“Come si possono definire i contorni dell’amore?”
Giorgia Tolfo, Wild swimming.
Per due volte nello stesso mese ho incontrato il nome di Clarissa Dalloway nei libri che stavo leggendo, due romanzi d’esordio pubblicati a poca distanza l’uno dall’altro: a Clarissa Dalloway è dedicato La più brava di Carolina Bandinelli (Nutrimenti 2024) e dalla rilettura di Mrs Dalloway (1925) prende le mosse la prima parte di Wild swimming di Giorgia Tolfo (Bompiani, 2025), segno che cento anni dopo “l’energia meravigliosa di Clarissa”, come l’ha definita Woolf, è ancora inesauribile.
È un incontro letterario italiano su una nuova traduzione di Woolf a spingere la protagonista di Wild swimming, Giorgia, come la stessa autrice, a riprendere in mano Mrs Dalloway, letto da adolescente quando Clarissa, Jane, Elizabeth, Carmilla non erano semplicemente dei nomi di eroine dei romanzi dei secoli scorsi ma specchi in cui cercare sé stesse e provare a comprendersi. Il corpo a corpo della traduzione pone la protagonista di fronte a passaggi del testo che a una prima lettura le erano completamente sfuggiti.
Del resto quando si rilegge un libro, al di là delle questioni che riguardano nello specifico la traduzione, le prime sensazioni che si hanno sono legate al ricordo che noi abbiamo di quel libro: “la storia della lettura è la storia di un ricordo”, annota Peter Mendelsund in Che cosa vediamo quando leggiamo (Corraini, 2020). Anche di un ricordo mancato, aggiungo, come accade a Giorgia quando incontra il personaggio di Sally Seton e non ricorda assolutamente nulla di lei. Com’è possibile che abbia dimenticato Sally Seton e quel suo bacio a Clarissa, proprio lei che da ragazza, di notte, sognava di baciare una donna?
“Mi sono chiesta – scrive Tolfo – se dimenticare Sally significava che non sono solo i momenti privi di importanza quelli che dimentichiamo, ma anche quelli luminosi, quelli che senza saperlo ci finiscono sottopelle e si depositano silenziosi nel corpo, a volte finendo per influenzare il corso della vita, altre incistandosi come grani che ricordano un passato che non può tornare”.
Parto anche io da qui, da Mrs Dalloway, per provare a raccontare Wild swimming, un libro che sfida la traduzione sin dal titolo, e che non ama le etichette di genere: Giorgia racconta gli appuntamenti erotici e sentimentali con J. conosciuta attraverso un’app di incontri (diario?); Giorgia ripercorre la propria infanzia e adolescenza a Marostica, la separazione dei genitori, gli anni vissuti con la nonna e la bisnonna (memoir?); Giorgia legge, traduce, studia i libri (saggio?); Giorgia descrive la città in cui vive, Londra, e attraverso di essa Bologna, Venezia, la stessa Marostica (guida sentimentale?); Giorgia ripensa agli incontri con J., li mette in fila uno dopo l’altro, intesse una trama, prepara un piccolo colpo di scena finale: romanzo?
“Passando dal nastro alla pagina”, annota Tolfo a proposito di un lavoro di Andy Warhol, “la registrazione è diventata a novel, un romanzo”.
Da questo momento in poi userò esclusivamente la parola protagonista per indicare quell’io in crisi, spaesato, solo e a tratti disperato – eppure così vivo – che si muove tra le pagine di Wild swimming. Un io che per arrivare a riconoscersi e a ritrovarsi deve attraversare libri, corpi, case, paesi, lingue.
Parto dalla mia lettura di Mrs Dalloway che risale come la protagonista alla mia adolescenza, parto da Sally Seton di cui io stessa non ricordo nulla. Accetto l’invito dell’autrice a rileggere Woolf; mi tuffo nella sua costellazione letteraria, a partire da Annie Ernaux e Anne Carson citate in esergo, da Deborah Levy che compare più volte nel testo. Da questo punto di vista Wild swimming può considerarsi davvero un libro “generativo”, che genera letture e incontri nel testo e nella realtà.
Nel libro letteratura e vita non sono mai separati. La protagonista ha una finestra e una libreria. Dalla finestra, come Clarissa, scorge una signora la quale, invece di muoversi dalla credenza alla toeletta come in Woolf, corre “libera” sul cemento (è tempo di Covid) tutti i giorni alla stessa ora. Per paura di essere distratta dalla vita che pulsa là fuori, la protagonista gira la scrivania verso la libreria, ma anche la libreria può diventare una finestra, uno spazio dentro cui affacciarsi, lasciarsi distrarre dalle vite degli altri, finte o vere che siano:
“Ho preso una sedia e mi sono seduta davanti alla libreria a contemplarla, riflettendo. Mi sono alzata e sono andata a riordinare i libri sullo scaffale: Mrs Dalloway accanto a Autobiography of Red, Modern Nature vicino a Camere separate. […] Mi sono allontanata di qualche passo e ho scattato una foto. Ho aperto la dating app e ho sostituito la foto della libreria che avevo caricato quando mi ero iscritta con quella aggiornata, certa che prima o poi qualcuna avrebbe notato quella modifica.
Volevo far sapere che avevo rivisto Sally.”
“Chi era Sally?” si domanda la protagonista all’inizio del libro. Chi era Sally per Clarissa e chi è per la protagonista? continuiamo a domandarci mentre proseguiamo nella lettura, anche quando del romanzo di Woolf non si parlerà più.
Then came the most exquisite moment of her whole life passing a stone urn with flowers in it.
Sally stopped; picked a flower; kissed her on the lips. The whole world might have turned upside down! The others disappeared; there she was alone with Sally.
Che Nadia Fusini traduce così:
E allora giunse il momento più squisito della sua vita, quando passando davanti all’urna di
pietra con dentro i fiori, Sally si fermò, colse un fiore e la baciò sulle labbra. Fu come se il
mondo sprofondasse! Scomparvero tutti, c’erano solo lei e Sally.
Mentre nella prima traduzione del 1946 di Alessandra Scalero, riedita negli anni Ottanta per Mondadori, il passo del bacio viene tradotto con “Sally si fermò, spiccò un fiore, lo portò alle labbra e lo baciò.”
Ora senza entrare nel merito delle traduzioni e senza addentrarsi nel dibattito intorno all’erotismo, lesbismo e femminismo di Mrs Dalloway, che Stefania Arcara approfondisce nel suo interessante articolo Il bacio di Sally. Erotismo, lesbismo e femminismo in Mrs Dalloway di Virginia Woolf, è però evidente che il bacio di Sally rappresenta per la protagonista un momento iniziatico, fondativo per ripensare la propria educazione sentimentale, o, come l’ha definita Claudia Durastanti in copertina, la propria “immaginazione sentimentale”.
Oltre a scoprire il potere di Sally Seton e del suo bacio, per la protagonista rileggere Mrs Dalloway significa anche vedere Londra con gli occhi di Clarissa; significa sentire che qualcuno prima di noi ha già attraversato e vissuto quei luoghi. Se da una parte questo pensiero l’aiuta a sentire Londra più vicina e familiare, dall’altra non è sufficiente per farla sentire a casa. Come Emma, la protagonista del romanzo di Bandinelli, la protagonista del romanzo di Tolfo è una expat (le stesse autrici sono expat che vivono e lavorano a Londra); entrambe sono alla ricerca di una casa reale, oltre che simbolica, ma se per Emma l’acquisto di una casa è il punto di partenza del romanzo, nonché lo spartiacque che la porta a ripercorrere e ripensare il proprio passato, per la protagonista l’acquisto di una casa rappresenta una conquista che si realizza solo alla fine del romanzo mostrandole, però, sulla scia di Bene immobile di Levy, che sono i libri i suoi veri beni immobili. Prima di questa consapevolezza, Londra è per la protagonista una sorta di unreal city eliottiana, una città piena di fantasmi in cui, come osserva Tolfo, “guardarsi attorno significa essere sempre haunted. A volte lo si è del passato dei luoghi, altre dal nostro passato in quei luoghi.”
Familiare ed estranea allo stesso tempo Londra viene percepita dalla protagonista in modo sempre frammentato, slegato, proprio come lei stessa percepisce la propria identità. Fino al giorno in cui percorrendo Londra via fiume, e dunque guardandola per quello che è, ovvero una città di mare, succede qualcosa di molto importante: la barca si trasforma in un vaporetto, Londra si sovrappone a Venezia, città non lontana da Marostica, dove Tolfo è nata, e comunque città del passato della protagonista. L’acqua con la sua purezza ma soprattutto con la sua fluidità diventa una metafora che indica alla protagonista un modo di stare nel mondo, di essere, di entrare in relazione.
L’acqua ci avvicina al significato del titolo: l’espressione inglese “wild swimming” indica il nuotare in laghi, fiumi, mari senza infrastrutture. Eppure la traduzione è sempre approssimativa, sempre infedele rispetto all’originale. L’avere scelto un titolo inglese, oltre a rimandare alla vita della scrittrice sospesa tra due lingue, è un modo per sottolineare quanto la traduzione (da intendersi non solo in senso stretto) implichi un’esperienza di spaesamento e straniamento, e quanto questa esperienza sia alla fine necessaria e preziosa ogni qualvolta ci si mette in relazione con l’altro, sia esso un libro, una città, una persona.
Il bacio di Sally conduce i lettori dentro un universo squisitamente femminile nel senso più ampio e profondo del termine, di cui Tolfo è riuscita a restituire ogni più piccola sfumatura. Chiaramente non c’è un unico modo di intendere quel bacio, e neppure di sapere chi sia realmente Sally Seton. E tuttavia, leggendo Tolfo e rileggendo Woolf, possiamo scoprire cosa può diventare Sally per ognuna di noi, cosa quel bacio può rappresentare, e quale idea di amore sottende. E l’amore è il fuoco del libro di Tolfo, un sentimento che chiede di essere continuamente riletto e tradotto, che scivola da una lingua all’altra, togliendo e aggiungendo significati altri: “Se solo fossi riuscita a usare la parola amore per tutto senza dover determinare ogni sfumatura, senza dover tracciare linee!”, osserva la protagonista interrogandosi sui significati della parola italiana “amore” e della parola inglese “love”.
Tra i luoghi londinesi citati nel libro ce n’è uno che mi pare possa riassumere bene questo universo fluido e amoroso, e insieme collegarsi al titolo: è la Ladies’ Pond, un luogo il cui ingresso è vietato agli uomini, e dove la protagonista porta J. per praticare insieme il wild swimming. Ma “è una pozzanghera!” esclama divertita J. quando arriva sul posto. Una pozzanghera, sì, ma soprattutto “era [è] uno spazio sicuro. Le donne si sentivano libere, esibivano i corpi senza vergogna, chiacchieravano, flirtavano, si confidavano.”
Riporto la traduzione del passo di Woolf tradotta da Giorgia Tolfo, che ringrazio:
“Allora, passando di fronte a un’urna di pietra piena di fiori, giunse il momento più splendido
della sua vita. Sally si fermò; colse un fiore e la baciò sulle labbra. Fu come se mondo intero
sobbalzasse! Tutti scomparsi; e lei lì sola con Sally.”
Lisa Bentini si è laureata in Letteratura Contemporanea a Bologna. Docente di Lettere nella scuola dal 2006 è intervenuta in seminari e pubblicazioni su romanzo, poesia e teatro. Scrive inoltre sulle pagine culturali del Manifesto, sulla rivista on line Limina e sul Blog della casa editrice Topipittori.
