Pubblichiamo, ringraziando l’editore, un estratto dal libro Colle der Fomento – Solo amore, scritto da Fabio Piccolino, Simone “Danno” Eleuteri, Massimiliano “Masito” Piluzzi.
Il confronto è un nuovo, prezioso stimolo. Simone e Massimo iniziano a frequentarsi, diventano amici.
La zona di Roma dove vivono è molto politicizzata e, specie negli anni Settanta, è stata teatro di numerosi scontri. Nomentano, quartiere Africano, piazza Vescovio, Trieste-Salario, sono da sempre roccaforti della destra romana.
Tra viale Libia e piazza Gondar, dove nel 1983 fu ucciso il giovane attivista del Fronte della Gioventù Paolo Di Nella, campeggia ancora oggi un’enorme scritta, PAOLO VIVE, sotto la quale da oltre trentacinque anni i militanti si riuniscono nell’anniversario della morte per una commemorazione in pieno stile fascista. Può sembrare paradossale, ma è proprio sotto quella scritta che Massimo e Simone si incontrano per la loro prima uscita.
M: Simone arrivò con lo stereo in spalla, acceso. Per me fu una cosa di grande impatto: in quegli anni, in quel quartiere, davanti a quella scritta c’era tutto un altro clima. Simone e il suo ghetto blaster sembravano venuti dallo spazio.
La gente ci guardava male e io, forse per la prima volta in vita mia, mi sono sentito fico. Stavamo facendo qualcosa di speciale, qualcosa che era per pochi.
Per la loro prima uscita, i due ragazzi scelgono una meta molto hip-hop, almeno ai loro occhi.
La stazione Roma-Nomentana in quegli anni è un posto abbandonato, frequentato perlopiù dai primi writer della città. Uno scheletro vuoto, frutto delle speculazioni dei Mondiali di calcio del 1990, che aprirà al pubblico solo a ridosso del Giubileo del 2000.
Un luogo segreto, lontano dal mondo esterno ed estremamente underground, dentro cui immergersi e sentirsi parte di qualcosa che sta nascendo.
D: Lo avevo scoperto insieme a Francesco Sbattella. Dietro viale Libia c’era un graffito bellissimo, dedicato a Cheeky P, una ragazza morta poco tempo prima, una delle prime writer della scena romana che faceva parte del Crew 00199, quello degli Assalti Frontali.
Presto, affacciandoci dal ponte delle Valli, ci accorgemmo che la stazione era piena di graffiti.
Per entrare dentro, all’inizio attraversavamo a piedi la tangenziale; era una stazione morta, non passavano treni. C’erano almeno due chilometri di pezzi fatti dai primi crew della capitale come i Kidz e gli 00199. All’epoca era molto importante il messaggio: ricordo che su uno c’era scritto STOP RAZZISMO, e su un altro MURA DA ABBATTERE, con il disegno di un carcere.
M: Per qualche giorno siamo andati a stazione Nomentana: per noi era un posto hip-hop, era perfetto per passare i nostri pomeriggi, è stata la nostra primissima scuola. Eravamo solo io e Simone, non conoscevamo nessun’altro a cui piacesse questa cosa. Ci portavamo dietro i blocchi, scrivevamo, alzavamo il volume del ghetto blaster con la base, cantavamo le nostre strofe.
Ricordo che un giorno sbucò fuori un tizio con una telecamera dicendo che era della Rai, e ci fece qualche ripresa. Chissà dove sono finite quelle immagini.
D: Cominciammo a vederci e a fare tutte le cose che facevano i ragazzi della nostra età: giochi di ruolo, uscite, videogiochi, cinema, partite di basket. E provavamo a fare musica insieme. Le prime cose consistevano nel rappare testi di altri: scrivevamo le nostre strofe ma non avevamo le basi, per cui cercavamo di procurarcele, soprattutto quelle americane. Avevamo trovato le strumentali di «Fight da faida» e «Sfida il buio» di Speaker DeeMo. Io avevo i miei dischi di Simon Harris e quelli in cui c’erano solo breakbeats ed effetti per lo scratch. Ma quelle era- no solo tracce di batteria, non erano delle vere basi.
Ricordo un pomeriggio intero a stazione Nomentana, tra- scorso a rimettere la base e a rappare «Fight da faida» di Frankie hi-nrg. A un certo punto passarono dei ragazzi più grandi, dei b-boy. Ci hanno guardato in modo strano e se ne sono andati ridendo. Anni dopo ho scoperto che uno di loro era Crash Kid.
Speaker DeeMo, Crash Kid, Ice One: in questo periodo ancora così confuso sono soltanto dei nomi, dei riferimenti, delle immagini mentali. Nella realtà dei fatti però, si tratta di alcuni tra i pionieri dell’hip- hop italiano, tra i primi a conoscere e praticare nel nostro paese quella cultura che negli Stati Uniti aveva fatto breccia già da un decennio e stava rapidamente conquistando generazioni diverse. Saranno anche loro a influenzare profondamente il percorso che Massimo e Simone hanno deciso di intraprendere.
Minima&moralia è una rivista online nata nel 2009. Nel nostro spazio indipendente coesistono letteratura, teatro, arti, politica, interventi su esteri e ambiente

Libro davvero bello. Amo molto il Colle. Ora vicino alla stazione Nomentana, sotto il ponte delle Valli, c’è un ritratto di Primo Brown, morto la notte di Capodanno di qualche anno fa…