American Psycho è un romanzo perfetto. Questo è ciò che ho pensato dopo averlo letto la prima volta. Si rischia sempre quando vengono attaccati dei grandi nomi che tutti rispettano e amano, vicino a dei titoli nuovi, degli autori appena approdati nelle librerie italiane.
Maeve il romanzo di CJ Leede – arrivato in Italia per la prima volta grazie a Mercurio Books, da poco approdata nell’editoria con titoli molto interessanti – viene accostato ad American Psycho. Potrebbe sembrare un paragone troppo forte, ma è consono.
Maeve è una principessa di un parco divertimenti, anzi è la principessa del parco divertimenti: colei che ha più ammiratori, colei che svolge il suo lavoro alla perfezione.
Certo, fra un turno e l’altro tira su un po’ di coca con la sua unica amica Kate, frequenta sempre lo stesso bar, beve come se quei drink fossero degli antidoti, non le piacciono le persone – ama soltanto Kate e sua nonna Tallulah di cui deve prendersi cura in quanto gravemente malata – ti risponde male senza pensarci due volte, adora Halloween e nel tempo libero rovina la vita delle persone su internet, e nel mondo reale, fuori dal parco divertimenti, le persone Maeve le ammazza.
La storia di Maeve è al contempo semplice e complessa, sembra essere destinata ad avere questi pensieri, a guardare video violenti su Youtube, e a torturare persone innocenti. Come se ascoltasse un richiamo, un incantesimo che la guida. Ma l’apparenza inganna, e questo è ciò che traspare nel romanzo. Maeve conosce meglio il fratello di Kate, Gideon, con cui ha una forte ma ambigua connessione, e da quel momento in poi tutto diventa più difficile da gestire.
Maeve deve andare al lavoro a dare il meglio di sé, deve stare con la sua amica, deve prendersi cura della nonna, deve seguire la sua routine caotica, seguire i suoi istinti, sempre. È facile perdersi.
Così seguiamo le sue giornate, ascoltiamo le canzoni di Halloween insieme a lei, e stiamo nella stessa stanza mentre uccide o tortura qualcuno.
La scrittura è diretta, feroce, precisa. CJ Leede ti prende immediatamente, senza concederti distrazioni. Si rivela una degna maestra della scrittura horror, disgustosa, difficile da digerire (in tutti i sensi). È onesta, come la sua protagonista.
Negli ultimi cinque anni c’è stato un picco di unlikeable female characters ovvero quei personaggi femminili che non hanno relazioni stabili, prediligono l’autosabotaggio, bevono troppo, fumano migliaia di sigarette, commettono errori, e sembrano fare il tutto con nonchalance. Ma sono spesso poco autentiche, hanno creato un nuovo stereotipo. Abbiamo anche ottimi esempi di unlikeable female characters come Fleabag creata da Phoebe Waller-Bridge, Hannah e le sue amiche in GIRLS di Lena Dunham, più recentemente Alex nel romanzo L’Ospite di Emma Cline.
Maeve di CJ Leede, entra con spavalderia e naturalezza in questa categoria, con una dose di sicurezza e freschezza di cui avevamo bisogno.
Maeve non chiede scusa, non si sente in colpa. Non cerca di psicoanalizzarsi, di risolvere il problema, perché per lei non esiste un problema. Questo è il modo in cui deve vivere la sua vita. Niente traumi particolari alle spalle, Maeve non fa pena o tenerezza, ti fa rabbrividire per quanto è sincera e a suo agio nell’essere se stessa.
È proprio quella libertà che viene rincorsa per tutto il libro, la libertà di essere chi siamo, fare ciò che desideriamo, difendere chi amiamo. Con prepotenza, intensità. Con le unghie e con i denti, fino a quando esce il sangue; brillante, magnifico.
Denise Tshimanga è nata a Roma nel 1996 ma ha vissuto in giro per l’Italia. Ha studiato scrittura creativa e storytelling alla scuola Mohole e ha fatto un master in giornalismo culturale alla Treccani Accademia. Scrive di libri per minima&moralia, è un editor freelance, i suoi articoli vengono pubblicati su diversi online magazine dal 2017 e ha creato lo spazio @medusa.racconti.
