crediti immagine Andrea Pirrello
Vista dall’alto Forcella sembra un’enorme ragnatela. I vicoli finiscono nei vicoletti, le strade si fanno stradine e i palazzi si confondono. Sono alti, massicci, antichi. Le persone si muovono come formiche, operose e svelte: urlano, non parlano; gesticolano, non aspettano. In ogni angolo, succede qualcosa. Amici che incontrano amici, ragazzi e ragazze che tornano a casa dopo una giornata di scuola; pizze vendute, scambiate, azzannate. Pizze cadute, schiacciate e perdute per sempre: mannagg; mannagg a tutt cos. Uomini che fumano pigramente le loro sigarette, e che aspettano: cosa, onestamente, non lo sanno nemmeno loro.
Ma dall’alto Forcella appare viva, vibrante, senza un ordine e una direzione: è libera, nel senso che è impossibile costringerla in un’unica idea; ed è oceanica, perché pure nel dettaglio più piccolo si nascondono altri particolari ed elementi. In Mixed by Erry di Sydney Sibilia Forcella è uno dei personaggi principali, ed è il primo – in realtà, dopo il carcere, il secondo – che ci viene presentato.
Forcella l’indomita, Forcella l’anarchica; Forcella dove prima festeggi e poi rischi di essere pestato a sangue perché “hai guardato troppo”, “ma che vuoi”, “chi sei”, “a chi appartieni”. Forcella la bella, la vissuta; Forcella la maestra di ciorta e malasorte. Sibilia, queste regole, questi dettami, li conosce. Anche se indirettamente, anche se solo sottilmente, li mette in scena e li sintetizza nel codice genetico del racconto. E dal piccolo, che non è la periferia ma il centro, riesce ad arrivare al grande, e quindi alla Campania, al resto d’Italia e al mondo intero.
Mixed by Erry è un film che si concentra innanzitutto su questo: su ciò che, oggi come ieri, significa essere napoletani; su quello che vuol dire arrangiarsi, imparare a convivere con archetipi e luoghi comuni. Poi si trasforma, e diventa quasi un coming-of-age, una storia che parla di crescita e consapevolezza, di errori e scivoloni. E di vita, d’amore, di affetti.
I fratelli Frattasio, Enrico, Peppe e Angelo, sono interpretati da Luigi D’Oriano, Giuseppe Arena ed Emanuele Palumbo. Visivamente si completano. Tre bamboline della matrioska: alto, meno alto e più basso. Sono tre sfumature, tre derivati, della stessa cosa. Enrico è quello creativo, Peppe quello sveglio e Angelo quello pratico. Inseguono lo stesso sogno e creano Mixed by Erry, l’etichetta. Sostituiscono il contrabbando delle sigarette con lo smercio di musicassette false. Anticipano di giorni, a volte di mesi interi, le case discografiche. E si fanno notare. Tutti li vogliono e tutti li amano. Anche Carmine Giuliano, detto ‘o Lion.
Sono geniali e simpatici. Sfruttano l’algoritmo di Spotify prima ancora di Spotify: e alla fine delle cassette, da bravi, per fidelizzare il proprio pubblico, inseriscono consigli, suggerimenti e altri brani. Quello che fanno è sbagliato, e Sibilia non ci gira mai attorno, mai: lo dice chiaramente. La stessa decisione di aprire il film in carcere ne è una prova. Ma il punto, in una storia, non è mai questo. Chi racconta non deve giudicare; deve, appunto, raccontare. Mixed by Erry indica una strada, e ammette che qualcuno l’ha percorsa. Fine.
Poi viene tutto il resto. E quindi: i tre fratelli Frattasio e i loro genitori, interpretati da Adriano Pantaleo e Cristiana Dell’Anna; Francesca e Teresa, interpretate da Chiara Celotto e Greta Esposito, e Arturo Maria Barambani, il milanese, interpretato da Fabrizio Gifuni. E in questa divisione apparentemente approssimativa dei compiti e dei ruoli c’è l’anima del film. Forcella, dicevamo all’inizio. Ma Forcella è anche famiglia, casa, è un luogo in cui sentirsi protetti e al sicuro; Forcella è il muro di un palazzo da usare come porta durante una partitella di calcio, è una chiesa sgarrupata e smorta e un vicolo cieco dove trovarsi con i compagni: stasera che si fa, dove andiamo; saliamo o scendiamo? Tieni ‘o mezzo, la macchina, chi guida. Passa la canna, passa. Nun fa’ ‘o strunz.
Forcella fa da sfondo al primo bacio, al primo successo, alla prima caduta. E in questo microcosmo vengono avanti il padre e la madre, cioè Pantaleo e Dell’Anna, che sono tesi, delicati e affiatati, che si affiancano visivamente e nelle battute, che hanno obiettivi specifici ma non assoluti, che vedono questi figli e sono in pena per loro; che predicano onestà mentre miscelano whiskey annacquato, di contrabbando; e che invitano a stare insieme quando gli ostacoli sembrano essere insuperabili.
Chiara Celotto e Greta Esposito, che danno faccia e voce a Francesca e Teresa, non sono solo le ragazze, quelle a cui dedicare una compilation su cassetta, le future mogli e madri, le compagne. Sono guide. Sono il centro nevralgico, di fatto, del cambiamento. Erry ritrova l’amore per la musica grazie a Teresa, e Peppe, quando non sa cosa fare, chiede a Francesca. E Francesca non lo consola, no: trova la soluzione. Jamm bell, jamm! Mixed by Erry, dopotutto, non è un film sui singoli, ma sulle coppie e i gruppi. Da soli siamo fenomeni, sì: ma insieme, santa miseria, siamo inarrestabili.
Lo straniero invasore, interpretato da Gifuni, accetta il successo dei napoletani perché sono giovani, simpatici e perché valgono miliardi di lire. È amico, uno di famiglia, il padrino della creatura appena nata. Ma sta sempre in bilico, un piede qua e l’altro là, indeciso, fumoso, squalo. Bramoso, da una parte, di ingurgitare tutto quello che la Milano da bere ha da offrire, e pronto dall’altra a farsi indietro e a battere in ritirata. Imprenditore sì, anche stronzo; ma fesso, per carità, no.
Il Fortunato Ricciardi di Francesco Di Leva non è il cattivo: è, però, la nota stonata. Quello che, in quartiere in cui ci si arrangia e si vive alla giornata, vuole, e giustamente, far rispettare le regole. È il poliziotto, lo sbirro, occhiali da sole e baffoni neri. Un poliziottesco vivente, pistola nei jeans e gambe sempre larghe, da pitbull. Passa trequarti della sua giornata incazzato. L’altro quarto, chi lo sa, a dormire. Vede i fratelli Frattasio per quello che sono, e allo stesso tempo, proprio perché viene dal loro stesso mondo, capisce. È spontaneo, viscerale, incontenibile. Litiga con tutti, specialmente con i superiori che usano la loro posizione per imporre favori e cortesie. Viene notato e scelto per fermare la pirateria napoletana, e per lui, per il resto del film, non esiste altro. Se Erry è la passione, Ricciardi è l’ossessione. Tutti e due, però, cercano una via di fuga dalla quotidianità, da ciò che altri hanno scelto per loro.
Sibilia parla – perché sì, un film è un fraseggio di cose, un discorso d’immagini; non solo una tesi da prendere per buona e accettare pacificamente – di questo. Con Armando Festa, che co-firma la sceneggiatura, attraversa tre decenni di Napoli, e li disseziona rivoltandoli come un guanto. Forcella, dall’alto, sembra una ragnatela. Ma nelle sue inquadrature diventa qualcos’altro: diventa, per esempio, il pavimento appena lavato di una casa, i balconi sempre spalancati, una macchina scassata che corre per le strade, un panaro, una cesta, che sta a metà: né di sopra né di sotto. Come la vita. Diventa un sogno, una consolle per deejay, e una bottiglia di spumante. Diventa la rinascita e la caduta. L’inizio e la fine. Il sangue e l’anima. Come San Gennaro e Maradona: due Mano de Dios al prezzo di una.
Mixed by Erry cita, perché nella citazione non c’è niente di sbagliato, altri film e pezzi di cultura; rievoca la napoletanità e la grande gioia della comicità. E così rivediamo Troisi, sentiamo il nome di De Filippo e una serie quasi infinita di storie trova il suo andamento. Su e giù, a destra e a sinistra: questo film è una giostra da cui nessuno vuole scendere. Che bellezza. E lo è anche per un altro motivo. Per la musica. Nella colonna sonora c’è Liberato. E poi ci sono l’intuizione di Michele Braga, che si occupa dei brani originali, e il ritmo del montaggio di Gianni Vezzosi.
Mixed by Erry è una festa. Per gli occhi (da citare, assolutamente, la fotografia di Valerio Azzali: Napoli non è una cartolina, ma è bella e sensuale nelle sue luci) e per le orecchie. Va visto e ascoltato in sala, dove i bassi possono farci tremare il cuore e i polsi, dove le battute hanno uno spessore diverso e l’immagine non solo convince, ma ammalia.
Non ci sono storie più incredibili di quelle vere, e pure questo Sibilia l’ha già detto. Stavolta però, sulle tracce dei fratelli Frattasio, si è abbandonato all’istinto e ha creato, da zero, una commedia che parte veloce e finisce ancora più svelta, che mostra tutto, che non lascia sottintesi o domande irrisolte (tra parentesi: restate fino alla fine, dopo i titoli di coda). È un film fatto di giovani attori, di esordienti e di grandi professionisti. Di suoni e silenzi, come si dice.
Non è un film che si dimentica, questo. È consistente. Puntuale. È un tormentone, e ha un suo sapore e un suo peso. Entra nei ricordi, e lì mette radici. Proprio come Forcella: che è cresciuta, che s’è allargata e che ora s’è riscoperta al centro del mondo: schiacciata tra i palazzi e seppellita, per metà, sotto i lastroni di pietra. È fatta di fuoco e acqua, anche se il Vesuvio si vede a stento, sull’orizzonte, e il mare è lontano. E pure Mixed by Erry unisce queste due anime, questi due opposti. Ed è nel loro continuo bilanciamento che funziona, che trova un senso e uno scopo.
Questa è la storia di tre fratelli; questa è la storia del Re dei Pirati; questa è la storia di un’idea e della sua diffusione. Sì, per tre volte sì. Ma questa è anche la storia di un ragazzo che voleva fare il deejay, che amava la musica e che non era nato né a Los Angeles né a Parigi, e nemmeno a Berlino. Ma a Forcella, Napoli. Ed era felice così.
Mixed by Erry, diretto da Sydney Sibilia, scritto con Armando Festa, prodotto da Groenlandia con Rai Cinema e in collaborazione con Netflix, è in sala in questi giorni con 01 Distribution. Nel cast: Luigi D’Oriano, Giuseppe Arena, Emanuele Palumbo, Francesco Di Leva, Cristiana Dell’Anna, Adriano Pantaleo, Chiara Celotto, Greta Esposito e Fabrizio Gifuni. Musiche di Michele Braga, fotografia di Valerio Azzali e montaggio di Gianni Vezzosi. Soggetto di Sydney Sibilia, Armando Festa e Simona Frasca (autrice di Mixed by Erry. La storia dei fratelli Frattasio, edito da Ad Est dell’Equatore).
