di Marco Mantello
Ci volevano resse di luce
per incidere vertebre rosse
e scavare negli ossi le esse
ben sapendo dove il vento le conduce.
Ci volevano vittime stesse
di una voce scaglionata in base agli anni:
i Quaranta e i Cinquanta, i Sessanta e
i Settanta: generazione SS.
Ci voleva un’assemblea di teschi
fra una mozione e un perenne essere
italiani francesi tedeschi
ci volevano ridurre a tessere
con mirabili colpi di tosse.
Un permesso per distruggere
e un permesso per riparare.
Ogni firma pareva una croce
sotto ai titoli di prima del giornale.
L’epicentro del secolo andato
cercava solo luci spente
e parole tanto rotte: “Fukushima!”
da sembrare calze nuove
sotto una parvenza di pelle.
Gli esemplari appartati
nei monolocali immobili
erigevano are per l’anima
sopra un cesso grande come
una lacrima. Non si esisteva mai
senza essere prima accaduti.
C’era chi si ridefiniva
imparando una lingua straniera
e c’era chi se li conferiva
questi premi alla pura violenza
puntellati di lividi e cera.
Alla pari delle porte delle chiese
certe bocche funzionavano al contrario:
gliele aprivi e restavano mute
ti scolpivano il superfluo e il necessario
non appena le chiudevano i custodi
C’era l’ultimo tifoso del Palermo
il barbiere col megafono
c’era il nuovo terrorismo organizzato
dopo l’editing redazionale
e l’idrante il futuro blindato
che bruciavano il tempo passato
come simboli appesi ad un muro
Quella sana insofferenza vaginale
che si agita Chiara negli occhi
il rimedio dell’assenza
cosa disse Emanuela
poco prima di farsi comprare
da vestiti da messe e mariti.
Ci volevano fosse di luce
per raccogliere le esse in uno scrigno
seppellirsi fino all’ultima fessura
ripetendosi che valgono una croce.
Ci volevano vittime stesse
di una voce scaglionata in Vhs:
i Quaranta e i Cinquanta. I Sessanta e
i Settanta: generazione SS.
Quei sondaggi elettorali di trent’anni
che chiamavano bellezza un osso sacro
che spedivano missive al Presidente
iniziandole con: Caro. E finendole con: Ladro
che animavano i mulini eolici
e ai convegni ripetevano: “Io valgo”
sulle ceneri stempiate dell’Hidalgo
che fissavano vecchie anoressiche
su quei siti anal fuck le tendenze
per una nuova epopea del tessile.
Li vedevi accovacciati sul divano
con le loro liberatorie, i: “Ti fatturo tutto!” .
Sembravano nati per essere e
quella notte, sulla statale,
barattarono l’abbandono di SS
con un nuovo formidabile collare.
Quando aprirono la portiera
e gli dissero che si scendeva
nel tugurio di zecche e di glutine
si era messa a leccargli una mano.
E li fissava. Senza astio né gratitudine.
L’anno scorso in un campo di grano
i repressi dal bisogno di potere
separavano carote a mani nude
come un fulgido cerimoniale estivo.
Poi le ossa sono emerse dalla terra
e il bambino ha cominciato a gattonare
verso la cenere. Anche a cena lo disse a tutti:
urlava forte e il compagno di banco
si è voltato verso la cattedra
come fosse la normalità in carriera.
Avevano più o meno la stessa età.
L’hanno messa due anni in un ospedale
poi sua madre è venuta a prenderla
e le ha detto: “SS… svegliati”.
Ho un tumore alla spina dorsale.
E così adesso, di lavoro fa l’infermiera.
Lungo il solco fra le ossa e le carote
tutto il resto era stato risolto
da una laurea in vittimismo e piagnisteo
i motori giravano a vuoto
come le ruote su loro stesse. Ferme nel moto.
Ripassare fra le resse luminose
in attesa che le fosse siano chiuse
e il biancore dei capelli sia tranciato
dai trattori trasportati alle rimesse:
i Quaranta e i Cinquanta, i Sessanta e
i Settanta: generazione Esse Esse.
La Resistenza non vi ha mai dimenticato.
Minima&moralia è una rivista online nata nel 2009. Nel nostro spazio indipendente coesistono letteratura, teatro, arti, politica, interventi su esteri e ambiente

E’ l’orgia delle “S”, che sussurrano e sibilano
quando sono da sole,
assalgono e assordano se raddoppiate…
se poi con la “T” e la “R” sono accoppiate
stridono, strappano, stremano, stroncano…
Bella e spigolosa poesia di denuncia e protesta:
la proporrò ai miei alunni!