigliamento che non dovrebbero mai mancare nei nostri guardaroba) anche i sandali e gli stivali di pelle alti sopra il ginocchio.

Vestiti
Uomini che avete soldi da spendere: Janie Bryant ha disegnato per Brooks Brothers un abito stile Don Draper che si chiama “Mad Men Edition”. Donne che non avete soldi da spendere: H&M ha appena lanciato una nuova collezione ispirata alla serie. Uomini e donne che non avete nemmeno un euro in tasca: saccheggiate armadi e bauli di madri, padri, zii e nonni. Tanto, si sa, dopo gli anni ottanta nella moda nessuno inventa più niente. E il futuro è nel vintage. C’è poi una quarta opzione, ed è quella del cucirsi gli abiti da sé. Basta cercare in rete per trovare gruppi di cucito in cui donne volenterose si scambiano dritte e modelli per realizzare graziosi abiti anni Sessanta ispirati alla serie. Tanto in qualche modo bisogna pur tenersi occupati.

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6 commenti

  1. Certo che la Mattel non ce la poteva fare a realizzare la Barbie/Joan con qualche curva in più. Peccato, quel magnifico sedere al quale Roger Starling voleva dare la palpata della staffa è stato tradito in nome (che ironia) del marketing.

  2. grazie a tiziana lo porto per questo articolo eccezionale.
    mai, nemmeno nelle amache di michele serra, mi sono trovata a condividere punto per punto, virgola per virgola. e felice di aver trovato qualcuno che condividesse e rendesse questa ‘dipendenza’ affascinante con tale chiarezza.
    io ho delle intere sequenze stampate nella memoria visiva come frammenti di straordinaria tragicità a cui spesso mi ritrovo a pensare.
    sarà crisi di astinenza?
    grazie e davvero complimenti

  3. Sto ancora cercando una valida motivazione alla scelta di cambiare la fotografia in questa quarta stagione, ciò nonostante non riesco a non guardarlo.
    Articolo esorcizzante.

  4. Che bello sapere che ci sono persone che maturano, quasi scientificamente, i tuoi stessi pensieri, c’è forse qualche modello matematico che conforma menti simili?? chissa…. grazie di cuore e sommi complimenti cristiana

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Autore

tizianaloporto@minimaetmoralia.it

È nata a Bolzano e ha vissuto ad Algeri e Palermo. Abita tra Roma e New York, dove traduce e scrive di libri, cinema e fumetti per La Repubblica, Il venerdì e D. Ha tradotto, tra gli altri, Charles Bukowski, Tom Wolfe, Jacques Derrida, A.M. Homes, Douglas Coupland, James Franco, Lillian Roxon e Lena Dunham, e ha tradotto e curato la nuova edizione italiana di Jim entra nel campo di basket di Jim Carroll (minimum fax, 2012). Insieme a Daniele Marotta è autrice del graphic novel Superzelda. La vita disegnata di Zelda Fitzgerald (minimum fax, 2011), pubblicato anche in Spagna, Sudamerica, Stati Uniti, Canada e Francia.

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