Pubblichiamo un estratto tratto dal romanzo Latte arcobaleno di Paul Mendez, uscito in Inghilterra nel 2020, diventando un caso editoriale. Ambientato a Londra, il libro racconta la storia di iniziazione gay di un ragazzo nero, Testimone di Geova, allontanato dalla comunità religiosa e dalla sua famiglia per via della sua omosessualità. In Italia il romanzo è in libreria con Atlantide edizioni, nella traduzione di Clara Nubile.
di Paul Mendez
La campagna inglese è bella. Lo sanno tutti. Il Suffolk non fa eccezione. Le strade strette. La quiete, violata soltanto dal chiacchiericcio da soap opera di famiglie di uccelli minuscole e invisibili. La sensazione che la gente viva bene, mangi bene nutrendosi della propria terra, che tutti siano forti e sani. L’aria pulita che i bambini respirano per tutta la vita. La pendenza e i colori diversi dei campi in cui si coltivano raccolti differenti. I piccoli segnali stradali così leziosi. Tanti edifici che hanno più di trecento anni. I castelli e i palazzi signorili. Il vasto numero di chiese per una popolazione così sparpagliata.
I fiori selvatici che riempiono ogni fessura di colore. Ma è anche piuttosto opprimente. È difficile incontrare un’altra faccia nera, una faccia di qualsiasi colore. Un bianco può andare nel Suffolk e mescolarsi. Un nero che viene dallo stesso posto del bianco non viene preso per uno del posto. Se non è uno del posto, è un forestiero. Se è un forestiero, è qualcuno che non conosce le tradizioni locali, è un potenziale contaminatore, qualcuno per cui provare risentimento o da ignorare del tutto.
Da quello che gli ha raccontato Owen, il padre di Jean-Alain è un dottore libanese che è fuggito dalla guerra civile nel 1975 ed è andato a lavorare in Francia, dove ha incontrato la madre di Jean-Alain, una giornalista nel campo della moda.
Jean-Alain e sua sorella hanno frequentato la scuola internazionale a Parigi, prima che lui facesse il tirocinio presso l’associazione degli architetti a Londra, mentre lei studiava lingue alla Columbia e ora lavora per l’Unicef. I loro genitori sono in pensione e vivono in Grecia. Jean-Alain è uno straniero del tipo a cui è abituata gran parte della gente del Suffolk.
Jesse non ha mai trovato rilassante la campagna. Gli mette ansia. Sente di dover spiegare la propria presenza a chiunque incontri. Deve ridere a tutti in maniera esagerata, così le persone ricambiano il suo sorriso. Deve parlare in modo estremamente chiaro e con una dizione elegante e aristocratica, così non è costretto a ripetere ciò che dice. Non è eddài, smamma, ma non ti auguri anche tu, caro Cuthbert, che l’annunciata route 88 appaia con una regolarità marginalmente accresciuta in queste frizzanti mattine d’inverno? E ciononostante, la gente continua a guardarlo come se avesse tre teste, e ride.
«Tutto okay, amore? Sei veramente silenzioso».
Jean-Alain sta facendo oscillare la Range Rover lungo le curve come se fosse un go-kart, e ha messo su quel tipo di r&b di inizio Duemila, vergognosamente moscio, strasuonato e tutto uguale che aveva fatto perdere interesse a Jesse per quel genere musicale per circa un decennio.
«Sì, sto bene». «Sei stanco? Amore, sei in vacanza, dovresti rilassarti».
«No, no, tutto okay». «Ma che succede? Tutto bene tra te e Owen?». «Sì, tutto perfetto». «Sicuro? Me lo puoi dire, amore. So come funziona, ovviamente, perché sono una persona di colore che ha una relazione con un uomo bianco. Soprattutto se si tratta di un uomo inglese bianco, dell’alta società. Se non ci odiassimo in modo così confortevole, l’avrei lasciato un sacco di tempo fa. Non saremmo proprio sposati, perché non credo nemmeno per un minuto che lui pensi a noi come due persone davvero uguali. Io ho fatto il tirocinio come architetto, e ora sono una colonna portante della Foster & Partners. Il mio stipendio è più di quanto guadagnerà lui in dieci anni – non che non potrebbe guadagnare più di me, se solo muovesse quel cazzo di culo. Tu sai che un uomo bianco dell’alta società può indossare una giacca e una cravatta, entrare in una banca e uscire con un milione di sterline? Tu e io non potremmo mai fare una cosa del genere, nemmeno se avessimo gli stessi titoli o titoli ancora maggiori. Se lo lasciassi, tesoro, starei bene. Lui farebbe un milione in un secondo, ma sarebbe felice? Tesoro, no. La sua vita personale è destinata a spaccarsi in mille pezzi finché non riuscirà a trovare un altro fidanzato-scopatore-servo che va a vivere con lui, gli prepara da mangiare e acconsente che lui si ritiri in quel mondo orribile dell’alta poesia omosessuale suprematista bianca, endogamica, compiaciuta, razzista, tossica.
Il suo marchio editoriale è l’ultimo progetto della vanità gay bianca; pubblica soltanto autori gay bianchi che ritiene troppo bravi per Faber. Ti avverto, una volta che gli uomini gay bianchi avranno automatizzato il mondo e i robot faranno assolutamente tutto per loro, avranno trovato come fare i loro piccoli figli maschi bianchi e avranno reso legale scopare con i figli adolescenti degli amici in stile Grecia antica, non avranno più bisogno di nessun altro. Ci ammazzeranno, amore mio. Quando finirà l’acqua e il mondo sarà in ebollizione a causa del clima, si guarderanno intorno e diranno, Chi ce li ha tutti i soldi? Oh bene, raduniamo tutta la gente di colore, le donne e i gay non bianchi e premiamo quel cazzo di pulsante.
Ecco perché persino in quest’epoca post-post-postmoderna ti vedi tornare il kkk, insomma, guarda cosa vogliono eleggere! Ci fanno innamorare di loro e ci soggiogano alla loro leggenda, ma non ci permetteranno mai di condividerla, a meno che questo non gli faccia comodo, che non serva a adulare la loro salvezza. Saremo sempre qualcosa di diverso, qualcosa di inferiore».
«Wow, avevi proprio bisogno di sfogarti», commenta Jesse trovandosi d’accordo con gran parte del suo discorso, ma notando la pecca nella sua argomentazione riguardo agli uomini etero bianchi.
«Cazzo, se ne avevo bisogno!». Dà una manata sul volante e ride. «Sai quando non ti rendi conto di ciò che pensi finché non l’hai detto?».
«Ma io sinceramente non mi sento così riguardo a Owen. So esattamente cosa stai dicendo, ma non penso che uno come te possa farsi intrappolare se non lo desidera, anche se non è quello che sto passando io, perché il mio compagno ce l’ha quella consapevolezza. Non può farci niente se è bianco, ma sa che deve essere assolutamente consapevole dei suoi privilegi, tutto il tempo.
Sa di far parte di un gruppo che deve rinunciare ad alcuni di questi privilegi e sa anche che essere in grado di rinunciarci, per scelta, è un privilegio. Insomma, di recente ha rifiutato il lavoro di capo dipartimento all’università e ha nominato un collega altamente qualificato che è una donna di colore, e lei ha avuto il lavoro, ed è stato tutto quello che ha potuto fare per lei, perché si rende conto che è solo una questione di voci che vengono ascoltate nei posti giusti. So esattamente a cosa ti riferisci, però. Avevo questo account Tumblr che ho dovuto cancellare.
Stavo seguendo tutti i blog di Black Lives Matter, blog sulla storia nera afroamericana, e le cose che stavo imparando erano la pura verità. Da cima a fondo. Come i bianchi hanno rigirato ogni cosa a loro favore. Come hanno scritto e riscritto e rieditato la storia per mettersi al posto di Dio, usando la Bibbia…».
«Quando non c’è nemmeno un solo bianco nella Bibbia!».
Jesse, che era cresciuto soffocato dalla Bibbia come se fosse un paio di slip usati, a questo non aveva mai pensato.
«Sul serio? Hai ragione. Hai assolutamente ragione. Ma io ero così preso da tutti questi blog e tutte queste discussioni, e ciò spiegava esattamente perché la mia vita era com’era, esattamente perché mia madre era una tale stronza con me, spiegava esattamente perché era una stronza punto e basta, esattamente perché Trayvon Martin è morto e il suo assassino l’ha fatta franca, esattamente perché Stephen Lawrence è stato assassinato e mio padre, il mio padre adottivo bianco, ha detto, Oh be’, deve aver fatto qualcosa che gli ha fatto girare i coglioni a quelli, esattamente perché ci sono voluti venti cazzo di anni per portare quegli spietati pezzi di merda davanti alla giustizia, esattamente perché la gente di colore viene ignorata a scapito di una persona di pelle bianca per gran parte dei lavori, esattamente perché le prigioni sono piene di neri che vengono puniti dieci volte più duramente di un bianco.
Il suprematismo bianco permea ogni aspetto della nostra società. Ovviamente, stavo imparando davvero un sacco sulla storia dei neri e sul pensiero dei neri, e avevo la strada spianata verso ulteriori letture: Frantz Fanon, la saggistica di James Baldwin, C.L.R. James, Audre Lorde eccetera. Uscì 12 anni schiavo e scoppiai a piangere nell’istante in cui quella povera madre viene separata dai suoi bambini e vengono tutti venduti come fossero bestiame, cazzo, e sapevo che era vero, e sapevo che i miei antenati, anche se in diverse parti del mondo, avevano vissuto un’esperienza simile, e mi sono reso conto che era un cazzo di miracolo se ero vivo perché degli uomini bianchi del cazzo, non Dio, avevano deciso chi lavorava dove e chi faceva figli con chi, e così la mia stirpe è riuscita a sopravvivere. Ma lo sai perché ho cancellato il mio Tumblr? Perché per ognuno di quei blog brillanti che seguivo, per ogni articolo lungo e incredibilmente illuminante che qualcuno aveva posato, io seguivo anche un blog con le foto di paparini americani bianchi che mostravano il buco del culo, perché, cazzo, non riuscivo a non guardarli, e scrollavo molto in fretta quegli articoli brillanti solo per vedere il prossimo culo, e non riuscivo proprio ad affrontare la situazione, le cose di cui stavo cibando la mia mente, la dicotomia del risveglio storico-socio-culturale e l’attrazione di leccare, succhiare e fottere il culo del maschio bianco, perché io letteralmente stavo ancora succhiando il culo dell’oppressore, o ancora peggio stavo sognando di leccare il culo dell’oppressore nello stesso momento in cui venivo sfamato con la verità sulla lunga storia del terrorismo bianco nei nostri confronti.
In sostanza, stavo dicendo allo schermo del mio telefono, Puoi uccidere il mio corpo, puoi farmi a pezzi e la farai sempre franca, ma prima posso leccarti il culo e scoparti? Ero così fottuto nel cervello. Quindi mi dovevo liberare di tutta quella roba. Ma se me la fossi presa con i singoli individui per l’intera questione o solo una parte di essa, non sarei riuscito a vivere. Non ce l’avrei fatta. Stavo frequentando Owen da meno di un anno quando è successo tutto questo. Lui non sapeva che problema avevo. Ero quasi arrivato alla conclusione, davvero, che non avrei mai più parlato con un uomo bianco fino alla mia morte, o almeno non ci avrei fatto sesso. Ma com’era possibile? Se scrivo un libro, chi lo compra? I bianchi. Se provo a chiedere un prestito, chi l’approva? I bianchi. Ci tengono in loro potere per ogni cazzo di cosa, figuriamoci se non ci tengono le palle».
«Amore, io non mi scopo più uomini bianchi al di fuori della mia relazione. Non gliela do questa soddisfazione», dice Jean-Alain mentre parcheggia l’Evoque da qualche parte, c’è un pub all’angolo e un mercato in corso. Diversi ragazzini vedono Jesse e lo guardano torvo. Attraversano la strada, e Jesse si fissa i piedi. Intravede la parola “Dudley” su un tombino. Guarda meglio, c’è scritto dudley & dowell ltd cradley heath staffs. La strada l’hanno fatta i suoi compaesani. Cradley Heath: per centinaia di anni han- no fatto anelli di circa trenta chili l’uno per le ancore delle navi di tutto il mondo (e anelli di catene molto più piccoli per gli schiavi). Come gli mancava. La Black Country. Casa.
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