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Pubblichiamo, ringraziando editore e autore, un estratto dal libro di Nancy Isenberg White trash. Storia segreta delle classi sociali in America, uscito per minimum fax nella traduzione di Pietro Cecioni.

di Nancy Isenberg

Sappiamo cos’è la classe. O almeno pensiamo di saperlo: una stratificazione economica determinata dalla ricchezza e dai privilegi. Il problema è che la storia americana è comunemente raccontata – o per meglio dire drammatizzata – senza far riferimento all’esistenza delle classi sociali. Come se separandosi dalla Gran Bretagna, gli Stati Uniti in qualche modo avessero magicamente sciolto i legacci della classe sviluppando una consapevolezza più alta di sempre maggiori possibilità. Dopotutto, il senato americano non è la camera dei Lord.

I testi scolastici impartiscono la narrazione nazionale sulla falsariga «come terra e libertà furono conquistate» o «come le persone qualunque colsero l’opportunità». Il venerato sogno americano è lo standard attraverso il quale politici ed elettori devono misurare la qualità della vita, mentre ogni generazione ricerca la propria versione della felicità libera dalle restrizioni imposte dalla nascita (chi sono i tuoi genitori) o dallo status (da quale posizione parti nella struttura di classe).

I nostri beneamati miti sono allo stesso tempo un punto di forza e di debolezza. «Tutti gli uomini sono stati creati uguali» fu usato con successo come motto per indicare la promessa dei grandi spazi aperti d’America, e l’autostima di un popolo che si distingueva dalle legioni di società estere senza speranza. L’idea dell’America fu presentata dai suoi maggiori sostenitori in grande stile, la visione di come una moderna repubblica potesse dimostrarsi rivoluzionaria in termini di mobilità sociale in un mondo dominato dalla monarchia e dall’aristocrazia ereditaria.

Tutto ciò è fortificante. Ma la realtà dei fatti è considerevolmente diversa. Come vedremo, i coloni britannici promossero una duplice agenda prendendola alla lettera: ridurre la povertà in Inghilterra e trasportare gli oziosi e i non produttivi nel Nuovo Mondo. Dopo la colonizzazione, gli avamposti coloniali sfruttarono i loro lavoratori non liberi (servitù debitoria, schiavi, bambini) e considerarono queste classi sacrificabili alla stregua di rifiuti umani. I poveri, i rifiuti, tuttavia non sparirono e per l’inizio del diciottesimo secolo erano considerati una specie permanente.

Questo modo di classificare il fallimento umano mise radici negli Stati Uniti. Ogni era nella millantata storia dello sviluppo del continente ebbe la propria tassonomia dei rifiuti umani – indesiderati e irrecuperabili. Ogni epoca ebbe il suo modo di separare la propria versione di white trash dall’ideale di massa. Attraverso la visione delle classi più basse come specie incurabili e irredimibili, questo studio vuole ricontestualizzare la relazione tra razza e classe. La classe ha avuto una propria dinamica, potente e singolare, parallela alla sua intersezione con la razza. Ha tutto inizio con l’influente e variegato significato dei diversi termini usati per definire la sottoclasse americana. Molto prima che fossero gli odierni «trailer trash» e «redneck», erano chiamati «lubbers», «spazzatura», «mangia argilla» e «crackers» – per citare solo alcuni termini.

Per evitare che il lettore interpreti male lo scopo del libro, voglio sgombrare il campo da ogni ambiguità: rivalutando la storia americana in termini di classe, porto alla luce aspetti troppo spesso ignorati dell’identità americana. Ma non indico solamente i nostri errori passati; ciò che voglio fare è aiutare a comprendere meglio le laceranti contraddizioni presenti nella società americana di oggi.

Come può una cultura che mette al primo posto l’eguaglianza di opportunità spiegare, o soprattutto includere, un gruppo di persone costantemente marginalizzato? L’America del ventunesimo secolo deve confrontarsi con questo duraturo dilemma. È tempo di riconoscere l’esistenza della nostra classe inferiore. È qui con noi da quando i primi coloni europei sbarcarono su queste coste. Non è una parte insignificante della vasta demografia nazionale di oggi. L’enigma di come i white trash abbiano incarnato questa tensione è una delle domande chiave alle quali il libro vuol dare una risposta.

 

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