 
			Si è aperta da alcun giorni la quindicesima edizione di Strane Coppie, manifestazione che mescola nei suoi appuntamenti letteratura arte musica teatro e molto altro ancora. Strane coppie nasce in seno a una delle scuole di scrittura più longeve d’Italia con sede a Napoli, Lalineascritta Laboratori di Scrittura di Antonella Cilento, non è solo un festival e nemmeno solo una manifestazione, è un luogo di luoghi, abitato da parole, suoni, immagini, persone, libri. È un luogo di luoghi innanzitutto perché a ogni edizione a Napoli palazzi magnifici, e spesso non aperti al pubblico, spalancano i loro portoni e le loro favolose sale per accogliere gli appuntamenti della manifestazione, così come accade per gli incontri fuori regione, a Milano o a Verona. Palazzi che in questo contesto vengono abitati dalla letteratura, vissuti da libri narrati da scrittrici o scrittori, letti da attrici e tradotti in musica o per immagini.
Ogni edizione di questa lunga vita di Strane Coppie nasce con un titolo declinato di appuntamento in appuntamento da voci diverse seguendo le rotte di libri bellissimi; i titoli delle diverse edizioni sono sempre stati forieri di necessari approfondimenti del passato, e poi forieri di esche lanciate verso il futuro. Penso, tra tutte, all’edizione dello scorso anno in cui, nell’incantevole Monastero delle Trentatré, nel cuore di Napoli, andava in scena una delle puntate della quattordicesima edizione dedicata al viaggio con Le viaggiatrici, in cui Melania Mazzucco raccontava Madame De Staël e Anna Toscano raccontava Sybille Bedford: scrittrici a cui non si dedica mai abbastanza attenzione all’interno di una storia apparentemente fatta solo da viaggiatori, ma a guardar bene una storia costruita al contempo da molte viaggiatrici artiste, ancora troppo poco lette. Autrici che ho imparato a leggere dopo quella serata.
Trovarsi tra il pubblico al Monastero delle Trentatré in quella circostanza è stato un incanto: sia per lo stare seduti in un posto che altrimenti non avresti conosciuto e sia per il viaggio in mondi di parole così bene raccontati. È stato un appuntamento che ha posto l’attenzione su snodi importanti su cui riflettere, come quello delle viaggiatrici e autrici a cui prestare nuova e rinvigorita attenzione – e in effetti nei mesi successivi De Staël e Bedford hanno ripreso a esser oggetto di studio e approfondimento in più occasioni -, quelle viaggiatrici artiste che hanno lasciato disseminata arte attraverso i loro viaggi, arte a cui togliere la polvere del tempo e il grigio dell’oblio, basti pensare alle fotografe Lee Miller, Dorothea Lange, Annemarie Schwarzenbach, Lisetta Carmi: donne viaggiatrici tra parola e fotografia.
In quel luogo incredibile, nel cuore di Napoli, si sono incrociati molti cammini a partire dall’accoglienza delle monache di clausura del monastero, viaggiando per il Messico, l’Italia e la Francia, la Svizzera, la Persia e il Congo, con delle tappe nell’Egitto dei libri di Fausta Cialente e la Palestina di Matilde Serao. Molti di questi paesi, se non tutti, attraversati dalle nostre scrittrici in tempi di guerra o di sommosse, campi di battaglia e di rivolte.
Il tema dello scorso anno aveva, a ben vedere, in sé un germoglio e un’esca, in cui nasceva e veniva preso all’amo l’argomento di quest’anno, “Scrivere dal Mondo: donne, visioni, guerra”, sette incontri dedicati completamente e in modo trasversale alle scrittrici e ai conflitti. Il Museo Artistico Politecnico di Napoli, MUSAP, apre le proprie porte e le proprie sale a quasi tutti gli incontri di questa edizione di Strane Coppie 2023. Il primo appuntamento, il 5 ottobre a Napoli a Palazzo Reale, ha visto coinvolti Antonio Franchini e Giuseppe Montesano nell’incontro dal titolo “Italo Calvino: la guerra delle donne”; nel secondo, il 12 ottobre a Milano nella Sale delle Colonne del Banco BPM, è stata la volta di due scrittrici, Katherine Mansfielfd e Janet Frame, e il loro luogo, la Nuova Zelanda, l’argomento della narrazione attraverso i loro libri, con il racconto di Anna Toscano e di Marta Morazzoni, con l’immancabile e prezioso coordinamento di Antonella Cilento, le letture, direi perfette, di Milvia Marigliano e la musica puntuale di Paolo Coletta. Di nuovo è stato come viaggiare.
Stavolta nella Nuova Zelanda del secolo scorso attraverso due scrittrici che hanno attraversato il mondo per poterla scrivere, viverla coi loro occhi e con le loro parole, il loro ago e filo della narrazione che costruisce e ricostruisce mondi frantumati, sempre in bilico tra identità e mutamenti, tra lo stupore e la paura di esistere, il desiderio e il gioco di esprimersi. Mansfield e Frame hanno scritto per ricordare e per ricordarci come si (ri)vive. Si sono aggrappate, come scriveva Frame, al bordo della vita con le dita. E le dita hanno poi tenuto la penna, e la penna è stata la leva sulla quale fare forza e tirarsi su. Hanno raccontato un mondo lontano che leggendo ci è apparso il nostro. È la letteratura, signore e signori. Lo stupore è anche nell’incanto che si prova partecipando agli incontri, ci si lascia condurre di dove in dove attraverso parole e visioni di autrici che non solo aprono mondi, ma di quei mondi, interiori ed esteriori, hanno avuto visioni che parlano di tutte e di tutti, che dialogano tra epoche e luoghi. Così facendo, Katherine, Janet e le altre ci scuotono e ci confortano. Bellissimo.
Gianni Montieri, è nato a Giugliano in provincia di Napoli. Scrive per Doppiozero, minima&moralia, Esquire Italia, Huffpost e il manifesto, tra le altre. Prova a incrociare la letteratura con lo sport per L’ultimo uomo, Rivista Undici. I suoi libri di poesia più recenti sono Ampi margini (2022) e Le cose imperfette, editi da Liberaria. Ha pubblicato per 66thand2nd due titoli Il Napoli e la terza stagione e Andrés Iniesta, come una danza. Vive a Venezia.
Altre info qui:
https://giannimontieri.wordpress.com/biografia/

 
                    
				 
                    
				 
                    
				 
                    
				 
                    
				