Cose spiegate bene è la rivista di carta edita da Iperborea de “Il Post”, giornale online nato nel 2010. Ogni numero di Cose spiegate bene è dedicato a un argomento: il primo aveva come titolo A proposito di libri, il secondo, uscito verso la fine del 2021, è Questioni di un certo genere, con sottotitolo Le identità sessuali, i diritti, le parole da usare: una guida per saperne di più e parlarne meglio.
Questo secondo volume, a cura di Arianna Cavallo, Ludovica Lugli e Massimo Prearo, è composto da circa 27 contributi scritti, grafici, box di approfondimento, dizionari con immagini e glossari, sintesi storiche, pittogrammi e illustrazioni, molte illustrazioni bellissime: un libro pienissimo, fin sull’interno del retrocopertina, perché per parlare di questi argomenti lo spazio e i punti di vista non bastano mai. È una guida, di fatto, che narra e spiega attraverso il cinema, la moda, lo sport, la storia, la scienza, la legge, il linguaggio, gli studi, le parole, le testimonianze e le storie, molte storie, le questioni di genere.
Questioni di un certo genere nasce dagli articoli scritti e pubblicati da “Il Post”, che sono stati ripresi, revisionati, attualizzati e approfonditi, messi insieme con l’intento di dare una mappatura più ampia possibile della situazione attuale, una fotografia delle questioni di genere oggi. Parla di distinzione tra sessi e attrazioni sessuali, identità di genere, esamina le nuove parole – come “LGTBQIA+” e “cisgender” – passando per la questione della lingua e dei simboli.
Le illustrazioni sono una parte molto rilevante del volume, non solo illustrano, non solo corredano, ma sono un correlativo oggettivo di parole e concetti, si riferiscono all’umano quanto le parole stesse. L’autrice, Sarah Mazzetti, ha fatto un lavoro straordinario conducendo ogni immagine lontano dallo stereotipo, riuscendo, così come i contributi scritti in questo volume, a portare nelle pagine un discorso reale in quanto possibile, rispettoso e vivo.
Durante la lettura, invero, si ha spesso la sensazione di fare il punto della situazione: con uno sguardo alla storia e al lessico, alle leggi e agli studi, per dire ora siamo qui, questa è la costellazione delle questioni di genere. Le storie e le testimonianze sono molte, ma la cosa che spicca e l’intersecarsi di queste con un mondo molto più ampio del singolo destino, con l’inevitabile e doveroso intersecarsi con la società tutta.
È un libro per tutti, o almeno dovrebbe esserlo, per chi si occupa di questi argomenti ma spesso teme di sbagliare nelle parole e nei riferimenti, e per chi non se ne occupa affatto ma dato che vive in questo mondo dovrebbe occuparsene: un libro che va a ridurre e limare la sensazione di inadeguatezza di molti di fronte a questi temi e porta conoscenza a chi non ne ha dimestichezza. È comunque, per tutti, un manuale di difesa personale dalle narrazioni stereotipate messe in atto dalla gran parte dei giornali e dalla televisione, ma anche dal cinema, marchiate spesso dal dolore delle vicende delle persone.
Una parola che ricorre spesso è “spettro”, per indicare l’ampiezza del discorso, il ventaglio delle possibilità, le variazioni possibili di genere, tutte le variazioni di intersessualità, il campo di azione dell’umano pensare che deve applicarsi a tutto ciò perché lo esige la società in quanto riguarda tutti noi. Il filo rosso che attraversa i testi e le immagini è la necessità di superare stigma, stereotipi, pregiudizi, termini deumanizzanti per comprendere che siamo persone e non dobbiamo essere ricordati, riconosciuti, sotto un unico tratto dell’identità. Alla fine dei conti molti di noi, in un modo o nell’altro, non corrispondono alle aspettative della società, e vivono, per un motivo o per l’altro, in un contesto di disagio: ma se fino a oggi è stato chiesto di “aggiustare”, cambiare, modificare, ciò che non è standard o non risponde alle attese, è ora di usare parole che parlino di tutti, di riconoscere, capire e rispettare.
È un libro che parla di passato, di presente e molto di futuro, e fa comprendere come i diritti non siano una esclusiva, ma come la coperta dei diritti allungandosi e allargandosi sia una garanzia di civiltà, di vivere in società, di evoluzione: perché anche se qualcosa non mi riguarda direttamente ora non è detto che non lo accada in futuro, e il fatto che riguardi un altro significa che riguarda anche me.
Anna Toscano vive a Venezia, insegna presso l’Università Ca’ Foscari e collabora con altre università. Un’ampia parte del suo lavoro è dedicato allo studio di autrici donne, da cui nascono articoli, libri, incontri, spettacoli, corsi, conferenze, curatele, tra cui Il calendario non mi segue. Goliarda Sapienza e Con amore e con amicizia, Lisetta Carmi, Electa 2023 e le antologie Chiamami col mio nome. Antologia poetica di donne vol. I e vol. II. Molto l’impegno per la sua città, sia partecipando a trasmissioni radio e tv, sia attraverso la scrittura e la fotografia, ultimi: 111 luoghi di Venezia che devi proprio scoprire, con G. Montieri, 2023 e in The Passenger Venezia, 2023. Fa parte del direttivo della Società Italiana delle Letterate e del direttivo scientifico di Balthazar Journal; molte collaborazioni con testate e riviste, tra le altre minima&moralia, Doppiozero, Leggendaria, Artribune, Il Sole24 Ore. La sua sesta e ultima raccolta di poesie è Al buffet con la morte, 2018; liriche, racconti e saggi sono rintracciabili in riviste e antologie. Suoi scatti fotografici sono apparsi in guide, giornali, manifesti, copertine di libri, mostre personali e collettive. Varie le esperienze radiofoniche e teatrali.
