Pubblichiamo, ringraziando l’editore, un estratto da “Una di due” di Daniel Sada, in uscita oggi per Alter ego.

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Come dire allora?: una di due o due in una o in quale altro modo? Le sorelle Gamal erano identiche… Vale a dire, come recita anche il detto: “Erano due gocce d’acqua”, stessa età e altezza, stessa pettinatura e a bella posta. Magari pesavano pure una sessantina di chili entrambe – spostiamoci nel presente –: se viste da lontano: chi è chi? L’una è l’altra, e l’altra talvolta lo nega, ovviamente in segreto, perché è davvero un gran bel grattacapo avere un sosia, quasi al pari di un cataplasma, la colpa però è delle due che, con il passare degli anni, pretendono di imitarsi sempre più. I tic, i movimenti, le espressioni, uguali di continuo, come immagini speculari. Si stufano mai?… Può darsi, se si stufassero però le loro anime sarebbero nulle. Il fatto è che: l’unica cosa importante della loro vita consiste proprio nel somigliarsi, un doppio senso che forse è uno soltanto.

D’altra parte, per trovare differenze occorre scendere nei dettagli. Constitución Gamal ha un grosso neo sulla spalla destra mentre l’altra no: quest’ultima si chiama Gloria e delle due è la più taciturna, la più osservatrice, e dunque… Un dettaglio fisico facile da nascondere: è sufficiente indossare abiti che coprano quella zona. Quanto all’abbigliamento di tutti i giorni: una sceglie per entrambe, colore e modello, basta che decida per prima: e l’altra non fa che acconsentire… Niente discussioni o capricci improvvisi.

Riguardo al carattere: che una sia discreta e l’altra logorroica, anche a questo c’è rimedio: non cadere in eccessi è la loro regola. E i nomi?, quelli se li scambiano, che importa! Il loro daffare quotidiano: fanno le sarte, due vere perfezioniste… Grame, lente. Ciò che all’inizio era un innocuo passatempo si è poi trasformato in stabile occupazione. Hanno aperto una sartoria tempo fa: qui: a Ocampo: sopravvivono senza concedersi sfizi, convinte che il lavoro quotidiano sia una specie di rito propiziatorio, che la fortuna arrivi perciò dopo grandi sforzi, la fortuna che è una stella invisibile agli occhi: deduzioni certe, pensate e ripensate da entrambe, suvvia!, potremmo parlare di prosperità dal momento che le loro pretese non comprendono viaggi che non siano regionali, accontentarsi di poco è già un bel guadagno e… salute!, dato che di tanto in tanto festeggiano i loro risultati, la sera mettono dischi e ballano. Si ubriacano: due o tre bicchieri a testa, se il giorno dopo è sabato o domenica. Per empatia, per logica, confezionano i propri indumenti per evitare di incappare in stravaganze che molte volte non incontrano i loro gusti – le stoffe che rimediano sono sempre un affare – e le Singer a pedale con cui lavorano sono il simbolo dinamico di ogni loro creazione. Il fatto che possano sviluppare tatto, vista e cervello rimane una fantasia. Anche la forza delle loro gambe gioca un ruolo fondamentale, forza che dopo anni sembra ormai esaurirsi, dato che le gemelle: vecchie non si sentono mica, ma i loro volti, se non li cospargono di rema notte e giorno, visti da vicino sembrano ammaccati… Malgrado abbiano quarant’anni si somigliano ancora.

«Una piccola distrazione e tu saresti Gloria e io Constitución».

«Mah!, magari converrebbe a entrambe» ribatte sardonica l’altra, perché non crede in ciò che dice.

«Questo significa che alla fine la vecchiaia potrebbe risparmiarci. Dovremo però apprendere diete sofisticate e segreti di maquillage, sarà difficile continuare a somigliarci».

«Mica siamo vecchie però, quarant’anni non sono niente quando c’è la fede».

«Se Dio ci ha create identiche, non credo voglia giocarci un tiro mancino ora che siamo adulte» dichiara convincente quella che si presume sia la più taciturna.

«Hai ragione, da lontano la gente ancora ci confonde, e anche da vicino… Ma non da vicinissimo, secondo me».

«Proprio così, saremo sempre identiche, vedrai. Non dobbiamo darci per vinte troppo presto»; detto ciò: con arguta sfrontatezza Gloria alza un dito più in alto che può, Constitución la imita buontempona. Del tutto ammattite, vorrebbero saltellare come due ragazzine. Invece, ferme una di fronte all’altra, si vergognano di aver parlato così, allora col capo chino tornano alle loro macchine.

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