Pubblichiamo un estratto dal saggio personale Il nuovo amore, tratto dalla raccolta Stanotte sono un’altra di Chelsea Hodson. Il libro è uscito per Pidgin edizioni nella traduzione di Sara Verdecchia: ringraziamo editore e autore.
Il nuovo amore
Sono stata a San Diego senza dirlo a nessuno
Solo il mio ragazzo, Cody, e il suo amico con la Corolla sapevano dove stavamo andando – non avevamo mappe o telefoni adatti, solo un’autostrada che ci sembrava quella giusta. San Diego si trovava a otto ore di distanza, quindi lasciammo Tucson nel pomeriggio e, al tramonto, ci rendemmo conto di aver percorso molta strada. L’autostrada a due corsie si snodava per ripide montagne color cachi dove la radio perse il segnale e i nostri telefoni divennero inutilizzabili. Il sole illuminava la porzione d’asfalto che incontrava i nostri occhi ogni volta che costeggiavamo una scogliera senza protezioni – una svolta sbagliata e ce ne saremmo accorti. Io ero sul sedile posteriore e fissavo la testa di Cody davanti a me sul sedile del passeggero. Vedevo il modo in cui l’aria calda ruggiva attraverso il suo finestrino aperto, e poi i suoi capelli, e i miei, e pensavo che volesse dire che qualsiasi cosa fosse successa a lui sarebbe accaduta anche a me, e questo doveva significare che eravamo legati.
Il giorno prima avevo preso appunti in un’aula magna per il mio corso di Psicologia I. La mia insegnante camminava su e giù per i corridoi con un microfono in stile pop star agganciato all’orecchio e sospeso appena sopra la sua bocca. Trattava il tema del potere della suggestione – il fenomeno degli studenti che sperimentano i sintomi di cui hanno letto. Ad esempio, spiegò, riferendosi a un capitolo che avevamo letto la settimana prima, Non siete realmente depressi, siete solo convinti di esserlo.
Ci insegnò anche il concetto di esperienza di picco, di cui lo psicologo Abraham Maslow scrisse nel suo libro Verso una psicologia dell’essere. Mentre raccoglieva dati nel 1968, Maslow chiese a un gruppo di studenti di scrivere delle proprie esperienze, dicendo loro: Vorrei che pensaste alle esperienze più meravigliose che avete vissuto nella vostra vita: i momenti più felici, estatici, momenti di rapimento, derivati forse dall’essere innamorati, o dall’ascolto di musica, o dall’essere improvvisamente “colpiti” da un libro o da un dipinto. I sintomi includono la perdita di giudizio nel tempo e nello spazio, il sentirsi soggetti completi e armoniosi, e la totale consapevolezza del momento presente senza l’influenza del passato o delle previsioni sul futuro. Seduta in aula, non ricordavo di essermi mai sentita così.
Il nostro amico di San Diego ci aprì la porta con un piccolo uccello verde appollaiato sulla spalla. Dietro di lui, un gruppo di persone sedeva sul pavimento, fumando sigarette. Vidi l’uccellino spostarsi dalla sua spalla al colletto della sua camicia, e poi scomparire sotto il tessuto, e il nostro amico disse, Gli piace il calore della mia ascella, e poi aggiunse, Andiamo a Coronado Island. Caricammo due auto piene di persone e andammo a vedere il sale che stavamo annusando nell’aria.
L’albergo per gente ricca si stagliava immobile come un oggetto di scena mentre ci camminavamo attorno per raggiungere la spiaggia. Mi aspettavo che da un momento all’altro ne uscisse qualcuno in uniforme a dirci che dovevamo tornarcene a casa o fare silenzio, ma nessuno lo fece. Fummo lasciati sulla spiaggia da soli con la nebbia, e non provai il bisogno di sentirmi addosso l’acqua fredda – restai seduta sulla sabbia a guardare gli altri che si affrettavano a raggiungerla.
Ho già tentato di scrivere di Cody che emerge dalla nebbia, ma finisco sempre per lasciar perdere. Questa volta forse potrei riuscirci: mi sembra che fu la sua spalla a fendere per prima la foschia e a renderlo riconoscibile. Penso che amarlo quell’anno sia stata una delle cose migliori che abbia mai fatto. All’inizio, lui era solo una forma, come un ricordo evocato troppe volte, – ogni volta lui era una storia diversa con un finale diverso – ma mentre si avvicinava, mi sembra che le luci dell’albergo gli facessero brillare il viso ed era come se lo vedessi per la prima volta. Penso di star vivendo un’esperienza di picco, dissi, e lui mi chiese, Di che si tratta?
Sono stata a Los Angeles senza dirlo a nessuno
Gli addii mi annoiavano e mi imbarazzavano – non feci del trasloco un grande evento, spedii alcune scatole e mi trasferii a vivere con qualcuno che avevo trovato su internet. Pensavo che vivere su Sunset Boulevard fosse entusiasmante, ma mi svegliavo ogni mattina con un nuovo strato di fuliggine nera sul davanzale. Il mio indirizzo terminava con una frazione, la mia stanza era dipinta di verde lime e il mio letto si richiudeva contro il muro come una bugia. Un giorno, il mio coinquilino acquistò un lupo imbalsamato in posizione ululante, e la prima volta che lo vidi, nel cuore della notte, pensai che stessi sognando.
Un mio amico si sposò sul fiume Los Angeles, che si rivelò essere solo un canale di cemento con un ruscello – della portata di un ripensamento – che lo attraversava. Quel giorno, l’analista del mio amico officiava come ministro ordinato e disse dello sposo, La cosa incredibile di lui è il modo in cui trasforma tutto in arte. Sua moglie indossava un vestito color oro che brillava alla luce del giorno. Io indossavo un papillon e conobbi un uomo di New York che a sua volta indossava un papillon, e questo fu abbastanza per farci finire insieme, quella notte, nella mia stanza verde lime. Quando mi voltai verso di lui, vidi che la luna conferiva al mio letto una suggestione di pienezza, e dava a quell’uomo una specie di aureola.
Mi sforzavo di trasformare la mia vita in arte, ma non ero sicura della forma che avrebbe dovuto assumere. Suonavo la chitarra con dita mezze callose; trovai sul ciglio della strada la testiera abbandonata di un letto e ci legai un centinaio di nodi di corda. Affittai uno studio per sentirmi un’artista e per un po’ funzionò. Attaccai stralci di saggi alla parete per liberarli dal mio disco rigido – per vederli nel loro insieme. Cambiarne l’ordine fu bello, ma gettarli via fu persino meglio. Mi stavo avvicinando al momento in cui avrei salvato solo le esperienze estatiche della mia vita. Eliminai i ricordi finché non rimasero solo quelli che mi sarebbero serviti.
Non è questo il punto in cui si trovava James Dean in quella scena di combattimento coi coltelli? mi chiese l’uomo del matrimonio, e io risposi, Penso di sì. Potevamo vedere l’intera città dal Griffith Observatory, ma prendemmo comunque l’ascensore per salire un piano più in alto. Mentre eravamo in fila per guardare dal telescopio, lui mi strinse il braccio in sezioni, su e giù, finché non gli chiesi cosa stesse facendo e mi rispose, Voglio imparare a conoscere questo piccolo braccio.
Quando fu il nostro turno per il telescopio, un addetto ci disse che i venti erano troppo forti per vedere chiaramente Giove, ma che se volevamo potevamo provare a guardare. E noi volevamo fare un tentativo. Il profilo nitido del pianeta apparve, poi svanì.
Il mio coinquilino chiese di farmi un ritratto in soggiorno. Bene, ora guarda fuori dalla finestra, disse. Vidi l’insegna al neon del negozio di ferramenta accendersi al tramonto. Il traffico, orribile come sempre, emetteva i suoi rumori travolgenti. Okay, ora torna a guardarmi.
Una volta scrissi una poesia di compleanno per l’uomo della nebbia. Dopo averla letta ad alta voce, capii che non l’aveva compresa e che forse non gli era nemmeno piaciuta, ma un anno dopo lui mi chiama, dice di averla ritrovata quando si è trasferito, e che adesso è bellissima.
Quando la sabbia ci finisce negli occhi, diamo la colpa al terreno che si smuove; sentiamo il mondo accumularsi su se stesso. Il vecchio amore era un prato in cui i cervi si avvicinavano se restavi immobile abbastanza a lungo. Il vecchio amore era una gara di sguardi in cui sbattere le palpebre significava che stavi ancora giocando. Il vecchio amore era un cesto di frutta che chiedeva di essere dipinto, e qualche volta noi lo abbiamo fatto.
Sono stata a Phoenix senza dirlo a nessuno
Non volevo vedere nessuno della mia città natale, ero stanca di fare le solite tre domande e stare ad ascoltare le tre inevitabili risposte. Pensai di poter incontrare la mia famiglia e basta – vidi il mio cuginetto osservare mia madre che cuciva un quadrato di vinile trasparente su un pezzo di tessuto rosso prima di drappeggiarlo sul tavolo da gioco. Vedi? disse mia madre, indicandolo. Adesso è una casa.
Mia madre era sempre molto gentile con me quando mi sentivo depressa – serravo le persiane e spegnevo le luci a metà pomeriggio, piangendo per qualche ingiustizia alla scuola media – e si sedeva al mio capezzale, chiedendomi se volessi parlarne. A volte lo facevo, altre per niente, proprio per niente. Diceva sempre che se ne avessi parlato mi sarei sentita meglio, ma non ero sicura che fosse come credeva lei. Mi piaceva l’intensità dell’emozione, anche se era sgradevole, ed è così che sono ancora adesso. Parlarne o smaltire facendo due passi dissipa qualsiasi sentimento sto provando, e subito dopo è sparito sul serio.
Quando ero in terza elementare, la madre di una mia amica era una giudice con una sua aula di tribunale, quindi la nostra truppa di Girl Scout andò a vederla in azione. Quando usava il martelletto, volevamo esultare, ma avevamo abbastanza giudizio da restare in silenzio. Alla fine il nostro capo truppa ci riportò fuori e ci disse, Avete visto? Potete essere tutto ciò che volete. Ma noi non la stavamo guardando. Guardavamo gli uomini in manette che scendevano dall’autobus, li guardavamo negli occhi. Uno di loro tirò fuori la lingua, puntò l’inguine verso di noi e lo spinse in avanti nell’aria mattutina. Un altro ci gridò, Non finite come me, ragazzine. Rispondemmo all’unisono: Non lo faremo.
Quando avevamo sedici anni e la luna sembrava piena, e l’amico di un mio amico che aveva un’auto sportiva prese la patente, guidò così velocemente che avrei giurato che saremmo morti. L’autista rimase molto silenzioso e immobile mentre cambiava le marce, poi, quando raggiunse i centocinquanta chilometri orari sulla superstrada col limite di ottanta, scoppiò a ridere, e rise e rise in un modo che mi fece capire che eravamo certamente, definitivamente sul punto di morire – lui ci stava portando con sé. Più la luna era piena, più ci sentivamo folli, e più volevamo essere vivi. In qualche modo sopravvivemmo. Tornai alla mia casa d’infanzia nello stesso corpo con cui l’avevo lasciata, recapitata da un ragazzo che voleva morire ma non lo fece mai.
Non puoi continuare a fuggire, mi disse una volta un insegnante. Ma nel nuovo amore, sono abbastanza certa di poterlo fare. Per il passaporto usai una foto da una macchina Polaroid che scattava due immagini simultaneamente. In una foto, guardo verso di te – nell’altra, guardo lontano.
Minima&moralia è una rivista online nata nel 2009. Nel nostro spazio indipendente coesistono letteratura, teatro, arti, politica, interventi su esteri e ambiente
