
In un nuovo paese ci sembra sempre di avere la possibilità di ricominciare. Si sente così Daria, una studentessa romana di archeologia che parte per Tehran e si innamora profondamente di questo nuovo mondo, del lavoro di archeologa e di un giovane di nome Payam.
Quando siamo lontani da casa il tempo si allarga, prende forma e prende fiato. Daria si sente elettrizzata, curiosa, pronta alla novità, alla scoperta. Non dà retta alle preoccupazioni di sua madre, non è intimorita. Vuole dedicarsi alla sua passione e nel farlo, scoprirà molto velocemente che la passione è un sentimento che troviamo anche negli altri.
In Centomila Tulipani, romanzo d’esordio di Elisabetta Giromini, edito da Morellini Editore, Daria si ritrova e poi si perde, per ragioni più grandi di lei.
Arriva in Iran senza un peso sul cuore e lascia quel paese con un macigno dentro. Ma quel macigno era stato prima una piuma. Grazie all’amore per l’archeologia e grazie all’amore per il suo Payam, ma diventa tutto complicato e spaventoso nel momento in cui sorgono degli scontri durante la repressione del movimento verde. Quando Daria arriva a Tehran e fa conoscenza con i giovani del posto, scopre che la speranza è ovunque. Payam, i suoi amici, tante persone credono che la situazione politica del paese stia per migliorare e donare più libertà per tutti. Poi il loro mondo sembra sconvolgersi. Daria deve lasciare il Paese, la missione, l’amore della sua vita.
Nel corso della storia seguiamo Daria nella ricerca di sé stessa, mentre cerca di decifrare i propri sentimenti – verso sua mamma con cui sembra non capirsi mai, ma anche nei confronti di sé stessa. Cosa vuole fare? Riuscirà a riprendere in mano la sua vita? Vedrà di nuovo Payam? È vivo? Lo ama davvero?
Centomila tulipani risponde a tutte queste domande un po’ alla volta, tra un capitolo e l’altro. Sentiamo i pensieri intimi di Daria quando comincia a documentare le sue emozioni e la sua esperienza passata e presente con delle registrazioni vocali. Scrivere in un diario, nelle note del telefono, registrare la propria voce, sono tutti metodi che possono aiutare a curare un’anima rotta. È capitato ad ognuno di noi di usarne almeno uno. Per tanti anni ho scritto su un diario personale, poi sono passata a scrivere i miei pensieri direttamente al telefono, che abbiamo sempre in mano, infine ho registrato quei pensieri più volte. La scorsa estate era una mia piccola abitudine, finché non mi si è rotto il telefono e quelle note vocali sono scomparse.
Daria vuole tenere tutto, si tiene tutto dentro, perché non parla più con i suoi amici da quando è tornata a Roma, non ce la fa, non esce nemmeno di casa. Ma riuscirà a capire molte cose, a percorrere nuovi e vecchi percorsi, a sentire ancora quella passione e quell’amore dentro di sé.
In questa storia Daria si perde e si ritrova più volte: con la madre, con Payam, ma soprattutto con sé stessa. Inizialmente Centomila Tulipani può sembrare il racconto un amore tra due persone, e lo è, ma non si ferma soltanto lì. Tocca quell’amore platonico, delicato, potente, quello che diamo per scontato, che proviamo tutti i giorni senza dargli peso. L’amore per i nostri amici, la nostra famiglia, ciò che amiamo fare, quello che ci rende felici, quello per noi stessi.
Il tulipano, come fiore, nelle varie leggende, può rappresentare l’amore perduto, l’amore non corrisposto; l’amore in tutte le sue sfumature, che forse, sono proprio centomila.
Denise Tshimanga è nata a Roma nel 1996 ma ha vissuto in giro per l’Italia. Ha studiato scrittura creativa e storytelling alla scuola Mohole e ha fatto un master in giornalismo culturale alla Treccani Accademia. Scrive di libri per minima&moralia, è un editor freelance, i suoi articoli vengono pubblicati su diversi online magazine dal 2017 e ha creato lo spazio @medusa.racconti.