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di Giacomo Giubilini

Credereste mai ad una storia in cui si deve creare dal nulla un miliardo di euro su una città disastrata, la capitale, e dove tutti i soggetti coinvolti non hanno un euro e anzi devono vendere dei beni che non hanno per farli valere un miliardo che non hanno?

La mandrakata appunto.

E il luogo da usare a leva ma senza possederlo, è esattamente quello del famoso film: l’Ippodromo di Tor di Valle, a Roma. Quello di febbre da cavallo, quello della mandrakata.

La mandrakata a Roma ha due caratteristiche. O è condotta da un genio nel creare soldi dal nulla con salti mortali degni di un funambolo o ha bisogno di una figura apicale di destinato alla sconfitta: il generone romano.

Il generone romano ha alcune caratteristiche fondamentali: è un mitomane e la sua logica comportamentale è guidata da pochi e radicali  istinti  primari.

Si magno io c’è da magnà pe tutti
Dimo famo , famo dimo
A frà che te serve?”.

Il generone romano, il mandrake malinconico, si presenta con spider non sua o frutto di cambiali, se gli riesce si imbuca in circoli sportivi dove saluta tutti con un “Carissimo…” , ha amanti costosissime e mogli ignare, millanta studi all’estero e quasi sempre, con una regolarità davvero imbarazzante, sta alla canna del gas.

Di solito il generone romano è figlio di, i soldi li ha fatti il padre o il nonno,il vero mandrake, e a lui spetta il compito, quasi impossibile vista la quantità di miliardi ereditati, di fare fallire tutto.

E però ci riesce alla grande.

Li quattrini sò come la rena, na soffiata e voleno”.

Gli amici lo abbandonano e se nei suoi rilanci di esposizioni bancarie non gli riesce di “riacciuffà qualche spiccetto”  viene salutato da un caloroso:

Con affetto e sentimento, meno te vedo e mejo me sento

E alla fine il destino avverso apre le porte del carcere.

So ito carcerato

Il generone della nostra storia è Luca Parnasi.Il madrake vero è suo padre.
Per capire di chi è figlio dobbiamo risalire alle imprese di Sandro, il padre appunto, miliardario palazzinaro romano, venuto dal nulla,  e vero genio della mandrakata riuscita: creare soldi.

Sandro, rappresentante d’oro della dinastia calce e martello, simpatie a sinistra, era uno squalo. Serpentara, Torrino, Tor Vergata, Porta di Roma. Più due colpi da maestro nel sottobosco delle aste: Sogene e Generali immobiliare che erano state di Michele Sindona, e, dal fallimento del catanese Graci uomo vicino ai Santapaola e definito da Pippo Fava, poi crivellato di colpi, cavaliere dell’apocalisse, i terreni delle attuali torri dell’Eur.

La storia di questi due fondi immobiliari è incredibile e meriterebbe un libro. C’è dentro di tutto, il vaticano come centro del riciclaggio, la mafia e addirittura il saccheggio di una banca poi ripianato da Banca D’Italia che non recupererà quasi nulla.

Basta trovare uno strangolato, offrirgli un po’ di ossigeno e fiutare l’affare.
Sandro lo sa bene.
E Graci stava infatti alla frutta: alla data del crack aveva  un’esposizione di 287 milioni di euro verso la Sicilcassa.

“A Graci che te serve?”

I Parnasi rilevano tutto pagando meno della metà: 129 milioni.
Perché lo fanno?
In fondo sono campi per fare uffici in una città che ha tutti gli uffici che già bastano, visto che non ha imprenditori e ha un’economia che campa solo di parastato o edilizia.
Roma non attira un investimento privato da decenni. A chi vendere gli uffici?
Ma l’affare frutta a Parnasi padre un patrimonio. Complessivamente un miliardo di euro a fronte di 129 milioni di euro spesi.
Gli uffici de che?
La trattativa per l’acquisto dei terreni dell’Eur si chiude a fine 2003, dopo che la zona è stata trasformata da M1 ad M2, ovvero da zona edificabile per servizio pubblico a zona edificabile a destinazione privata.
Case, altro che uffici!
Con Veltroni i rapporti sono ottimi.
È lui che dà il via libera ad una città ricoperta di cemento.

Anni e anni di compensazioni edificatorie con cubature di milioni di metri cubi hanno permesso alla Parsitalia di edificare zone su zone. La cessione ai municipi competenti della tenuta di Tor Marancia, del Pineto, del Pratone delle Valli hanno consentito di ricevere in compenso 800 mila metri cubi all’Eur-Laurentino, centralità importanti (da un milione di metri cubi ciascuno) al Pescaccio, alla Pisana e a Castellaccio, inoltre il complesso edilizio Romanina, quello Mz 39, il nuovo multisala all’interno del centro commerciale Porta di Roma (realizzato con la Lamaro)”.

Sicilcassa, molta la Sicilia e poco la cassa, non ci guadagna un euro e viene ulteriormente saccheggiata.
E infatti incassa un decimo di quanto potrebbe: i liquidatori della banca non hanno tenuto conto di quanto la variazione della destinazione d’uso avrebbe fatto lievitare il valore dei terreni di Graci. E i conti della banca continuano a non tornare. Dei 640 milioni di esposizione complessiva i liquidatori riescono a recuperare solo 194 milioni.
Chiude per tracollo finanziario un pezzo della storia economica della Sicilia.
Talmente grande il buco che la Banca intera va a gambe all’aria. Il crack viene ripianato da Bankitalia con una spesa complessiva di un miliardo e 600 milioni di euro. E ad oggi, dopo 16 anni di procedura di liquidazione ancora in corso, palazzo Koch deve ancora recuperare la maggior parte della spesa fatta: un miliardo e 200 milioni di euro.

Sandro però l’ennesimo affare l’ha fatto. Ora la zona alle porte dell’Eur ospita grattacieli per un valore complessivo di appunto un miliardo di euro, tra il centro commerciale Euroma2, il ministero della Salute, i nuovi uffici dell’Atac e il primo grattacielo di Roma, chiamato Eurosky.
Eurosky è il simbolo della visione di Sandro. Ricorda la megalomania di Trump, un grattacielo extralusso abitato da patrizi urbani.

Ma esistono a Roma dei patrizi?
No. E quindi?
A chi dare l’attico per poi fare nuovi affari? Beh all’ottavo re di Roma. 36 stanze a Totti.
Che appare anche nel volantino pubblicitario di questo gigantesco edificio frutto, ancora una volta, dell’idea demenziale e ideologica della Macchina per Abitare.
Un posto dove non uscire mai.
E cioè prevedendo al proprio interno una grande quantità di servizi, grazie ai quali raggiungere “gli alti standard qualitativi dei migliori condomini americani”.
A Roma?
Come possiamo leggere in una velina propagandistica di infotaiment:
“Casa Totti è molto avanguardistica anche per quanto riguarda la domotica: tutto è automatizzato e gestibile in modalità touch, dall’apertura e chiusura delle tapparelle all’intensità delle luci nelle camere, dal riscaldamento all’allarme. Quando si sono trasferiti nella nuova casa, Totti e Ilary sono stati inoltre i primi a sperimentare l’innovativo sistema di raccolta differenziata pneumatica dei rifiuti al piano, Come funziona? In pratica non c’è bisogno di scendere in strada e raggiungere i cassonetti con la spazzatura, ma si infila tutto in una particolare botola.”

Nel lancio si parla chiaramente di “Stile di vita Eurosky” e immaginare Totti e Ilary alle prese con la raccolta differenziata pneumatica e il touch e la domotica, può far pensare a un film di Jaques Tati.
O, nell’idea del marketing, ad un propensione all’acquisto stimolata: vuoi mettere infilare tutto in una botola e non pensarci più?

Risultato concreto? Una specie di menhir gigantesco in stile formicaio, rigorosissimo e funereo, in calcestruzzo e acciaio, a suo modo, e con molta fantasia, persino  bello,firmato da archistar e barone universitario locale all’estero conosciuto per aver detto che Piano non è un architetto, Franco Purrini.
Data di inaugurazione: fine 2012.

Il mammozzone razionalista incombe con la sua presenza lapidaria, tipo monolite foriero di future sventure e in memoria di glorie trapassate.
E infatti passano poche settimane e nel 2013 c’è il tracollo definitivo del mercato immobiliare: si raggiunge il picco minimo di transazioni con 403.124, si ritorna ai livelli degli anni ’80, i prezzi sono in caduta (-8,7%)
Torre Eurosky: 120 metri, 35 piani, per gran parte invenduti.
Che fare?
Sandro non si ferma. Come socializzare le perdite e tenersi i soldi?
E qui si inventa il suo capolavoro, la mandrakata di tutte le mandrakate, la gioconda dell’azzardo, la vera opera d’arte.
Vendere l’invenduto a chi non esiste più.
Voi riuscireste a vendere a prezzi totalmente fuori mercato una sede con agibilità negata dai vigili del fuoco per un istituto che non si trasferirà mai lì non solo perché non è agibile ma l’istituto stesso, la Provincia, non esiste più?
Beh, lui ce l’ha fatta!
220 milioni di euro spillati alla provincia per un palazzo inagibile e senza più la provincia. Capolavoro. Ma come fa  la provincia, alla canna del gas esattamente come tutte le vacche da mungere stile Sicilcassa, a trovare i soldi?
Semplice: si crea un fondo immobiliare e lo si affida in gestione a chi gestisce l’invenduto di Parnasi. Cioè Parnasi vende a chi deve vigilare su Parnasi e viene pagato con gli immobili di pregio, l’unico bene che la Provincia ha ancora, confluiti anche loro nel fondo.
I giudici rilevano: “Il fondo ha prodotto fin dalla sua istituzione un importante squilibrio finanziario, per la cui copertura sono a rischio di vendita all’incanto tutti gli immobili pubblici conferiti al fondo“.

“ A Sà che te serve?”

Nasce  il fondo e parte subito con un bel meno 220 milioni. Presi da Sandro.
Non male.
Andiamo al finale della storia senza passare per tutte le tappe: marzo 2020 il procuratore Andrea Lupi quantifica per la Corte dei Conti il danno erariale di questa operazione: messa in mora da 263 milioni di euro per 105 tra dirigenti di banca e politici e danno erariale secondo le stime del pm  Massimo Lasalvia su relazione della guardia di finanza da 107 milioni di euro.

“A Roma Iddio nun è trino, ma quattrino.”

E Sandro lo sa bene.
Mandrake ha però fatto uno sbaglio: si sta allargando troppo e si sta allargando contro l’uomo più potente di Roma, l’unico davvero capitalizzato, l’unico che ha capito da tempo che la finanza e i servizi sono meglio del mattone. Meno volatili se sai con chi giocare la tua partita e se sei un semi monopolista.
Caltagirone.

In quell’epoca è l’uomo “ più liquido d’Italia” l’unico ad avere, nel 2012, 800 milioni di euro sui conti correnti.
Cash e per tranquillizzare le banche.
Ma non solo: è pieno di quote azionarie proprio nelle principali banche d’Italia che gestisce come vuole e scarica quando vuole. Ad esempio da Mps, per caso e per fortuna, si dimette da vicepresidente poche settimane prima dell’’inizio dell’inchiesta.

Ha forse capito che la baracca sta per crollare?
La somma ricavata dalla vendita del pacchetto Mps (un centinaio di milioni) è stata poi rimpolpata con altri fondi e investita per rilevare l’1% circa di Unicredit a prezzi poco sotto i 3 euro. L’esborso stimato dovrebbe aggirarsi intorno a 150 milioni.
Il suo racconto da trader, un mestiere che non ha mai fatto ma che in Italia non c’è bisogno di saper fare visto che basta avere le informazioni prima:

Era sceso talmente per cui ci siamo resi conto che potevamo vendere Monte Paschi e comprare Unicredit, che aveva molte più possibilità di rimbalzare”.

L’obiettivo vero? Mantenere la banca in mani italiane cioè dei soliti: Della Valle,Del Vecchio e lui. “L’obiettivo creare un «nocciolino» di azionisti privati per puntellare la discesa del fronte delle Fondazioni dal 14% al 12% circa e bilanciare la presenza estera in Piazza Cordusio, dove sono forti gli arabi di Aabar (Abu Dhabi) con il 6% potenziale, i libici con il 4% complessivo, e gli americani di Capital Research (5,4%) e Blackrock (3,1%)”

Non il mercato globale ma quello rionale:

Semplice no? Il paradosso è che, non sapendo nulla di finanza ma non avendo bisogno di saperne qualcosa, perde da entrambe le operazioni. Ma guadagna potere di credito.

Caltagirone se una banca va male, e lui lo sa in tempo,  ne compra un’altra. Ma soprattutto Caltagirone è l’unico ad avere capito le tre regole base del capitalismo all’italiana che distinguono chi può e chi non può: trovare la liquidità di altri, diversificare gli investimenti e informare  e informarsi dalla propria rete relazionale.

Editoria, immobili, finanza e banche.

Per capire Caltagirone bisogna capire il suo schema piramidale: “La liquidità scende dai piani alti della catena verso il basso, dove diventa un elemento rassicurante per le banche che danno credito alle controllate. Ne nasce una quantità di prestiti infragruppo, in un inestricabile groviglio di rapporti proprietari e di credito/debito incrociati. Il meccanismo funziona così: prestito dell’azionista Caltagirone alla Fgc spa (375 milioni, al 31 dicembre 2009), deposito vincolato a breve termine in banca – nello specifico 151 milioni presso filiale di Londra di Mps –, prestiti della capofila alle controllate, nuova costituzione di depositi bancari, che poi tornano buoni come garanzie per credito bancario ai piani bassi della catena.”

Debiti? Tantissimi anche per lui ma garantiti da immobili e spariti in un groviglio di crediti, prestiti bancari e nuovi debiti tra società sue e banche anche quelle in parte sue. E in più tanta liquidità sui conti che rassicura sempre le banche creditrici di cui è però anche socio.

Strutture inimmaginabili con organi di controllo efficaci e con il capitalismo che non sia quello paesano dell’Italia.
Prima cosa che capisce Caltagirone è quindi prendersi le banche e  contare, molto, nell’erogazione del credito. Ad esempio piazzando il figlio, Alessandro, nel cda di Unicredit.

I suoi maestri nella finanza? Soprattutto uno: Emilio Gnutti. Che meriterebbe un libro e un film.
Ma la ciliegina che lo rende il vero, e unico, re di Roma, è una: Acea.
Per alcuni Acea è solo una partecipata del Comune e in realtà è la più grande stazione appaltante dell’Italia centrale. Fornisce acqua e luce in Toscana, provincia di Roma, Frosinone, Campania e Umbria. E’ il primo operatore idrico d’Italia, ha settemila dipendenti.  In termini finanziari all’epoca in Italia fatturavano più di Acea soltanto Enel, Autostrade e Ferrovie dello Stato. Ma soprattutto è l’unica azienda, l’unica, rimasta su Roma: A fine anni novanta in questa città c’erano: Telecom ( la più importante compagnia telefonica) Eni ( primo operatore di energia)la più grande banca dell’Italia centrale (Capitalia) un colosso bancario europeo ( Bnl) più la rai e Sky. All’epoca che stiamo raccontando è rimasta solo Acea: Capitalia a Torino, Bnl a Parigi, Telecom e Eni a Milano. Acea produce soldi cash e posti di lavoro, garantisce la gestione del consenso e può essere usata come bancomat di soldi freschi, soldi veri.

Acea è la Mediobanca di Roma (definizione di Marco Palumbo)
Per capire la potenza di Acea, un aneddoto: osò, una volta quotata in borsa, chiedere gli arretrati per le fogne al Vaticano per manutenzione delle fognature e la gestione dei liquami.  25 milioni di euro che preti e suore, forse dall’alto della loro santa stitichezza, non avevano mai pagato per lo smaltimento e depurazione delle molto terrene acque di scarico. Chiaramente non ottenne nulla e la querelle è stata risolta dal governo italiano con la legge finanziaria per il 2004, decidendo di versare all’Acea 25 milioni per gli arretrati e 4 milioni di euro annui a partire dal 2005.

Caltagirone ragiona in maniera semplice: se io gestisco l’acqua e i rubinetti chi ha sete deve passare da me. E se tu hai sempre sete, la sete del debito e dell’affanno, la sete dell’esposizione bancaria e io chiudo i rubinetti che comunque generano soldi, tu muori.

Unicredit, che ha ereditato da Capitalia centinaia di milioni di esposizioni con il gruppo Parsitalia, chiude i rubinetti.
Si chiama ristrutturazione del debito, viene firmata il 20 luglio 2016 tra Parnasi padre, Sandro il mandrake, e la banca Unicredit.
Il 27 luglio Sandro muore.

(Per una rapida ricognizione della politiche compensatorie di Veltroni a favore dei costruttori: https://www.italiaoggi.it/archivio/con-veltroni-e-tramontata-anche-l-era-dei-fratelli-toti-1547302. Per l’infotaiment Eurosky: https://www.residenze.com/case-vip/francesco-totti-casa-vero-re-roma/. Per capire qualcosa delle figure baronali della Sapienza e su come sia ridotta quell’università, figure peraltro eccellenti come il bravissimo Purrini, molto divertente questo dibattito su un blog tra lui e un altro proprio sulla torre dell’Eur dove emerge che il barone in realtà non è professore a tempo indeterminato per la Sapienza: http://blog.amatelarchitettura.com/2009/03/a-proposito-della-torre-di-purini-alleur/. Per capire l’importanza di Sicilcassa e la trasformazione di un mercato creditizio con vocazione cooperativa e sociale e di sviluppo economico di una regione come la Sicilia, in un mercato delle vacche da assaltare e spolpare, questo articolo spiega bene l’intera storia : https://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2004/01/23/splendore-morte-di-sicilcassa-amarcord-di-un.html . Per i consumi idrici ed energetici del Vaticano: https://www.icostidellachiesa.it/consumi-idrici-ed-energetici-del-vaticano/. Per il danno erariale della provincia: pagina 8, relazione Corte dei Conti link qui https://www.corteconti.it/Download?id=5ea8ce47-b5df-4399-9ce1-3b4555a2aa77). Per lo schema societario Caltagirone:  https://www.centrostudimalfatti.eu/caltagirone-il-suocero-di-casini-e-il-piu-ricco-ditalia-ma-dipende-dalle-banche/. Per l’uscita di Caltagirone da Mps: https://www.ilfattoquotidiano.it/2013/04/24/mps-caltagirone-uscii-allimprovviso-perche-ci-fu-occasione-unica-con-unicredit/574280/. Per l’ingresso di Caltagiorne in Unicredit: https://www.corriere.it/economia/12_gennaio_26/caltagirone-massaro_7e313320-4831-11e1-9901-97592fb91505.shtml. Per gli ultimi sviluppi di come i privati controllino Acea: https://www.lastampa.it/cronaca/2017/08/02/news/per-anni-nessun-investimento-solo-ora-acea-ripara-le-tubature-1.34456751)

 

 

 

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9 commenti

  1. Tutto questo fa schifo il doppio se si pensa che questo sistema di potere, di politica, mafia, imprenditoria e capitalisti, che hanno sempre operato con giri di corruzione concessioni e favore delle banche da loro controllate, fa schifo il doppio perché impostato sulle sopravvalutazioni, speculazione e fallimento.
    Questi figli di puttana hanno mangiato per loro e per tutte le loro generazioni a seguire ed in cambio ci hanno lasciato i loro fallimenti, che la politica copre con leggi ad oc salvabanche, non si sa mai ritrovino qualche altro impiccato sotto un ponte, bisogna garantire il sistema, tutto ciò è vitale per i finanziamenti occulti ai politici e tutto il resto è una conseguenza.

  2. “Che appare anche nel volantino pubblicitario di questo gigantesco edificio frutto, ancora una volta, dell’idea demenziale e ideologica della Macchina per Abitare”.

    Obietterei che l’idea di Macchina per abitare non ha niente a che fare con l’impianto e il linguaggio di questa torre, che è altra cosa. Purini è un architetto importante, non (solo) un barone universitario. La sua importanza è tutta legata al suo modo di fare architettura, che può essere non condiviso, ma non sbeffeggiato.
    Questo mi sentirei di dire.

  3. Il soggetto della frase infatti è “volantino pubblicitario” non edificio e non Purini.
    So benissimo chi è Purini.
    Nel pezzo mi riferisco nello specifico a https://euroskyroma.it/ dove si scrive:
    ” Finalmente a Roma puoi scegliere lo stile di vita full-optional dei condomini di lusso americani: una vita in cui benessere, relax e divertimento sono a pochi istanti dalla tua porta di casa.”
    Più il pezzo che è riportato testualmente nell’articolo.
    Che il razionalista Purini, o neo razionalista secondo le tassonomie puerili dell’accademi rionale italiana, sia distantissimo dal concetto di Le Corbusier può anche essere.
    Sull’opera di Purini non mi esprimo.
    E’ tipico dei Parnasi volere usare nomi internazionali per dare lustro a progetti mostruosi e fare un’operazione di packaging culturale.
    Gli è andata bene con il “mostruoso” Eurosky meno bene per lo Stadio di Daniel Libeskind. Il problema degli architetti, soprattutto se baroni, è che di economia non capiscono nulla e vengono usati per creare cose opinabili che però ricordino e incarnino il feticcio della cultura. Il dibattito sarebbe ampio. Se lei è però è l’architetto -scrittore autore dello Stradone, forse è un’omonima, ne approfitto per farle i complimenti per il romanzo. Abito vicino al San Carlo e mi sono purtroppo riconosciuto tantissimo nelle descrizioni del suo libro.

  4. Interessante…avendo seguito la questione “affare TDV” fin dal 2011, aspetto le parti successive.

    Piccola precisazione…in realtà, “lo stadio” è un progetto di Dan Meis.
    Libeskind era stato coinvolto nella progettazione delle tre torri presenti nella prima versione del progetto TDV, quella approvata dalla giunta Marino.

    Dopo, le tre torri sono state stralciate dalla versione approvata dalla giunta Raggi.

  5. Lo Stadio, anzi il design dello stadio, è stato affidato a Dan Meis in quanto nome civetta: era il più spendibile in termini internazionali in quanto ha costruito lo Staples Center di Los Angeles che ospita le partite dei Lakers e dei Clippers. E’ stato Fellow, per il Paul Brown Stadium di Cincinnati. Ha progettato la Saitama Super Arena in Giappone, più stadi di baseball e football americano negli Usa oltre allo Sports City Stadium di Doha, per i Mondiali del 2022 in Qatar. Lo stadio però non ha quasi alcuna rilevanza economica nel progetto il cui succo è ben altro. E infatti è il ben altro a garantirne la sostenibilità. E il ben altro avrebbe dovuto essere nella mani di Libeskind … Ma le storia è lunga e molto più PECORECCIA di questi due nomi altisonanti. E molto più comica. Da commedia all’italiana direi.

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