
[pubblichiamo un estratto da Un lungo momento di assenzadi Gianluca Garrapa, vincitore del premio Malerba. Ringraziamo l’editore per la gentile concessione]
di Gianluca Garrapa
Entrata
Ramon fa un sogno ricorrente.
Ramon fa lo stesso sogno da una decina di anni e il sogno via via si è arricchito di nuove caratteristiche. Ramon in questo sogno c’è un particolare che non cambia e che anzi diventa sempre più chiaro e inquietante. Ramon nel sogno si trova in uno studio che ha l’aria di essere quello del medico che indossa un camice bianco ed è seduto dietro la scrivania enorme come un palazzo che incombe e sta per precipitare. Ramon indossa anch’egli un camice bianco e sta ascoltando l’uomo dietro la gigantesca scrivania nera che chiama Ramon con un nome che non è il suo: «Ascolta, è proprio di questo che dobbiamo essere certi, che non sappia mai la verità… facendogliela scoprire…» sta dicendo l’uomo seduto dietro la scrivania alta come un palazzo. Ramon dice: «Continuo a non capire…», Ramon nel sogno non si chiama Ramon ma con un nome che al risveglio non ricorda mai.
L’uomo dietro la scrivania larga come un palazzo ha detto: «Qualcosa non ha funzionato, quando nel bar, sotto l’effetto dell’alcool ha iniziato a cianciare dell’esperimento, del Sistema del dott. L. senza rendersene conto, ovvio, e nell’indifferenza generale, ecco, ha iniziato lì a riacquistare la memoria… prima di svenire e di essere trasportato qui…» dice l’uomo dietro la scrivania fangosa come un palazzo sbriciolato di pioggia e ride di una risata fuori luogo.
Ramon sta percorrendo il lungo corridoio bianco асcecante, porte nere contrassegnate in fila con lo stesso numero, la moquette giallo elettrico intrisa di sangue, quando una presenza gli si para davanti interferendo come un disturbo glitch sull’enorme schermo del sogno. Ramon avverte una profonda inquietudine di fronte a quell’interferenza dalla sagoma umana, un’ombra metallica, una macchia scura che man mano assume una forma spaventosa sebbene la forma sia quella di Ramon stesso.
Ramon a quel punto si sveglia attraversato da una scossa e oppresso dalla tachicardia dello spavento.
Ramon questa volta è diverso. Ramon si sveglia strappato al sogno dalla tachicardia dello spavento e le sue labbra, come non fossero sue, pronunciano meccanica- mente un nome: Sinclair.
…
Ramon iniziò tutto 3 decadi prima, il giovedì 11 maggio 2006, mattina densa di pioggia, giorno come altri senza passato.
Ramon ha la sensazione che una voce interiore lo guidi e non è la sua. Ramon scende giù al bar il neon lo invita è luce che ingoia e risputa un insetto. Ramon immagina di non essere Ramon perché Ramon non sa di essere un esperimento. Ramon, intanto, in quel momento, che è questo, del 2006, legge e prende appunti nella biblioteca del dipartimento di Storia del Teatro. Ramon è un appassionato del teatro della crudeltà, di Artaud e delle sue implicazioni nell’opera di Stelarc, il body artista. Ramon immagina che ci siano delle implicazioni. Ramon sostiene che il corpo sia agito da un insieme di informazioni di natura aliena.
Ramon non ricorda quel che è successo dieci anni prima e ricade nei soliti sottili errori. Ramon senza via d’uscita. Ramon ridicolo e distratto. Ramon non sa di essere una cavia e non sa che non è l’unico a essere una cavia. Ramon non è il suo vero nome e tutti sono Ramon.
Ramon è un’isteria di vermi per l’esca che si contorcono nella vasca gialla della mente. Ramon ama la diagonale di polvere che brilla sui raggi di luce la mattina. Ramon attraversa visioni tra lampade e libri spenti. Ramon in volo respira a pieni polmoni la rarefazione delle quote. Ramon guarda in basso e scorge variopinti fumi e discariche che sputano anime. Ramon tra le correnti ascensionali che salgono dal mare. Ramon sfreccia penetrando nuvole e vapori. Ramon poesia. Ramon amore. Ramon dolore.
Ramon il 14 febbraio 2008 conobbe Emily. Ramon non ricorda il passato oscuro mostruoso. Emily i corpi non vennero mai ritrovati. Ramon adesso è un’altra persona e non farebbe male nemmeno a un moscerino, per così dire.
* * *
Ramon adesso sta bene ma più spesso gli accade di scivolare dentro i coni di ombra fittissimi della tristezza cosmica.
Ramon in quei momenti affonda in una melanconia globale, una cupezza che lo sfinisce anche fisicamente e che è l’esatto contrario dello stato in cui vagola beato immerso nell’odore dei tigli.
Ramon è in quei momenti che appare l’insetto. Ramon è questo uno di quei momenti in cui l’insetto si fa sentire. Ramon sente il piccolo insetto sbattere contro il vetro della finestra. Ramon apre la finestra, entra freddo, ma l’insetto non vuole uscire. Ramon si chiede se un insetto possa voler uscire. Ramon fissa l’insetto che si è posato immobile sulla parete attigua alla finestra. Ramon chiude la finestra e l’insetto riprende a svolazzare come per dispettosa protesta. Ramon ai coinquilini che gli contestano il fatto che sia impossibile provare sentimenti nei confronti di un insetto che non esiste non risponde nulla. Ramon va oltre. Ramon avrebbe risposto che anche le immagini su un schermo generano stati d’animo. Ramon dice che un’allucinazione privata, visibile solo a chi l’accoglie, non ha nulla di diverso da un’allucinazione collettiva. Ramon la differenza è nel numero. Ramon immagina che interloquire con un insetto che non esiste e che solo lui vede è come pregare una divinità che non esiste di cui solo un gruppo di fedeli riceve la grazia del miracolo.
…
Ramon segue con lo sguardo l’insetto camminare lungo le commessure delle piastrelle in bagno.
Ramon immagina che l’insetto non abbia mai letto Kafka e non sa che Ramon lo sta osservando. Ramon riflette sul significato di quell’allucinazione. Ramon non riesce a decifrare il senso di quell’oggetto che esiste solo per Ramon. L’insetto però conosce Kafka ed è consapevole di essere osservato.
L’insetto percorre lo spazio tra le due porte lungo il limite del pavimento a ridosso del battiscopa poi si ferma nel momento esatto in cui Ramon dice: «Non sa che io lo sto osservando.»
L’insetto sembra vibrare.
L’insetto forse è telepatico.
«L’insetto percepisce il subliminale di me» dice fra sé Ramon, se questo lo distingue da un insetto vero».
Ramon dice che un essere vero non sa percepire i corpi mentre un essere dell’allucinazione può percepire il pensiero dei corpi.
L’insetto non si muove e con voce distinta e chiara, a metà tra telepatica e oggettiva, sbotta: «E ’sti caz…»
Ramon resta senza parole e l’insetto riprende il suo cammino e esce di scena.
…
Ramon oggi ha scritto che oggi l’insetto non si è fatto vivo e che la stranezza è le sue metamorfosa continue repentine ora mosca ora blatta e ha un umore variabile e colori vaganti dal nero cinerino al nulla.
L’insetto non si fa vedere per giorni. Ramon dice che non pare essere un cattivo insetto, con lui si è sempre ben comportato. Ramon ha fatto una ricerca su Internet ma come era ovvio l’insetto non usa alcun social.
«L’insetto oggi si è svegliato tardi» dice Ramon, «l’ho visto stronfolare nell’intercapedine e poi in un buco del muro».
«L’insetto mi ha vibrato un pensiero di risposta a un mio pensiero di proposta» dice Ramon, «vaffanculo è stato il suo pensiero».
Ramon un esperimento sui buchi neri era il suo pensiero.
Ramon ha letto che se un insetto si sposta da un punto X a un punto Y del battiscopa e impiega tipo un minuto, piegando il battiscopa in modo da sovrapporre X e Y, l’insetto si sposterebbe da X e Y in un istante alla stessa velocità di prima.
L’insetto ha blattato un diniego e ha detto: «L’unico buco che mi interessa è questo del muro» e ci si è infilato e quanto a Ramon lo ha invitato a dirigersi verso quel buco simbolico del vaffanculo.
Ramon dice: «Secondo me l’insetto oggi si è svegliato male per via della sbornia di ieri».
…
E poi, mi ha stricciato l’insetto, non è cosa o come scrivi ma dove succede e quando dice Ramon.
«E poi, è successo durante il dormiveglia, il luogo credo fosse il mio corpo, l’insetto ha detto che non ha mai stricciato che la scrittura sia questione di spazio-tempo» dice Ramon.
«Ma allora, insettuccio mio, mi schernisci? e che non lo sai che non so mai quando è letterale e quando è metaforico il tuo striccìo? mi gabbi e mi trasfugli scherzi?» piagnucola Ramon.
«Sì, certo» ha ciabattato l’insetto, prima fingendosi blatta repentina a sparire nel foro, e poi invece è volato via dalla finestra aperta.
«Seguimi» ha barattato l’insetto in ali e in volo. «In cambio ti darò il nulla».
Ramon ha richiuso la finestra.
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Gianluca Garrapa ha pubblicato, tra gli altri, di fantasmi e stasi. transizioni, (Arcipelago Itaca, 2017); Il 23 agosto, un piattello di segreti, (Eretica, 2018); Un ronzio devastante e altre cose blu, (Terra d’Ulivi, 2018); La cosa, (Ensemble, 2020); Pagina Bianca, poesie (Miraggi 2020); nel 2018 ha vinto il premio Paul Celan e nel 2023 il Premio Malerba; ha pubblicato poesie e prose su Nazione Indiana, Verde, Poetarum Silva, Satisfiction e altre riviste.

Vanni Santoni (1978), dopo l’esordio con Personaggi precari ha pubblicato, tra gli altri, Gli interessi in comune (Feltrinelli 2008, Laterza 2019), Se fossi fuoco arderei Firenze (Laterza 2011), la saga di Terra ignota (Mondadori 2013-2017), Muro di casse (Laterza 2015), La stanza profonda (Laterza 2017, dozzina Premio Strega), I fratelli Michelangelo (Mondadori 2019), La verità su tutto (Mondadori 2022, Premio Viareggio selezione della giuria), Dilaga ovunque (Laterza 2023, Premio selezione Campiello). È fondatore del progetto SIC (In territorio nemico, minimum fax 2013); per minimum fax ha pubblicato anche Emma & Cleo (in L’età della febbre, 2015) e il saggio La scrittura non si insegna (2020). Scrive sul Corriere della Sera.
Il suo ultimo romanzo è Il detective sonnambulo (Mondadori 2025).