di Antonio Esposito
Nel racconto La tirannia della bellezza Leonard Cohen a un certo punto scrive: «se ce lo potessimo confessare: noi non siamo altro che l’approssimazione di quell’immaginario». L’immaginario cui fa riferimento è quello di un tredicenne, un ragazzo alle soglie dell’adolescenza che, una volta adulto, finirà con l’allenare la vita che si era figurato – con meno eleganza, parole e fantasia – attraverso «film tristi, poesia della follia e del fallimento, accordi in minore di chitarra, canzoni popolari» eccetera, così da scoprire a una data età che alle ambizioni supposte alle soglie dell’età adulta può capitare di incrociare un fallimento, parziale o totale, e che nonostante le occasioni mancate la vita comunque procede definendo – da vicino – le illusioni dei singoli individui e – da lontano – quelle di un’intera generazione.
Sotto certi aspetti il personaggio di Cohen ricorda Valerio Scordìa, protagonista del nuovo romanzo di Nicola H. Cosentino, che a trentotto anni gode di una stimata esperienza da critico musicale ma, sotto sotto, si ritrova – tra momenti di livore e slanci vitali – a ripercorrere costantemente ricordi in cui per un motivo o l’altro avrebbe potuto condurre la vita immaginata da ragazzo, e non una sua approssimazione. A fare da leva su questo sentimento, in particolare, è il successo dell’ex-migliore amico Giacomo (in arte Irrera) con cui aveva fondato una band – divenuta poi motivo del loro allontanamento – e le ambizioni del nipote che prepara dei provini da presentare a X Factor.
Le tracce fantasma (minimum fax 2022) è, in breve, un romanzo che parla di musica e dell’attuale panorama discografico italiano. La musica accompagna l’intera narrazione, compare nei momenti cruciali, definisce i rapporti tra personaggi, le epoche di appartenenza, le divisioni tra vecchi e giovani, svela significati ed è metafora della vita di Scordìa, si fa parola e uniforma i canali comunicativi. Declinazioni che tutte insieme definiscono l’apparato metaforico del libro e, di conseguenza, offrono una chiave di lettura per la parabola esistenziale del protagonista, fino all’immagine della ghost track che, a più riprese e con diverso valore, compare per indicare la parte invisibile: l’elemento immateriale la cui comprensione può indurre a un maggior grado di consapevolezza. Di che materia è fatta questa parte invisibile non è dato saperlo con certezza, però. Ciò che il lettore può osservare, invece, sono le scelte di Valerio, i treni che lascia passare, le prese di posizione, i continui rimandi al passato («Il passato fa male a tutti quanti» gli dice Jimmy del negozio di dischi Atlanta Records a un certo punto «ogni tempo ha un costo, e il passato è in assoluto il tempo più economico») e la varietà umana che lo circonda.
I continui richiami al passato però non sono da intendersi come traccia nostalgica all’interno della narrazione ma piuttosto un meccanismo attivo capace di mostrare il presente come frutto di pregresse contingenze; punto d’esposizione di una proiezione lontana. E ciò è dimostrato dalla lingua utilizzata da Cosentino, dai registri e dai mezzi. Le tracce fantasma accoglie al suo interno, oltre alla classica narrazione diegetica ed extradiegetica, e-mail, biglietti scritti a mano, articoli di giornale, interviste, trascrizioni di messaggi vocali, balloon di messaggistica WhatsApp, scambi presentati come pagine di sceneggiature e altre soluzioni. Tutto contribuisce a calare nella contemporaneità Valerio Scordìa, i suoi amici, i parenti, i manager, i produttori, gli artisti e tutte le altre figure che gravitano attorno alla sua esistenza. Così, se da un lato gli elementi musicali fungono da motivi interpretativi dall’altro i linguaggi utilizzati stabiliscono il grado di partecipazione alla complessità di un’epoca che, per varietà espressive, tende a sovrapporre, moltiplicare, le esperienze e far sentire sempre meno adatte chi non tiene il passo col nostro tempo.
L’insoddisfatta carriera di Valerio Scordìa, il mercato musicale, le relazioni incerte, frammentate e zoppicanti, le soluzioni espressive, sono tutti elementi che Cosentino utilizza per provare a raccontare le vicende di chi non è riuscito a mantenere le promesse che si era fatto da ragazzino e con pazienza, per arrivare a una soluzione, anche commettendo errori, prova ad ascoltare ogni brano che la vita gli offre. Uno a uno, fino alla traccia nascosta. Quella che amaramente, ormai stanca, potrebbe ammettere che «la vita è decente anche quando non somiglia alle nostre fantasie».
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