di Marco Mantello
Questa è la storia
di padre e figliolo
e ovviamente finisce
finisce che loro
‘cari amici arrivederci’
e volarono in cielo
da padre e figliolo
***
Casi disperati
Padre e figliolo
braccia tese, appollaiati
su una bella staccionata
se ne stavano a un metro dal suolo
come due uccelli imbranati:
– Divertente. Disse padre a figliolo.
Ma un signore con i baffi
proprietario del suolo
interruppe in quel frangente
le prove di volo.
E quando gridò loro
di tornare immediatamente
all’altezza della gente
e farlo altrove, possibilmente
fu allora che padre e figliolo,
ripiegate le braccia
e chinata la faccia,
se ne andarono camminando
a un metro dal suolo
sopra quella staccionata.
Sembravano due vani epitaffi
dietro l’ombra disperata
del signore con i baffi.
***
Ordine deve essere
Poteva anche sembrare
una roba più grossa
qualche cosa che insomma
è difficile da lavare.
Ma una macchia d’inchiostro
è così poco rossa
che non dà l’idea del sangue.
Comunque succede
che padre rincorre figliolo
su una pagina sempre più mossa.
Quando ha quasi incominciato
a picchiarlo in buona fede:
-Torno subito, gli dice
e preso un ago e teso un filo
gli ricuce il pantalone
ma con una dedizione
lunga quasi due vignette.
Non so dire se la rabbia
per l’inchiostro e le boccette
fosse o meno svanita
o se l’ago e il filo teso
erano solo l’avamposto
del lavoro di una vita.
Poco dopo in ogni caso
padre freddo alzò le mani
sopra un culo rammendato
e figliolo che le prese
ad effetto ritardato
che di faccia non era
nemmeno inquadrato
***
Primo giorno di vacanza
Solo perché
si potesse svegliare
nel bel mezzo di un prato
con le mucche, la gallina
e l’alba, il sole
perché fosse un bel fiore
sopra al letto sbocciato:
il figliolo, di prima mattina
meravigliato
aspettando come in sogno
che arrivasse puntuale
quel bisogno naturale
di alzarsi dal letto e pisciare
***
Conoscenza della transitorietà
Si era messo il baffo finto
e la cuffia sui capelli
se ne stava davanti allo specchio
e dopo aver sorriso
come ridono tutti i pischelli
si accorse che era vecchio
All’inizio soltanto perplesso
alla fine con occhi di pianto
a fissare quell’altro sé stesso
che era vero altrettanto
con il viso del padre riflesso
e uno sguardo piuttosto severo
il figliolo e quell’altro sé stesso
***
(Primo figlio che lasci la scuola
per la luce dei fari
per i gatti che fissano ignari
il passaggio da un nodo alla gola
a iniezioni letali
In un pub di San Lorenzo
masticavi a denti stretti
inventari poco chiari
fra poeti cosiddetti
e parole, credo, importanti
molto più dei calendari
o del ciclo padri e figli replicato.
Ogni sera, dall’unica cassa che c’era,
una tromba sparava agli uccelli
con tre quarti di do
e i tuoi occhi erano quelli
per un po’.
Ti restavano boccali neri
sopra tavoli ancora bagnati
Dalle rose dei cimiteri
fiorivano solo immigrati
Hai negli occhi il minuto che scorre
su una striscia di luppolo e malto
e da ieri la prima stesura
di un permesso scaduto dall’alto
Primo figlio che lasci la scuola
per i proto-poeti francesi
per la luce che adesso ti manca
perché scrivere stanca
piangerò fuori orario
lacrime disuguali
piangerò settenari
se sarà necessario)
***
Un anno più tardi
(Pianterò un cristallo di vetro opaco
nelle ossa di mio padre
tutte le deboli voci interrotte
ogni sguardo di giovane niente
tutte le stupide veglie incoscienti
e ancora il sangue dalla vena per piantare
un cristallo di vetro opaco
nelle ossa di mio padre)
Minima&moralia è una rivista online nata nel 2009. Nel nostro spazio indipendente coesistono letteratura, teatro, arti, politica, interventi su esteri e ambiente

https://youtu.be/i6BKhvhSehc
https://www.youtube.com/watch?v=nIR6AAjEg5U
Su E. O. Plauen una bio qui
http://e.o.plauen.de/biografie/
Ho pubblicato in Italia una selezione di “Padre e Figlio”, di cui mi ero innamorato in un viaggio in Germania: https://www.faeditore.it/451579796
🙂
Grazie della segnalazione. Cercherò il tuo libro. A me è successo più o meno lo stesso, durante un soggiorno a Friburgo, intorno al 2001. Queste poesie sono prese proprio dalle tavole di E.O. Plauen, e si trovano su Standards.