Può anche essere che dopo il periodo fascista molte persone che erano in auge in quegli anni abbiano mantenuto più o meno i propri ruoli.
Non sono stati cacciati via tutti gli esponenti della vecchia guardia, hanno un po’ rimescolato le carte e forse anche questo fatto ha impedito si facesse subitocuna riflessione critica sulla situazione appena vissuta. Ma ora è tempo per coltivare la memoria.”
Bruna Martini
L’Indiependente, intervista a cura di Ilaria Del Boca
Trezzo sull’Adda, 1940.
La piccola Graziella Mapelli non vede davvero l’ora di partecipare al raccolto dell’uva.
Tutta la cittadina è in festa: avrà dunque l’occasione di celebrare come si deve l’abbondante raccolto; in quello che è un vero rito collettivo che lega (e con vivo sentimento) ogni abitante del paese. Ma lo sguardo della bambina cadrà spaurito sui manifesti inneggianti al Duce, che tappezzano senza pietà ogni mura del paesino in cui vive (“mi turba però che la città sia sommersa da avvisi allarmanti”). Per la piccola si tratta di una prima delle molteplici e aberranti manifestazioni del potere della propaganda fascista propugnata da Benito Mussolini in pieno ventennio.
Non sapete chi è Mussolini?
Ma dai, lo sanno anche i bambini!”
Al diffondersi di ogni comunicazione istituzionale, comincia a provare forte disagio nelle diverse fasi della sua infanzia che a poco a poco le verrà strappata via; come peraltro avviene a molti altri suoi coetanei e compagni di scuola. Ogni lezione è un’esaltazione dell’espansionismo militare più sfrenato. Ogni tema, come ogni disegno richiesto dai maestri e dalle maestre, non sono altro che forme e parole di elogio nei confronti di uno stato autarchico e repressivo.
Lo stesso regime fascista che ha tarpato le ali a ogni espressione – politica, artistica e civile.
Graziella ha però come unico salvagente una forza invisibile, per non dire un amico, che le terrà la mano dalle prime battute del racconto; guidandola in un percorso di codificazione dei simboli e del linguaggio, ma soprattutto in una presa di coscienza – e nel pieno del risveglio morale e umano.
Tutto questo lo sa bene anche Bruna Martini, autrice di reportage fotografici e di videomaker, che è nipote di Graziella Mapelli. E proprio con la sua opera prima Patria, il cui titolo sembra smontare dal principio quel concetto paternalista che lo stesso Mussolini divulgava, mette in luce il vissuto di una bambina, oggi una donna, la cui testimonianza può davvero arrivare a chiunque grazie al lavoro di sua nipote.
Martini è partita con un’attenta ricerca, attingendo prima dal racconto e dall’esperienza diretta di sua zia Mapelli, passando successivamente alla raccolta di fotografie, pagelle scolastiche, ritagli di giornale, manifesti, pubblicazioni ufficiali e da ogni fonte dell’epoca. Ma a tenere unite le fila della narrazione sono i ricordi – incredibilmente vividi – di Graziella Mapelli. Il candore con cui si posiziona la voce della protagonista, è subito riconoscibile ed efficace all’economia della storia affrontata. Le illustrazioni si muovono su diversi sfondi e gabbie, smontate e rimontate a suo piacimento, e poi occupate dalle fotografie e dai ritagli provenienti dall’accurato lavoro di documentazione. Patria segue la scia del grande graphic journalism di Maus, ma più vicina alla rappresentazione e al modus operandi (tolto il registro gotico) di La mia cosa preferita sono i mostri di Emil Ferris, e all’altresì grandiosa e preziosa Heimat di Nora Krug.
Grazie a BeccoGiallo giunge sugli scaffali un documento unico, perché grazie al fumetto, possiamo ancora una volta ripercorrere gli anni di una testimone diretta.
Le prossime generazioni potranno stringere tra le mani una libera lezione di storia, perché non venga mai meno l’esercizio critico della memoria.
Minima&moralia è una rivista online nata nel 2009. Nel nostro spazio indipendente coesistono letteratura, teatro, arti, politica, interventi su esteri e ambiente
