Impegni d’ogni giorno
Ricordati del pane,
non ti scordare quella cera bruna
che si deve spalmare sopra il legno,
né la cannella per guarnire,
né le altre spezie necessarie.
Corri, aggiusta, veglia,
verifica ogni rito della casa.
D’accordo con il sale, il miele,
con la farina, il vino inutile,
cedi senz’altro al tuo talento ozioso,
allo strepito ardente del tuo corpo.
Passa, per questo stesso ago da cucire,
una sera via l’altra,
tra l’una e l’altra tela,
il tuo agrodolce sogno,
le porzioni di cielo danneggiato.
E sempre in mano tua un gomitolo
senza mai smettere si avvolga
come nei giri d’altro labirinto.
Ma non pensare,
non sforzarti,
tessi.
A poco vale ricordare,
cercare appoggio dentro i miti.
Arianna tu non hai riscatto
né una costellazione per corona.
Ida Vitale è la poesia che si fa filo del quotidiano, filo di un ago che unisce, cuce, il presente e il passato, il mito e la cronaca, il giorno e la notte, la vita e la non più vita. Una poetessa che osserva la realtà con la lente dell’ironia e con lo strumento del linguaggio, e la corica in versi in modo interlocutorio, spesso facendola apparire, la realtà, come una poesia che appaga. Ma le parole, il lessico, la punteggiatura, e quel peculiare punto di vista di Ida Vitale – che pare scostare una tenda per cogliere anche ciò che non si dovrebbe mettere in versi – crea liriche ironiche che interrogano l’umano sulle sue manifestazioni. La parola, e con essa la poesia, pare così lo strumento per domare gli accadimenti e i pensieri, mettere in fila le circostanze e non voltare lo sguardo dall’altra parte. Tutti abbiamo delle porzioni di cielo danneggiato ma, pare dirci Vitale, bisogna non ignorarlo ma cucirlo al resto, come il vino inutile e il miele, e l’ordinario bisogno di ogni giorno. Come Arianna Ida tiene il filo del gomitolo della poesia sempre in mano, per farsi strada nell’intrico che le parole spesso costruiscono quando il fiato è corto e la lingua melmosa in una società che opprime. Vitale, come il suo conterraneo poeta Mario Benedetti, non nasconde l’orrore dei giorni, le persecuzioni e la fatica, ma le tesse in un ordito che mostra tutto: la banalità del giorno, la mancanza di senso a ogni cosa, la bellezza della notte. Se il cielo è basso la parola lo rispecchia, se “dalla memoria solo sale / vago pulviscolo e profumo”, tanto da chiedersi “è forse poesia?”, allora è la parola a nutrire, salvare, in ogni situazione: “verrà il tempo per pascere parole / come oscuro alimento”.
Ida Vitale, Pellegrino in ascolto, a cura di Pietro Taravacci, Bompiani, Milano, 2020
Anna Toscano vive a Venezia, insegna presso l’Università Ca’ Foscari e collabora con altre università. Un’ampia parte del suo lavoro è dedicato allo studio di autrici donne, da cui nascono articoli, libri, incontri, spettacoli, corsi, conferenze, curatele, tra cui Il calendario non mi segue. Goliarda Sapienza e Con amore e con amicizia, Lisetta Carmi, Electa 2023 e le antologie Chiamami col mio nome. Antologia poetica di donne vol. I e vol. II. Molto l’impegno per la sua città, sia partecipando a trasmissioni radio e tv, sia attraverso la scrittura e la fotografia, ultimi: 111 luoghi di Venezia che devi proprio scoprire, con G. Montieri, 2023 e in The Passenger Venezia, 2023. Fa parte del direttivo della Società Italiana delle Letterate e del direttivo scientifico di Balthazar Journal; molte collaborazioni con testate e riviste, tra le altre minima&moralia, Doppiozero, Leggendaria, Artribune, Il Sole24 Ore. La sua sesta e ultima raccolta di poesie è Al buffet con la morte, 2018; liriche, racconti e saggi sono rintracciabili in riviste e antologie. Suoi scatti fotografici sono apparsi in guide, giornali, manifesti, copertine di libri, mostre personali e collettive. Varie le esperienze radiofoniche e teatrali.
