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Quest’anno, ho imparato ad apprezzare alcuni momenti. Tornare a casa, per esempio, bere il caffè al bancone di un bar, andare a cena fuori, di nuovo. Tutti i momenti in cui potevo abbassare o addirittura togliere la mascherina, smettere, almeno per un po’, di respirarmi addosso. Qualcuno potrà anche dire sì, ok, ma questo che c’entra con i libri? Io, che non ho ancora fatto i regali di Natale, e non ho avuto poi così tanto tempo per leggere quest’anno, ho aperto il link di questo articolo per avere qualche spunto, eh, non per intristirmi o provare empatia. Lo so, il fatto è che tutto per me ha a che fare con i libri. Quest’anno, anche senza partecipare a maratone social o a giurie di qualità, ne ho letti un po’, con e senza la mascherina, e come sempre, come d’abitudine, ne ho scelti dieci che fossero diversi tra loro, da regalare a Natale. Perché anche il Natale, forse, è stato inventato per questo. Per regalare e farsi regalare dei libri.

Mattia Torre, A questo poi ci pensiamo, Mondadori

Non è facile essere felici anche di essere infelici, come lo era Mattia Torre. Oltre alle serie tv che tutti conosciamo, ci ha lasciato anche dei piccoli racconti, dei monologhi, dei trattati, delle storie, degli affacci sulla realtà che cambia per rimanere quella che è sempre stata, e che tutti pensiamo di conoscere. Com’era successo con la raccolta In mezzo al mare, qui ognuno di noi ritrova almeno una parte di sé. Ma senza malizia, eh, senza la ricerca forzata e meccanica del sorriso, del classico è veeeeeero, è proprio così. No, Torre ci rivela che siamo tutti carichissimi di rabbie inutili, e lo fa senza farci arrabbiare. Che siamo tutti fifoni, e ci fa capire che fa bene, ogni tanto, sentirsi vulnerabili. Che siamo tutti insoddisfatti, perennemente, e che questo, forse, è quello che ci permette di andar avanti. Che il mondo, a volte, è patetico, ridicolo, triste, come una riunione di condominio, un attore che insegue i contatti giusti, un voto con il naso tappato, ma che sarebbe terribile, se fosse diverso.

Simone Lisi, Padre occidentale. L’ineffabile origine dello yoga, effequ

Oltre che ai romanzi di Paul Auster, questo romanzo mi ha fatto pensare ad Aprile, un film in cui Nanni Moretti sembra fare qualsiasi cosa, pur di non girare un documentario su Berlusconi e sul conflitto d’interessi, e mentre sembra che faccia di tutto pur di non farlo, in realtà lo sta facendo, e noi lo stiamo guardando. Lo stesso fa Lisi con lo yoga, mentre ci parla dell’eredità dei padri e dei nonni, della precarietà, dell’adolescenza che in fondo è solo uno stato d’animo, della vita che a volte sembra un po’ come la commedia dell’arte dove si va a pranzo con Regista Famosa e si scrivono i romanzi con Mela Bianca, dei dettagli, che sono luminosi come le nostre insicurezze, che lui sa, come sempre, catturare con grazia.

Alessandro Piperno, Di chi è la colpa, Mondadori

Forse il titolo è il finale di una frase che cominciava con Ecco, Finalmente abbiamo scoperto, Ora sappiamo, una frase da detective di serie b o da genitore di serie c. Comunque il titolo mi basta, è bello, non come il romanzo ma è bello, e mi piace il fatto che non finisca con un punto interrogativo, mi fa pensare a quello che scrive Piperno nel romanzo, che i libri migliori in fondo pongono una serie di domande etiche, esistenziali, e non offrono quasi mai una risposta. È successo anche a me leggendo Di chi è la colpa. È giusto difendersi da chi dovrebbe proteggerti? Diventare adulti è confondere il proprio sguardo con quello degli altri? Se l’infanzia è uno spazio in cui tutto sembra rimanere irrisolto, perché dopo le cose non sembrano diventare più chiare? Qual è il confine tra la memoria involontaria e quella volontaria? Se tutto quello che ci ispira è opaco, ambiguo, allora è normale diventare scrittori per colpa della famiglia? Leggere questo romanzo mi ha fatto tornare in me, ritrovare la mia solitudine, che, come scrive Piperno, non è altro che “una libertà gratuita, vertiginosa, priva di slanci”.

Florence Aubenas, Lo sconosciuto delle poste, traduzione di Cinzia Poli, Feltrinelli

Sì, qui, più che nel romanzo di Lisi, c’è l’ombra di Carrère, ma è solo un’ombra, appunto, niente di più. Perché Aubenas è presente nel racconto, ma solo come reporter, come voce letteraria, che muove il filo narrativo di tante piccole storie che girano intorno a una soltanto che poi finisce sui giornali, un omicidio di una donna in un piccolo borgo al confine con la Svizzera. Lo fa cercando indizi sul colpevole ideale, un attore che da giovane ha anche vinto il Premio César come brillante promessa del cinema francese, e poi sulla vittima, lasciando scorrere lentamente le loro vite nel caso, nel piccolissimo mondo di una provincia di tremila abitanti in cui tutti pensano di conoscersi, fino al giorno in cui una di loro (futura neomamma ed ex aspirante suicida) viene uccisa a coltellate, e allora tutto sembra destinato a cambiare.

Anne Carson, Eros il dolceamaro, traduzione di Patrizio Ceccagnoli, Utopia

Il primo libro che ho pubblicato, più di sette anni fa, era sull’amore e l’assenza nell’opera di Manganelli, e quindi Eros il dolceamaro mi ha fatto tornare un po’ indietro nel tempo. Si parte da Saffo, da Eschilo, da Platone, si arriva a Sartre, a Simone Weil, si parla di gelosia, di dislocamento dell’amore, dell’amante e dell’amato, e ci porta in quel confine tra il “ti amo” e il “ti amo anch’io”, quell’istante in cui tutto sembra sospeso, incerto, prima di essere o non essere corrisposti, e viceversa, l’unico in cui l’amore ha qualche possibilità di esistere, di sopravvivere. Anche se forse, come in quel viaggio manganelliano che era il suo libro Amore, non avremo mai una risposta alla domanda: “Lo sai, dunque, che questa è la descrizione del nostro amore, che io non sia mai dove sei tu, e tu non sia mai dove sono io?”.

Gavin Edwards, L’arte di essere Bill Murray, traduzione di Michele Martino, Blackie Edizioni

“Penso che sul mio viso ci siano i segni di due o tre batoste, sono felice se do l’idea di esserne uscito illeso”, confessa Bill Murray in uno dei tanti brani presenti nel libro in cui, quasi a sorpresa, parla e come sempre si prende la scena. Il suo viso, che appare pulito, sereno, quasi sorridente sulla copertina, apre questo piccolo grande viaggio compiuto da Edwards, che da una parte si presenta come una specie di copione per una serie di possibili film, visto che inizia con una biografia dettagliata e si chiude con un elenco di aneddoti e di storie su Bill Murray che sono come delle istruzioni per vivere meglio, dall’altra assume la forma di una corsa continua alla ricerca di voci, di testimonianze, come se l’autore stesso, avendo a che fare con un personaggio schivo, imprevedibile, inafferrabile, fosse diventato anche lui, per un po’, un acchiappafantasmi. Basterebbe solo ricordare un aneddoto che vede Bill Murray rubare la sigaretta a un passante, fare un tiro, restituirgliela, per poi dirgli: “Nessuno ti crederà mai”.

Wally Koval, Wes Anderson, quasi per caso, a cura di Domenica Alioto, Il Saggiatore

Questo libro, oltre che un oggetto meraviglioso, uno di quei libri da tenere in bella vista sempre, per te e per le persone che vengono a trovarti, raccoglie fotografie e racconti di artisti, fotografi, designer, persone che hanno trovato luoghi in diverse parti del mondo che ricordano, per via delle tinte pastello, della simmetria, delle linee, delle forme, degli spazi, i film di Wes Anderson. Ed è bello quando le cose vanno così, un po’ alla rovescia, quando è la realtà che ricorda la finzione, quando è la vita che imita l’arte, e non il contrario. Un gioiello, quasi come i film di Wes Anderson.

Ella Frances Sanders, Di nuovo vicini, traduzione di Ilaria Piperno, Marcos y Marcos

Questo libro ha l’effetto contrario di quando vedi Inside, lo show (capolavoro) di Bo Burnham su Netflix. Se lì, tra profili instagram di ragazze bianche, sexting e inni a Jeff Bezos, si ha l’impressione di ridere troppo su qualcosa che però ci ha fatto stare malissimo, qui ci culliamo con il ritorno di quel mondo che abbiamo sempre avuto, e che prima, però, non eravamo stati bravi a notare. Stare in piedi davanti a un quadro in un museo, ripararsi sotto gli androni quando piove forte, dare indicazioni per strada a un estraneo, piccole cose che tornano e che ci fanno sentire di nuovo vivi, di nuovo parte del mondo di fuori.

Cose spiegate bene. Questioni di un certo genere, con testi di Arianna Cavallo, Fumettibrutti, Verag Gheno, Gianmarco Negri, Diego Passoni, Massimo Prearo, Il Post/Iperborea

Visto che nel 2021 ci sono ancora politici che esultano quando in aula non passa un disegno di legge contro l’omotransfobia, che guardano Sex Education su Netflix e Luca su Disney+ e si sentono meglio e poi non hanno idea, una volta spenta la tv, di cosa sia la diversità, e di come accettarla, forse c’è bisogno anche di questa rivista-libro che per questo numero potrebbe intitolarsi Gli altri, istruzioni per l’uso. L’identità di genere, lo schwa, la procreazione assistita, la transizione, la neutralità del colore rosa, punti di vista, idee, spunti, che fanno del mondo un posto vivibile, dove si respira un’aria migliore.

Barbro Lindgren/Anna Höglund, Povero Amleto, traduzione di Giola Spairani, Iperborea

Questo è un libro per bambini, ok, ma forse no, non solo. È un libro per adulti, anche, che si potrebbe usare nei corsi di scrittura creativa per ragazzi, e non solo. Qualcosa come leggere i classici, tornarci, farli propri, e provare, per una volta, a non prendersi troppo sul serio. “Guarda Amleto. Amleto non contento. Mamma di Amleto cattiva. Papà di Amleto morto. Amleto si becca altro papà. Altro papà supercattivo”. E non scrivo altro perché il libro è piccolissimo. E merita di essere letto più volte.

 

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Autore

giorgiob.@minima.it

Giorgio Biferali è scrittore, docente dell’accademia Molly Bloom e insegnante di italiano in un liceo. Collabora con quotidiani e riviste culturali, dove si occupa principalmente di cultura pop. Ha pubblicato, tra gli altri, L’amore a vent’anni, romanzo d’esordio presentato al Premio Strega 2018, A Roma con Nanni Moretti (Bompiani), Il romanzo dell’anno (La nave di Teseo), Cose dell’altro mondo e Guida tascabile per maniaci delle serie tv (entrambi editi da Clichy).

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