
L’amicizia femminile viene spesso descritta come un’esperienza meravigliosa, unica, impossibile da comprendere per chi non l’ha vissuta.
C’è stato Barbie, l’Eras Tour di Taylor Swift, Tutto Quello Che So Sull’Amore di Dolly Alderton – avrete sentito più volte, su Tiktok e Instagram, la frase “Nearly everything I’ve learnt about love, I’ve learnt from my long-term friendships with women”- essere una ragazza, condividere la propria vita circondata da altre donne, dalle proprie amiche, è un dono magico da celebrare.
Le amicizie femminili possono essere tenere, speciali e importanti ma anche complesse, difettose, malsane.
Nel primo romanzo di Benedetta Sofia Barone, intitolato Le Infelici, edito da Doithuman, l’amicizia è principalmente questo; complessa.
La protagonista e le sue amiche Anna, Mietta e Adelaide, sono delle adolescenti che fuggono da se stesse. Bevono di continuo, si ubriacano, barcollano, frequentano la discoteca ma non ballano mai, stanno lì come delle comparse, in attesa. Perdono il controllo, perché quello è l’obiettivo, ciò di cui hanno più bisogno. La ricerca per la dissociazione è talmente intensa che le ragazze utilizzano una sonda tra di loro, come una specie di rituale, completamente masochista e senza speranza.
Le ragazze stanno sempre insieme, il mondo inizia e finisce in questo piccolo gruppo di amiche, ed è proprio quello che le rende ancora più vuote. Invece di avere un rapporto che arricchisce la loro vita, queste ragazze sono intrappolate in un personalissimo inferno.
Delle amiche che non si conoscono, ma che passano ogni secondo della propria vita insieme. Delle amiche inseparabili, ma sempre giudicanti, osservano ogni tua mossa, il modo in cui parli, ciò che dici, e anche i tuoi silenzi.
In una società in cui veniamo riempiti di messaggi positivi, credi in te stessa, sii forte poi passa, sorridi, ciò che non ti uccide ti fortifica, ci siamo dimenticati di occuparci della tristezza, dell’infelicità. Non le diamo mai il giusto spazio, cerchiamo di chiuderla in un ripostiglio e di riempirla di parole dolci, pasticche e doom scrolling.
Ma l’infelicità non se ne va da nessuna parte, soprattutto non quando la si evita.
Nel romanzo di Beendetta Sofia Barone, l’infelicità ha il posto centrale della storia, si nasconde anche nei momenti che sembrano e dovrebbero essere belli. Le ragazze di questo romanzo rincorrono qualcosa che non riescono ad afferrare, ci provano finché non ce la fanno più.
La protagonista, che non ci svela il suo nome, svela però i suoi dubbi. Si domanda se le sue amiche la conoscono davvero, se lei stessa si conosce sul serio; dove finiscono loro e inizia lei?
Vorrebbe scrivere, avere una carriera in quel mondo, ma si sente ostacolata e chiusa in una bolla.
Le Infelici è un romanzo intenso e diretto. Al contrario delle sue protagoniste, racconta la realtà e l’universo interiore delle ragazze senza vergogna.
Sono proprio queste le storie che ci servono. Dobbiamo ricordarci che essere vivi, significa stare bene e soffrire, in continuazione, e c’è chi soffre di più e chi soffre di meno, ma sono questi i due pesi della bilancia.
Benedetta Sofia Barone riesce a costruire l’amicizia tra le ragazze in modo realistico e profondo, rispettando la fragilità dei suoi personaggi; ci fa entrare nella loro intimità, ci permette di osservarle e ci ricorda che possiamo non solo sperare, ma scegliere di cambiare.
Denise Tshimanga è nata a Roma nel 1996 ma ha vissuto in giro per l’Italia. Ha studiato scrittura creativa e storytelling alla scuola Mohole e ha fatto un master in giornalismo culturale alla Treccani Accademia. Scrive di libri per minima&moralia, è un editor freelance, i suoi articoli vengono pubblicati su diversi online magazine dal 2017 e ha creato lo spazio @medusa.racconti.