«Un tempo c’era una strada di fango giallo. Sulla strada c’era la fabbrica di macchinari S. La polvere copriva tutto, e nella polvere crescevano piccoli fiori azzurri di veronica, strani e abbaglianti. C’erano file di tetti simili a ombrelli rotti, stormi di pipistrelli volavano nella luce del crepuscolo».

Una strada è una strada, eppure è un percorso, eppure è uno snodo. Una strada è la misura di una distanza, è lontananza, è vicinanza. Una strada è molto piccola, è infinita. Una strada può stare al centro di una città, un’altra può allungarsi sui margini, lungo i bordi del tempo. Una strada redistribuisce lo spazio intorno a sé. Una strada mette in contatto le persone. Quelle che la abitano e quelle che la attraversano. Una strada è ingegneria, architettura, chimica. Una strada è la cosa reale, una strada è un sogno. Una strada è fatta di asfalto, un’altra di sassi, una ancora di ciottoli, una – la nostra – è fatta di fango. Fango giallo. La strada è immaginata, pensata, disegnata al limite di una città che non viene mai nominata, da qualche parte in Cina. La strada è fatta di vivi che sembrano morti, soprattutto risorti, e da morti che continuano a vivere in qualche strana nuova forma. Nella strada di fango giallo, non piove ma piove sempre, non c’è mai il sole che poi compare. Le persone girano sempre coperte, tentato di proteggersi, ora dal sole, ora dagli animali impazziti, ora dalla cenere, ora dai loro stessi escrementi. La gente che abita le case sembra uscita da un sogno e, allo stesso tempo, non fa altro che raccontarsi sogni: lunghissimi, elaborati, deliranti che non smette di fare. La gente avverte stanchezza, sta al confine con l’incubo, solo che l’incubo è la realtà. Tutto questo è molto altro lo leggiamo nel bellissimo libro di Can Xue, La strada di fango giallo, edito da Utopia editore e tradotto da Maria Rita Masci.

La strada di fango giallo si era sciolta come una pozza di melma. La piccola luce della strada fluttuava nel vento simile a un fuoco fatuo.

Can Xue è il nome d’arte di Deng Xiaoua, ed è una delle scrittrici più interessanti e quotate della letteratura contemporanea cinese. Ha fatto un sacco di lavori prima di mettersi a scrivere e, forse, averli fatti – tra questi, l’insegnate, l’operaia, la sarta – le ha dato accesso a più mondi e linguaggi, a varie e possibili diramazioni (e stratificazioni) dell’umano. Pare aver conosciuto tanti universi e da quelli racconta. Niente di quel che scrive può essere vero, tutto quello che scrive è la verità che la letteratura ci consegna. L’opera letteraria riuscita, quanto più è fantasiosa, ci apre la mente e ci restituisce più attenti nei confronti del reale. Insomma, dobbiamo uscire dalla grammatica del nostro quotidiano e poi tornare ad accedervi con una nuova sintassi, una nuova cura, una diversa capacità di visione.

L’avevo detto che il vento non portava bene». «Un tempo il vento non c’era e ovunque regnava la pace.

Can Xue ha vinto numerosi premi e nel catalogo splendido di Utopia sono in corso di pubblicazione tutte le sue opere, ne ricordiamo una già uscita, la raccolta di racconti Dialoghi in cielo, un piccolo gioiello. E di piccolo gioiello dobbiamo parlare anche rispetto alla Strada di fango giallo, un romanzo che rappresenta un vertice della scrittura sperimentale, dove tutto quello che si svolge ha l’aria di non svolgersi e, allo stesso tempo, non può far altro che continuare ad accadere. Di continuo.

La strada è un luogo di abbandono, una sorta di terzo paesaggio ancora abitato. Un tempo deve aver goduto di una certa prosperità. C’è una fabbrica di macchinari e un susseguirsi di case in rovina. Macerie che si fanno man mano che i giorni si ripetono davanti agli occhi e ai gesti degli abitanti. Il degrado estremo, l’inquinamento a livelli altissimi, fanno sì che lungo la strada si viva come in un mondo onirico. Dato che nulla può tornare come è stato, che il futuro non è possibile vederlo, se non con prospettive ancora più terribili, gli abitanti del luogo si fanno portatori di linguaggio e ci dicono quello che potrebbe essere, ci mostrano l’estremo dentro il quale potremmo precipitare.

I fuochi fatui brillavano sull’erba putrida. I fuochi fatui illuminavano piccoli fiori viola senza nome.

Il tempo così come lo abbiamo conosciuto pare essere sparito. La scrittrice cinese ne inventa un altro dove le ore non si misurano, dove la gente cade in catalessi e quasi non riesce a non dormire, gli animali escono di senno, cambiano forma, e così pare accadere per le donne e gli uomini. I ragionamenti che si fanno non seguono più alcuna logica, dal cielo piove cenere nera. Gli escrementi sono parte del paesaggio. Quando il sole sorge tutto prende a marcire. A un certo punto compare una figura misteriosa, forse un essere umano, forse un fuoco fatuo, forse un’ulteriore proiezione della mente distorta degli abitanti. Si raccontano i sogni assurdi che li abitano, perciò i discorsi sembrano scollegati, eppure un filo c’è, basta non accontentarsi della superficie. Si attraversa un mondo onirico, poetico, con una serie di personaggi in grado di commuoverci e di farci orrore contemporaneamente.

Una mattina una coltre bianca coprì tutto, qualcuno penso che fosse neve, ma pestandola si rese conto che era cenere, la cenere dei morti.

A Can Xue non interessa scrivere libri politici, sull’ambiente o sulle prossime catastrofi, vuole raccontare le storie, inventare linguaggi e solo a quel punto – dopo averci accolti nei suoi codici e averci incantati – ci consente, se vogliamo, di applicare una morale, cercare una ragione tra oscuri poteri, false promesse, premonizioni, insetti che dettano legge. L’assurdo è interessante, nulla ha senso e allora tentiamo di trovarne uno nuovo, diverso, leggiamo libri belli come questo.

 

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giannimontieri@minimaetmoralia.it

Gianni Montieri, è nato a Giugliano in provincia di Napoli. Scrive per Doppiozero, minima&moralia, Esquire Italia, Huffpost e il manifesto, tra le altre. Prova a incrociare la letteratura con lo sport per L’ultimo uomo, Rivista Undici. I suoi libri di poesia più recenti sono Ampi margini (2022) e Le cose imperfette, editi da Liberaria. Ha pubblicato per 66thand2nd due titoli Il Napoli e la terza stagioneAndrés Iniesta, come una danza. Vive a Venezia. Altre info qui: https://giannimontieri.wordpress.com/biografia/

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