
Nuova puntata della serie di Maurizio Cotrona: il racconto di un progetto che intende produrre editoria a fumetti a Taranto. Qui le parti precedenti.
8 febbraio 2021
Un nastro d’asfalto lungo quindici chilometri collega la mia casa all’ufficio, la Volkswaghen è un meccanismo perfetto, click, il portone si apre grazie a un codice magnetico, ascensore, l’elettricità funziona, l’aria condizionata funziona, scorre acqua potabile dai rubinetti – calda o fresca a piacere – schiacciando un tasto tutte le mie impurità svaniscono, mi metto seduto su una sedia ergonomica e, dentro una scatola magica, trovo tutto quello che serve per guadagnarmi il pane quotidiano. In che secolo meraviglioso e in che Paese meraviglioso sono capitato?
Rientrato a casa, ho un’ora libera da dedicare ai sogni.
Il trauma del PUPILLO e del suo GRANDE FUMETTO abortito è superato. “Camerette” (di Frita) sarà il nostro esordio. Mentre gli altri ragazzi della factory si stanno ancora facendo le ossa, Firta ha già messo a punto un universo artistico integrale, curato in ogni millimetro. Io, lui e Gian Marco abbiamo lavorato alla chiarezza di alcuni passaggi, alla coerenza cromatica di un paio di episodi e a un finale più affilato, il fumetto è pronto. Il suo punto di forza è quello di raccontare tematiche da adulti con un tono che appare concepito per dei fanciulli, inventando un sapore agrodolce inedito, che mette i fallimenti sentimentali vissuti dai personaggi in una prospettiva che ne rivela un doppiofondo.
Gian Marco ha preparato dei layout di copertina col suo stile, capace di trasmettere una personalità molto chiara, affidandosi esclusivamente alla semplicità delle linee e ai contrasti cromatici, gli trasmetto subito i miei complimenti. A me tocca scrivere un testo di due righe per la quarta di copertina, il primo che mi viene fuori è questo:
“Camerette svela l’autenticità dei sentimenti, celata sotto l’apparente ipocrisia delle
relazioni affettive contemporanee.”
Funziona, ma forse è troppo sofisticato. Esprime quello che “io” penso del fumetto e non voglio che le mie idee condizionino l’esperienza personale del lettore di turno. Faccio un passo indietro, scrivo qualcosa di più intimo e ambiguo:
“Che sapore vi torna in bocca, se ripensate alle camerette in cui siete cresciuti?
Ecco. Questo fumetto ha quel sapore.”
Bingo, ci siamo. Lo mando subito a Frita, piace anche a lui eppure concordiamo sul fatto che l’espressione “vi torna in bocca” non è il massimo. Si può migliorare. Vado a rileggermi il brano della “madeleine” di Proust e le sue parole mi portano a questa riscrittura:
“Che sapore tocca il vostro palato, se ripensate alle camerette in cui siete cresciuti? Ecco. Questo fumetto ha quel sapore.”
Più elegante, più pulito del precedente, ma forse meno immediato. Queste indecisioni mi ammazzano.
Antonio scrive che anche a lui piacciono i layout di copertina, a eccezione della quarta di cover che lascerebbe più libera da schemi (intesi come schemi fissi di layout). Ci penso venti secondi, capisco che ha ragione. Abbiamo invaso troppo lo spazio di distinzione del fumetto di turno. Mi toccherà, di nuovo, fare la parte di quello che cambia idea.
10 giugno 2021
Oggi c’è la riunione per decidere layout e copertina. A ridosso delle riunione capita che mi chiama Gian Andrea per prendere un caffè e allora “vieni che ti presento i compari di Ottocervo” e “siediti un attimo con noi e facci sapere che ne pensi”. Gian Andrea è copywriter di uno studio di marketing & comunicazione, così succede che i suoi pensieri sulla copertina sono così performanti da scombinare i nostri, dice una cosa sul fatto non dobbiamo preoccuparci di spaccare il capello del target, quello è già filtrato dai canali di vendita, e che dobbiamo preoccuparci soprattutto di colpire l’occhio. Ci troviamo in una palude, affondiamo, ci triamo su a fatica, ripartiamo da zero e arriviamo a scegliere testi e copertina quando siamo sfiniti, quasi a caso, ma il caso aiuta chi se lo merita, no?, al layout ci penserà Gian Marco, il nostro uomo di ghiaccio, chi se non lui?
Ed ecco cosa andrà in quarta:
“Frita prende gli ingredienti di cui sono fatte le peggiori giornate della nostra vita e li rimescola, per restituirci una meravigliosa catastrofe in cui ciascuno ritroverà la propria cameretta.”
Bello, no? Almeno fino a domani.?
(Grafica di copertina di Gian Marco De Francisco, con disegni di Frita)
Maurizio Cotrona è nato a Taranto nel 1973. Esordisce nel 2006 con il romanzo “Ho sognato che qualcuno mi amava” (Palomar). Nel 2011 pubblica “Malafede” (Lantana, Premio Puglialibre come miglior romanzo) e nel 2015 “Primo” (Gallucci HD, vincitore del premio del gruppo GEMS “Io Scrittore”). Il suo ultimo romanzo è Il figlio di Persefone (Elliot edizioni, 2019). Co-direttore editoriale di “Ottocervo edizioni”, è maestro della scuola di lettura per ragazzi “Piccoli maestri”.
Grazie, Maurizio. E io che temevo di aver fatto la figura di quello che arriva e straparla senza che nessuno glielo abbia manco chiesto. A leggerti, invece, mi sembra di aver fatto addirittura qualcosa di utile. Però… Come immagine del post non potevi mettere la copertina definitiva? Sennò che straparlo a fare?!? : )
“Camerette” è un buon esordio, attendiamo le prossime puntate. In bocca al lupo!
Giannadrea. La copertina definitiva verrà fuori! Nel diario ho voluto raccontare anche i momenti di “transito” verso una forma definitiva, a costo di rivelare errori e imperfezioni. Crepi il lupo!