
Le poesie di Mina Loy, dopo anni di irreperibilità, sono state ristampate quest’anno da Rina Edizioni con il titolo The Lost Lunar Baedeker, in concomitanza con l’esposizione di una sua opera alla Biennale Arte di Venezia. Sono due eventi importanti per una figura come quella di Mina Loy, amata e screditata in vita, denigrata e dimenticata da morta. Ma come spesso accade, in questi casi, per fortuna, l’arte rimane nonostante l’incuria, la polvere, l’oblio che coprono scrittrici e scrittori che in vita hanno fatto parlare di sé e delle loro produzioni artistiche. Non è stata una eccezione per Mina Loy, non sorprende per il polverone che ha alzato in vita per la sua condotta e per le sue opere, non stupisce che anziché ristudiarla e cercare una collocazione nel panorama artistico e letterario mondiale, si sia preferito dimenticarla. È un film già visto se si pensa a molte donne del passato, e Mina Loy non è stata risparmiata da questa rassegna.
Nata a fine 800 a Londra sente la morsa di una vita già preconfezionata per lei, dentro i confini di rispettabilità e obblighi imposti a ogni brava ragazza dalla società. Già a quindici anni inizia il suo viaggio lunghissimo, Monaco, Parigi, Firenze, New York, Città del Messico, Europa, New York, Colorado, intersecando artisti e scrittori, sfiorando e anticipando correnti artistiche, vivendole in un continuo corpo a corpo con la parola, con l’arte, con la vita. Gertrude Stein, Duchamp, Cocteau, Apollinaire, Marinetti, Parini, Joyce, T. S. Eliot, Ezra Pound, Marianne Moore, solo alcuni dei nomi che diventano parte della sua vita, della sua vicenda artistica. Per i primi cinquanta anni del 900 viaggia, seguendo il desiderio di una vita diversa, dell’arte, della poesia, dell’amore, dell’eros. Si scontra su molte cose, possiamo dire che si schianta spesso nei passaggi della vita incentivando così il biasimo della società. Tradita, umiliata, schernita, rinchiusa Mina Loy si rialza ogni volta, e sempre grazie alla sua arte e alla mano tesa di una donna, tra le altre quella di Peggy Guggenheim, che in lei vede l’umano e l’artista.
Dipinge, scrive, crea abiti, paralumi e opere della più diversa natura. Le poesie hanno per guida la luna, come dice il titolo della raccolta, una guida donna che si muove molto lontano dalla terra e ha ben diverso modo di vedere e parlare delle cose e delle persone. Con la sua ricerca di un’identità affonda nella poesia cercandosi, trovandosi e perdendosi, tracciando con i suoi versi una mappa di sé stessa, verso dopo verso, costruendosi un’autobiografia. Il suo è un procedere, un andare avanti, anche dopo il buio della torre che a volte segrega la mente e il corpo, seguendo la forza e la luce dell’invenzione artistica, dell’innovazione poetica, vedendo sempre oltre il cono d’ombra di chi la vorrebbe cementata dentro una tradizione.
Per molti è una musa, per altri una occasione, di certo è una personaggia che alimenta il proprio mito vivendo a modo proprio. È una donna che con la sua ricerca di identità – col suo modo di vivere al di fuori di regole prestabilite, di scrivere in versi senza timori di sperimentare, di dipingere strappando ogni confine imposto – ha tracciato solchi importanti nell’arte, che nel tempo molte altre artiste seguiranno. Vivendo in un mondo ormai vecchio, obsoleto, che si rigira nei propri canoni, Mina Loy è già oltre nella modernità:
ALL’INFERNO
Per sgomberare le strade dalla primavera
dai rifiuti dei nostri progenitori
e seppellire gli archivi del subconscio
sotto aiuole vergini
Davvero—
La nostra persona è una porta nascosta per l’infinito
Strozzata dai rottami della tradizione
Dee e ganimedi
Carezzano la santità dell’Adolescenza
Nello strale del sole.
C’è un disincanto e una parola aguzza in Mina Loy, talvolta la ferocia di chi guarda la realtà nella sua crudezza e sa prenderla in giro così come una vita può anche difendersi. Lo sguardo sui gruppi di artisti che di volta in volta frequenta, il loro schernirli in versi nelle loro vanità irriducibili, lo sguardo sulle donne, dove il verso le sprona mostrando loro l’assurdità di modelli patriarcali – “occhi di mille donne / fissi sull’irrealizzabile” -, lo sguardo sull’arte come domanda di costruzione di una decostruzione.
SULLA PORTA DI CASA
Gli occhi di un migliaio di donne
Inchiodati sull’irrealizzabile
Cospargono la toeletta della cartomante
Scheggiato marmo di Carrara
Su cui sparpaglia
Le colorate mappe del destino
Nell’angolo
di una poco propizia camera da letto
«Appassionata
Doppiamente appassionata
Mesta
Vedi queste tre carte
Ma qui c’è una doppia Vittoria
E qui una vecchia
Malata per cui sei preoccupata
Questo è il Diavolo
E questi due scheletri
Sono le mortificazioni
Stai per intraprendere un viaggio
A sera riguarda l’amore
Qui c’è il Fante di Cuori
Che volta le spalle a una donna
Vestita di lacrime per il proprio matrimonio
Sulla porta di casa
C’è una lettera d’amore
E un letto e un tavolo
E quest’asso di picche rovesciato
“Con rispetto”
Significa che un uomo
Ha diciamo
Intenzioni poco onorevoli
Eccoti vestita di lacrime
Per un tradimento
Il Fante di Cuori
È in pensiero per una lettera
Compirà un viaggio a sera
E davvero cara
Dovrei dire
Non passerà molto tempo prima che tu lo veda
Perché sta qui sulla porta di casa
E guarda
Qui ci sei tu
E qua è lui
In carne e in spirito
Sulla porta di casa»
Mischiato tra la brillantezza anilina delle carte dei Tarocchi
La ruota alata File dietro file di coppe
Fioritura di un magenta passionale
L’Eremita —porta fortuna—
La Luna Carceri di
Bastoni
Un uomo tagliato in due
Significa tradimento
E la donna nuda
Simboleggia il mondo
Questi occhi
Di Petronilla Lucia Letizia
Felicita
Filomena Amalia
Orsola Geltrude Caterina Delfina
Zita Bibiana Tarsilla
Eufemia,
In cerca della favoletta d’amore
Che non si avvera mai
Sulla porta di casa
Il tempo, per lei uno “stravolgente sarto”, non la coglie interdetta negli anni, ma sempre lucida e attenta, pronta a riconvertire scarti del quotidiano in arte, parole ammaccate dal tempo in versi. L’ultimo periodo della sua vita la coglie così, artista oltre il tempo: anche nell’affondare le mani nel passato si vede da una siderale distanza “vestita di stracci di memoria/ scarsi perfino per uno scheletro”. Muore nel ‘66, ma già scrive la sua vecchiaia in una poesia che data 1984, una vecchiaia vivisezionata quasi:
UNA VECCHIA
Il passato si è decomposto
gli eventi si fanno incerti
il futuro è di nessun uso
il presente dolore.
Neppure il dolore ha più la precisione
con cui colpiva nel tempo della gioventù.
Piuttosto è una falena
che erode gli organi interni
appesa o in caduta libera
dentro un armadio sgombro
Lo specchio ti Tormenta
oppure l’impossibile
è possibile alla senilità
permette all’un tempo vivace
snella silhouette di sé
di mantenere una vasta riserva
di eccessivo riserbo
per l’Enfio estraneo che sarà
esorcizzato solo dalla morte
Il dilatarsi del tempo ha completamente cancellato
la tua lunga realtà.
Mina Loy
12 luglio
1984
Mina Loy vede ogni cosa prima che accada – la frantumazione del corpo, la fine della servitù dell’immaginario, la decostruzione e costruzione di una identità –, nei suoi quadri e nei suoi versi il suo è un corpo del post umanesimo, oltre identità, generi e ruoli. Mina Loy che a oltre poco più di mezzo secolo dalla scomparsa inizia a essere attuale, ma sempre oltre, scrivendo anche dalla faccia oscura della luna.
Anna Toscano vive a Venezia, insegna presso l’Università Ca’ Foscari e collabora con altre università. Un’ampia parte del suo lavoro è dedicato allo studio di autrici donne, da cui nascono articoli, libri, incontri, spettacoli, corsi, conferenze, curatele, tra cui Il calendario non mi segue. Goliarda Sapienza e Con amore e con amicizia, Lisetta Carmi, Electa 2023 e le antologie Chiamami col mio nome. Antologia poetica di donne vol. I e vol. II. Molto l’impegno per la sua città, sia partecipando a trasmissioni radio e tv, sia attraverso la scrittura e la fotografia, ultimi: 111 luoghi di Venezia che devi proprio scoprire, con G. Montieri, 2023 e in The Passenger Venezia, 2023. Fa parte del direttivo della Società Italiana delle Letterate e del direttivo scientifico di Balthazar Journal; molte collaborazioni con testate e riviste, tra le altre minima&moralia, Doppiozero, Leggendaria, Artribune, Il Sole24 Ore. La sua sesta e ultima raccolta di poesie è Al buffet con la morte, 2018; liriche, racconti e saggi sono rintracciabili in riviste e antologie. Suoi scatti fotografici sono apparsi in guide, giornali, manifesti, copertine di libri, mostre personali e collettive. Varie le esperienze radiofoniche e teatrali.
Importante scoperta: grande poesia. Grazie