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In Est di Gianluigi Ricuperati (tunué, 197 pp., euro 16), Piccadilly 99 è un luogo in cui non valgono le regole del ‘fuori’, del mondo esterno: un esperimento spazio-temporale, una replica esatta, una simulazione – e al tempo stesso un tentativo molto serio di ricostruire e comprendere il mondo attraverso un suo doppio. È il luogo in cui entra il protagonista del romanzo nella prima parte (Una Storia d’Amore con la Realtà), in una fase di stallo professionale e emotivo della sua esistenza: un fotografo di moda che aspira a essere fotografo-artista, e a uscire dalle gabbie che si è costruito attorno. È anche il luogo che lo cambierà per sempre.

Ogni oggetto, ogni frammento di storia rimanda agli anni Trenta dell’Unione Sovietica, e dunque a una condizione di estraneità e di estraniazione massima: in questo rapporto tra realtà e riproduzione della realtà, si gioca una partita che richiede di cambiare in profondità le modalità della propria esperienza. Lo spiega bene Igor, inventore e realizzatore del progetto Ver: “io voglio che questo posto faccia nascere tempo nella pancia delle persone. (…) Io sto dedicando tutte le mie forze a questo. Solo questo. Ho avuto la visione di un sistema senza falle, qualcosa che reggesse al caos, alla divisione, alla fretta, alla burocrazia. Lo capisci? Non è un progetto artistico. Fanculo l’arte. Fanculo Londra.”

Il libro di Ricuperati si muove abilmente tra fiction non fiction, prendendo spunto dal progetto Dau Freedom dell’artista russo Ilya Khrzanovsky, che ha ricostruito un istituto ispirato a un centro segreto attivo dal 1938 al 1968 e dove operò il premio Nobel Lev Laundau. In uno spazio di 12.000 mq, dal 2008 al 2011, circa 400 volontari tra scienziati, noti criminali e gente comune hanno vissuto come fossero nell’URSS, abbandonando le proprie esistenze e accettando di essere filmati. Il risultato sono 700 ore di girato, distribuito in ben 13 film.

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Proprio l’arte – l’arte contemporanea come opzione, come disponibilità, come pratica – giocherà un ruolo fondamentale nella costruzione di un dialogo possibile di Ver con l’esterno, con la vita. Nella seconda parte del romanzo infatti (Una Storia d’Amore nella Realtà), essa è al centro degli snodi e degli sviluppi: diventa il veicolo principale per ricostruire se stessi, per avviare una reale comprensione mentre tutte le residue certezze crollano, per restituire “un nuovo tono al (…) tempo”. L’arte è lo strumento imperfetto di una relazione manchevole con il mondo, guidata in parti uguali dal desiderio di affermazione e dal senso di colpa: ma proprio in questa imperfezione, in questa manchevolezza, in questa inadeguatezza di fondo risiede la sua apertura, la sua capacità di essere ricettiva e di rendere ricettivi.

L’est del titolo si allarga così progressivamente, a dismisura, assumendo i contorni di un altrove dell’anima, e trasformandosi nella dimensione dell’inciampo, dell’imprevisto e dell’imprevedibile. Qualcosa che interviene a far deragliare il corso dell’esistenza e la struttura dell’esperienza – a aggiungere nuove sfumature, nuovi capitoli, nuovi insegnamenti. Est diventa dunque la trasformazione, il movimento, il cambiamento: e lo stile del libro segue fedelmente questo cambiamento e questo movimento, registrandone paralisi, deviazioni e impennate.

Il romanzo di Ricuperati, intessuto com’è di fragilità e di precarietà, oggetto continuamente e felicemente in bilico, riesce a mettere in rapporto diretto l’arte contemporanea con il calore dell’amore – e attraverso questo rapporto, a far intravedere “un nuovo comportamento”.

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Autore

christiancaliandro@minimaetmoralia.it

Christian Caliandro (1979) è storico, critico d’arte contemporanea e curatore. Insegna presso l’Accademia di Belle Arti di Foggia. Tra i suoi libri: La trasformazione delle immagini. L'inizio del postmoderno tra arte, cinema e teoria, 1977-‘83 (Mondadori Electa 2008), Italia Reloaded. Ripartire con la cultura (Il Mulino 2011, con Pier Luigi Sacco), Italia Revolution. Rinascere con la cultura (Bompiani 2013), Italia Evolution. Crescere con la cultura (Meltemi 2018), Tracce di identità dell’arte italiana. Opere dal patrimonio del Gruppo Unipol (Silvana Editoriale 2018), manuale Storie dell’arte contemporanea (Mondadori Education 2021) e L’arte rotta (Castelvecchi 2022). Dirige la collana “Fuoriuscita” per l’editore Castelvecchi. Dal 2004 al 2011 ha diretto le rubriche inteoria e essai su “Exibart”; dal 2011 cura la rubrica inpratica su “Artribune”. Collabora inoltre con “minimaetmoralia” e “che-Fare”, e dal 2017 dirige insieme a Angela D’Urso La Chimera–Scuola d’arte contemporanea per bambini presso TEX, ExFadda, San Vito dei Normanni (BR). Ha curato numerose mostre personali e collettive in spazi pubblici e privati, tra cui: The Idea of Realism/L’idea del Realismo, American Academy in Rome, Roma (2013); Concrete Ghost/Fantasma Concreto, American Academy in Rome, Roma (2014); Amalassunta Collaudi, Museo Licini, Ascoli Piceno (2014); Sironi-Burri: un dialogo italiano (1940-1958), CUBO-Centro Unipol Bologna (2015); Cristiano De Gaetano: Speed of Life, Fondazione Museo Pino Pascali, Polignano a Mare (2017); Now Here Is Nowhere. Six Artists from the American Academy in Rome, Istituto Italiano di Cultura, New York (2017); le quattro edizioni de La notte di quiete, ArtVerona, Verona, quartiere Veronetta (2016-2019); le sei edizioni del progetto Opera Viva Barriera di Milano, Flashback, Torino (2016-2021); il progetto Artista di Quartiere, Torino (2020); Z/000 GENERATION. Artisti pugliesi 2000>2020, AncheCinema, Bari (2020); Fragile, galleria Monitor, Roma (2021); Cantieri Montelupo, programma di residenze artistiche, Museo della Ceramica, Montelupo Fiorentino (2021). 

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