Mi tagliano in due
Mi tagliano in due il fiume e la luna
e la notte mi cola come sangue dalla bocca.
Un tempo ero una, un tempo ero una!
Non sapevo così selvagge le rocce.
Arrivavo con le orbite piene di fiori,
il vento azzurro indosso.
Cantò la terra feconda: «Tu non muori!».
Suonava la mia carne sulla lira d’ossa.
Mentre cadevo, come in un sogno d’asce, ecco, la luna
e il fiume mi tagliavano in due. Ripeto:
Un tempo ero una, un tempo ero una!
La parte con la testa me la prendo
e la cullo adagio.
*
La poesia di Nina Cassian è fatta di versi che non seguono nessuna convenienza, nessuna moda, nessun obbligo: Cassian mette in versi ciò che non è dicibile, ciò che sarebbe meglio evitare, ciò che le persone per decoro non vorrebbero incontrare nei versi. Lei lo fa. Dopo anni in cui nel suo paese aderisce nella scrittura allo stile imposto dal regime, inizia un periodo in cui si sgancia completamente dagli obblighi politici: il decollo dei suoi testi, in prosa per bambini e in poesia, la porta lungo un percorso sempre più autonomo e proprio, un versificare sicuro e scarno che parla della vita, della politica, del quotidiano tutto.
Questo le causa l’abbandono della Romania per chiedere asilo politico negli Stati Uniti dove, nella città di New York, non smetterà mai di guardare al mondo in versi. Esiliata, spezzata nella lingua e negli affetti, tiene in sé e con sé, le sue due vite, cucendone i lembi con maestria eccezionale, con un ago poetico senza eguali. La morte, la vita, l’abbandono, il trionfo, gli animali, la dittatura, la religione, le persone, le cose, entra tutto nei suoi versi senza il filtro del pensiero degli altri, con l’imponenza dell’occhio del poeta; a chi la accusa di troppa soggettività risponde in versi con Ars poetica – una polemica: “Io sono io. / sono personale, / soggettiva, intima, singolare, / confessionale. […]”.
Il suo sarcasmo, lo humor nero, l’ironia e talvolta la sua ruvidità fanno parte della sopravvivenza di chi, anche attraverso la scrittura, deve continuamente ridefinire la propria identità, l’appartenenza, in seguito alle domande che ci si pone non solo in quanto persone, ma anche per le infinite richieste inascoltate di esistere in un territorio altro. In Ministero dell’immigrazione infatti scrive: <Sono qui che aspetto – come ho aspettato un anno dopo l’altro – / che mi neghino / il diritto alla poesia, a un’arancia, / fors’anche alla condizione di essere umano / la mia identità –sempre più incerta […] alla fine / i dinieghi che mi assediano / definiscono la mia stessa persona /proprio come il lanciatore di coltelli / ricava la sagoma perfetta della vittima / dai coltelli lasciati sul fondale […]”.
Nina Cassian, C’è modo e modo di sparire, a cura di Ottavio Fatica, traduzione di Anita Natascia Bernacchia e Ottavio Fatica, Adelphi, Milano, 2013
Anna Toscano vive a Venezia, insegna presso l’Università Ca’ Foscari e collabora con altre università. Un’ampia parte del suo lavoro è dedicato allo studio di autrici donne, da cui nascono articoli, libri, incontri, spettacoli, corsi, conferenze, curatele, tra cui Il calendario non mi segue. Goliarda Sapienza e Con amore e con amicizia, Lisetta Carmi, Electa 2023 e le antologie Chiamami col mio nome. Antologia poetica di donne vol. I e vol. II. Molto l’impegno per la sua città, sia partecipando a trasmissioni radio e tv, sia attraverso la scrittura e la fotografia, ultimi: 111 luoghi di Venezia che devi proprio scoprire, con G. Montieri, 2023 e in The Passenger Venezia, 2023. Fa parte del direttivo della Società Italiana delle Letterate e del direttivo scientifico di Balthazar Journal; molte collaborazioni con testate e riviste, tra le altre minima&moralia, Doppiozero, Leggendaria, Artribune, Il Sole24 Ore. La sua sesta e ultima raccolta di poesie è Al buffet con la morte, 2018; liriche, racconti e saggi sono rintracciabili in riviste e antologie. Suoi scatti fotografici sono apparsi in guide, giornali, manifesti, copertine di libri, mostre personali e collettive. Varie le esperienze radiofoniche e teatrali.
