Alcuni artisti non possono essere amati senza essere anche odiati. Per me uno di questi è Carmelo Bene. Anni fa, nei burrascosi giorni dei miei trent’anni, volli scrivere un pezzo su di lui in cui ne dicevo a un tempo tutto il bene e tutto il male possibile: Per (e contro!) Bene, o un tentativo di scrivere del fenomeno C.B. Un po’ me ne pentii.

Il mio lungo articolo uscì su Minima&Moralia e scontentò molti beniani, al punto che finii per scontrarmi con uno di loro nei commenti. Si arrivò quasi all’insulto. Già da vivo il “sommo” Bene era un intoccabile per i suoi appassionati adepti, figuriamoci da morto. E sì che ne parlavo anche bene, e sì che conoscevo la sua opera. Ma per alcuni lettori o spettatori riverenti e paraocchiati non bisogna mai peccare di lesa maestà beniana. D’altronde – è la loro attenuante – quando l’arte ci spinge a mettere mano alle spade per difendere la nostra idea di estetica o i nostri beniamini è sempre una buona cosa. Preferisco chi litiga e strepita e si infuria a chi tace e pensa male e finge.

Uno dei Carmelo Bene che mi ha sempre respinto e al tempo stesso attratto è il Bene automassacratosi al Maurizio Costanzo Show. Non mi piacciono le sue pose, la sua vanagloria, la sua ipocrisia (parlare male dei critici e poi circondarsi di critici osannanti, come nella prefazione a ’L mal de’ fiori!), finanche la sua stupidità e la sua strafatta ingordigia. Eppure in quelle due fatidiche serate al Teatro Parioli Bene sa anche essere geniale, autenticamente ribelle, perfino onesto (con chi è in grado di capirlo), a tratti intelligente e profetico. Possibile? Forse no, l’onestà non può accompagnarsi all’ipocrisia, ma Carmelo Bene non appartiene allo scibile del possibile e riesce perfino nell’ossimoro. Tutta la sua arte si rivolta a ciò che “può” o che “deve” essere in un certo modo, filosofia compresa. In questo Bene è certamente un predestinato e un maledetto.

Ora Luni Editrice porta in libreria il volume Nessuno contro tutti, comprendente la trascrizione delle due serate di Carmelo Bene al Maurizio Costanzo Show. Il tutto è corredato da due saggi introduttivi e da una postfazione. La critica beniana, a saperla leggere, è sempre divertentissima, perché gli scriventi (anche a me è accaduto) devono fare i salti mortali per tenere in piedi e rendere comprensibile il difficile gergo di Bene e talora per mettersi letteralmente al servizio del Maestro, come sogliono chiamarlo i “sacerdoti del culto beniano” – così li definiva il coraggioso Guido Almansi, ovviamente facendo infuriare Bene.

Eppure il libro è meraviglioso e talvolta illuminante. Mi contraddico? Sia pure; d’altra parte discutere dei libri che amiamo significa anche contraddirsi e magari prendere degli abbagli, perché le intermittenze del cuore non sempre seguono i moti dell’intelletto o della ragione. Perciò occorre fare un plauso a Annalisa Presicce, la curatrice del volume, che è riuscita a rendere al meglio il “parlato” di Bene sulla pagina, cosa non scontata, probabilmente prendendo lezioni dal Céline più estremo e dallo stesso Bene che dialoga con Giancarlo Dotto in Vita di Carmelo Bene (Bompiani, 1998).

Naturalmente chi conosce le due serate si precipiterà a leggere i punti più divertenti o illuminanti del libro, come quando il Bene Furioso litiga con Guido Almansi, che a differenza di molti artisti e critici degli anni Novanta sapeva tenergli testa e dirgli cose anche dure ma giuste, oppure quando Bene esplode così: “NON VOGLIO PARLARE CON L’ONTOLOGIA! ABBASSO L’ONTOLOGIA!”, o quando parla con un giovanissimo Marco Lodoli, o con Sandro Veronesi, o con Aroldo Tieri, o con un ottimo Giordano Bruno Guerri, forse l’unico a batterlo sul suo terreno, il bon mot insultante. (Bene: “L’è entrato in culo? Non in testa! Oh!” Guerri: “No no, io posso anche lasciare entrare Carmelo Bene nel mio culo, se gli interessa, ma non mi sembra interessante…” A momenti veniva giù il teatro).

Dall’arte di Carmelo Bene – anche dalle sue pose, anche dai suoi malumori – c’è molto da imparare. Non sbaglia Annalisa Presicce quando scrive che con questa pubblicazione si vuole mettere in luce la “sapienza straordinaria” di un grande attore che forse è stato innanzitutto un vero poeta. C’è però da chiedersi quanta di questa supposta grandezza e certa straordinarietà sia stata còlta, capita. Nei salotti romani Carmelo Bene regna anche da morto: oggi parlarne male è male, malissimo. Quindi forse sarebbe ora di togliere Bene dal trono anche linguistico sul quale si è massacrato per anni e trattarlo come merita, posto che lo meriti. C’è da chiedersi se ne siamo ancora capaci.

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Autore

edopisani@minima.it

Edoardo Pisani è nato a Gorizia nel 1988 e vive a Roma. Ha esordito con il romanzo E ogni anima su questa terra (Castelvecchi Editore, 2022, finalista premio Berto, finalista premio Flaiano Under 35). Con Castelvecchi ha pubblicato anche il saggio E libera sia la tua sventuraArthur Rimbaud! (2023) e il romanzo Al mondo prossimo venturo (2024). A gennaio 2026 l’editore Marsilio pubblicherà il suo terzo romanzo.

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