
Per gli amanti di Piero Ciampi il 2022 è l’anno della scoperta di un’incisione del cantautore livornese rimasta inedita per oltre cinquant’anni. Il brano è Non chiedermi più e fu registrato da Ciampi negli studi Dirmaphon di Roma nel maggio del 1967, insieme alla cantante Lucia Rango, con l’arrangiamento di Elvio Monti, durante le sessioni di lavorazione per l’album Lucia Rango Show.
La storia inizia nel 1963. Piero Ciampi ha già pubblicato il suo primo LP in studio, Piero Litaliano, un lavoro che non gli ha fatto ottenere il riscontro di pubblico e di critica sperato. Per rimediare, cerca una strada che renda la sua musica più accessibile. Decide allora di affidare alcuni dei suoi brani alla voce di una giovane interprete che ha le caratteristiche giuste per l’industria discografica dell’epoca. La scelta ricade su Lucia Rango, una cantante di origini pugliesi agli esordi per la quale Ciampi prova una grande stima. Quello che ne viene fuori è un album composto da quattordici brani, undici dei quali scritti dallo stesso Ciampi.
Durante la lavorazione di quel disco, Piero e Lucia a un certo punto si lasciano andare a un’improvvisazione: cantano insieme Non chiedermi più. È quasi un gioco fra loro, ed è forse per questo che il pezzo rimane fuori dalle tracce finali del disco. Ciò che i due non sanno è che la testimonianza registrata di quel gioco rimarrà sepolta per mezzo secolo in una bobina che nessuno ascolterà più. Almeno fino a quando l’ossessione e la tenacia di Lucilla Chiodi, una giornalista e ricercatrice musicale con la passione per Piero Ciampi, dopo un ostinato lavoro durato quattro anni, non riporta alla luce la traccia, restituendola alla storia della musica italiana.
Lucilla ed io ci conosciamo da qualche anno. È lei stessa che mi ha raccontato i fatti che l’hanno portata prima al ritrovamento della bobina originale, poi alla ripubblicazione dell’album. Il disco di Lucia Rango era un oggetto di culto per i collezionisti e per gli appassionati del lavoro di Piero Ciampi. Da tempo si favoleggiava di questo misterioso duetto, tuttavia non c’erano prove certe della sua esistenza.
Siamo nei giorni successivi alla Pasqua del 2018 e la scena è questa: Lucilla Chiodi sta sfogliando un libro su cui è riportata la discografia integrale di Piero Ciampi. Si sofferma sull’album che Piero fece insieme a Lucia Rango, e subito una domanda fa capolino nella sua testa: come mai, nonostante siano stati pubblicati nel corso degli anni numerosi libri su Piero Ciampi, nessuno ha mai pensato di intervistare Lucia?
Lucilla collabora con una rivista musicale e pensa che quell’intervista potrebbe farla lei. Si mette quindi in cerca di informazioni su Lucia Rango. E la prima cosa che scopre è che Lucia vive a Taverna, in provincia di Catanzaro. Si tratta di una coincidenza notevole, perché Taverna è il paese di cui è originaria la madre di Lucilla. Si ricorda allora di avere una cugina che abita a Taverna e la contatta. La cugina le conferma che Lucia Rango vive lì; non solo, le due lavorano insieme. Lucilla le chiede allora di intercedere per lei, deve farle sapere che vorrebbe incontrarla per un’intervista. L’ambasciata va a buon fine e Lucia Rango si dichiara disponibile per l’intervista. Lucilla si organizza e nel giro di pochi giorni parte per Taverna.
Il progetto inizia subito a lievitare. Prima dell’incontro, Lucilla spera che ci sia materiale in abbondanza, e che quella che all’inizio doveva essere solo un’intervista possa diventare qualcosa di più, magari un libro. Ma incontrando Lucia, viene a sapere che i due in realtà si sono frequentati per poco, e per di più con i tempi e i modi di Piero, ossia quelli di un uomo incapace di frequentazioni assidue e regolari.
Lucia le racconta come ha conosciuto Piero Ciampi. Dice che è stato grazie a suo marito, Silvano Mancuso, un personaggio importante in questa storia. Silvano era un imprenditore calabrese piuttosto noto, proprietario del Villaggio Mancuso, in quegli anni buen retiro sulla Sila del jet set internazionale, in cui spesso invitava a suonare musicisti famosi. Silvano era diventato amico di Piero Ciampi prima ancora di conoscere Lucia, quando Piero girava l’Italia con il trio composto dai fratelli Roberto e Paolo, nel quale lui era il cantante. Nelle varie ricostruzioni della vita di Ciampi è frequente imbattersi nei racconti dei suoi viaggi in Calabria. Oltre a Mancuso, Piero era amico di Pino Pavone, un avvocato di Catanzaro insieme al quale aveva composto diverse canzoni. Fatto sta che quando Lucia e Silvano si sposarono, Silvano le fece conoscere Piero a Roma. E fu proprio Silvano che mise mano al portafoglio per finanziare la produzione del disco di Lucia con le canzoni di Piero.
Lucia racconta a Lucilla che a quel tempo, quando l’industria discografica aveva a che fare con Piero Ciampi, c’era sempre qualcuno che storceva il naso. Anche se a cantare era Lucia, si percepiva subito che quei testi non avevano niente da spartire con le canzonette che andavano per la maggiore all’epoca. Lucia ricorda che il disco venne registrato in due giorni, ma non ottenne il successo sperato. Poco dopo rimase incinta e, nonostante un paio di partecipazioni a Settevoci a Milano, il varietà condotto da Pippo Baudo che andava in onda la domenica pomeriggio sulla Rai, e l’interesse manifestato da qualche discografico, a malincuore decise di ritirarsi dalle scene.
È durante questa prima conversazione che Lucia Rango accenna a quando, durante la registrazione del disco, Piero le propose di cantare quel pezzo insieme. Così, tre settimane dopo, quando Lucilla torna a Taverna, le chiede di nuovo di questo brano, soprattutto vuol sapere se esiste la registrazione di cui tutti parlano. Lucia dice che ha conservato in soffitta i nastri originali del disco, portandoli con sé durante i mille traslochi che ha fatto nel corso della sua vita. Non sa però se il duetto è presente in quelle registrazioni. In più teme che lo stato di conservazione dei nastri non sia dei migliori. A questo punto Lucilla si fa coraggio e avanza una richiesta a Lucia: le chiede se può portare via con sé i nastri per poterli ascoltare. Lucia si fida e accetta.
Passa molto tempo, però, prima che Lucilla riesca ad ascoltare il contenuto dei nastri. Per poterlo fare infatti c’è bisogno di un Revox, un registratore a bobine aperte. Cosa non facile. Inoltre Lucilla ha il problema che il materiale a sua disposizione è sensibile, quindi non può permettersi di portarlo dove vuole.
Il Revox finisce per trovarglielo un amico di Cosenza proprietario di una bottega di vinili. È il giorno di Santo Stefano del 2019. Quando la bobina inizia a girare sul registratore, Lucilla si rende subito conto con un certo stupore che i nastri sono in perfette condizioni. E quando la bobina sta per finire, ecco il duetto inedito, Non chiedermi più, la voce dolente, roca, di Piero, che più che cantare sembra recitare. La traccia fantasma, quella che sembrava quasi una leggenda diffusa fra gli appassionati ciampiani, si propaga ora nell’aria, è lì, dove lei può ascoltarla.
Ma le bobine sono due: il master finale, quello che si usa per stampare il vinile, e una seconda bobina, forse una semplice copia di lavorazione. E la seconda bobina ha dimensioni più piccole rispetto al master. Per ascoltarla c’è bisogno di una flangia, la parte di plastica su misura che serve a farla girare sul Revox. Ne trova una su eBay e si accorda col venditore, lo incontra la sera di capodanno fuori da una fermata della metropolitana di Roma. All’inizio del nuovo anno Lucilla torna a Cosenza per ascoltare anche la seconda bobina e scopre che si tratta di una copia “sporca” del master in cui sono incise anche le voci dei fonici.
A questo punto, quella che all’inizio doveva essere una semplice intervista, e forse un libro, diventa ancora qualcos’altro. Perché con l’inedito, Lucilla si rende conto di avere fra le mani qualcosa di molto più prezioso. Inizia allora a pensare che si potrebbe ristampare il disco, aggiungendo anche il duetto. Ma il suo lavoro è un altro, e per fare un disco non sa neppure da dove si comincia.
La prima cosa che fa è rivolgersi a Massimiliano Mangoni del Premio Ciampi, chiedendogli di metterla in contatto con qualcuno della SIAE per capire chi è in possesso dei diritti. Scopre così che l’etichetta che aveva pubblicato il disco di Lucia Rango, Edizioni Sibilla, aveva avuto vita breve e ora non esiste più. Lucilla riesce ad avvicinare un ex dirigente in pensione della SIAE che le fa una consulenza costante, sopporta le sue mille chiamate e risponde alle sue email, alla fine scopre che i cataloghi della Sibilla non sono stati acquisiti da nessuno, e quindi i diritti sono di proprietà esclusiva di Lucia Rango. Siamo nel febbraio del 2020. Lucilla Chiodi propone il progetto a un’etichetta di Milano, la Die Schachtel, specializzata in musica elettronica anni Settanta, anche se sa che il genere non rientra nel loro catalogo. All’inizio la Die Schachtel rifiuta. Dopo una settimana però la ricontattano dicendole di aver cambiato idea: ora vogliono fare il disco, ma per farlo fonderanno una nuova etichetta, Anni Luce, sotto la quale pubblicheranno una serie di lavori di autori italiani.
Trovata l’etichetta e dipanata la matassa dei diritti, manca ancora una cosa: per poter stampare il brano inedito, Lucilla ha bisogno di entrare in contatto con gli eredi di Piero. Deve scovare Mira, la figlia di Piero Ciampi e di Gabriella Fanali, l’unica erede ancora in vita. Mira porta il nome della madre di Piero, Mira Poljak. Per trovarla, Lucilla si rivolge alla piccola ma combattiva comunità dei ciampiani. Da loro ottiene un indirizzo di Mira vecchio di vent’anni. Le manda una lettera in cui le spiega chi è, le dice di aver trovato il brano inedito e le chiede di poterla incontrare. Mira chiama Lucilla e le due si danno un appuntamento. Sono i primi di marzo del 2020, i giorni in cui nel mondo scoppia la pandemia. Tutto viene messo in stand-by.
Mira e Lucilla riescono a incontrarsi in un bar di Roma solo sette mesi dopo, il 17 ottobre. È una data importante per Lucilla, perché tornando a casa si ricorda che esattamente due anni prima, il 17 ottobre del 2018, si trovava a Livorno ed era andata al cimitero a portare un fiore sulla tomba di Piero Ciampi. Ancora una coincidenza, un segno – pensa Lucilla – che questa cosa sta andando nella direzione giusta.
L’incontro con Mira è un momento molto toccante. Su Roma diluvia, Lucilla arriva all’appuntamento completamente zuppa, ha con sé le cuffie, ha caricato i brani sul cellulare. Dopo aver parlato un po’ con Mira le fa ascoltare la voce del padre che duetta con Lucia Rango. Mira si emoziona, chiede di poterla ascoltare per tre volte, mentre Lucilla resta lì seduta al tavolo a guardarla in silenzio. Alla fine Mira è entusiasta, dice che per lei non ci sono problemi e le dà il via libera per la ristampa.
Mancano gli ultimi dettagli. Lucilla finalmente intervista Lucia Rango, ma ora non è più l’intervista che intendeva farle quattro anni prima. È il racconto che confluirà nei materiali del disco. Sceglie le foto per la copertina e in estate porta le bobine in uno studio di Roma per riversarle. Il 28 giugno del 2022 il disco finalmente esce in un’edizione da collezione per l’etichetta Anni Luce: trecento copie su vinile e in digitale su Bandcamp. Il titolo è Lucia Rango canta Piero Ciampi. Sul lato B, alla traccia numero 8, compare: “Non chiedermi più (duetto con Piero Ciampi) (Litaliano – R. Ciampi – G.F. Reverberi)”.
A conti fatti, quella di Lucilla Chiodi è una vera e propria operazione di archeologia musicale. Se c’è un istinto che l’ha spinta non è solo la passione verso l’autore italiano che più di tutti ha saputo condensare nella musica i disagi esistenziali, gli amori sbilenchi e le amicizie, lasciandoci un perfetto riflesso artistico delle sue travagliate vicende di vita, è soprattutto il desiderio di diradare il fumo su un momento meno conosciuto della carriera di Piero Ciampi, cercando di riaccendere l’interesse intorno ad anni – quelli che precedono il Sessantotto – in cui la sua umanità disgregata e il suo talento difficile cercavano invano di scalfire il granito di una scena musicale ottusa e conformista.
È nato a Roma quando c’erano gli anni di piombo. Ha pubblicato monografie su Caravaggio e su Van Gogh, il saggio sulla povertà 10 modi per imparare a essere poveri ma felici (Laurana, 2012) e i romanzi La misura del danno (Fernandel, 2013) e Anni luce (add editore, 2018).
Solo oggi ho letto il suo bellissimo articolo. La ringrazio molto e con gratitudine. Lucia Rango
Un bel regalo l’inedito con la Rango pubblicato dall’etichetta milanese creata per la bisogna, ma è ancora poco o niente di ciò che bisognerebbe fare per rivalutare Piero Ciampi, recuperando anche le sue poesie inedite e le tante canzoni incise per gioco spesso col fratello Roberto e Pino Pavone. Ecco, quest’ultimo per fortuna è ancora in vita e anzi pochi anni fa ha inciso un magnifico disco (pari e dispari) che ovviamente gira solo tra pochi e contati collezionisti. Domanda: ma possibile che in una casa discografica un pò più ‘accorsata’ di quella che ha inciso i pezzi con la Rango, non esista qualcuno in grado di comprendere la grandezza, anzi l’unicità di Ciampi nel nostro panorama musicale. Ah, poi dicono le chansonnier francaise…loro l’avrebbero beatificato, uno come Piero!
(fdm)
Era un genio.